Living24 e Ambiente Cucina coinvolgono i designer su un tema quanto mai attuale. Un confronto che continuerà nel corso dell’anno, con la segnalazione dei progetti più smart
Ambiente Cucina apre un dibattito con i designer di arredi ed elettrodomestici, dai più affermati ai giovani talenti, dai consulenti ai responsabili aziendali r&d, per capire quali possano essere le coordinate di una cucina smart.
Luisa Bocchietto, designer e presidente di ADI - Associazione per il Disegno Industriale apre il dibatitto con alcune considerazioni sul concetto di smart legato al mondo della progettazione.
“La crisi degli ultimi tre anni ha fatto piazza pulita. Ha spazzato via molta ridondanza, molti oggetti e quindi progetti strani a tutti i costi, eccessivi ed eccessivamente costosi, a cominciare dalla loro realizzazione. Si facevano troppi rendering mai realizzati, e anche su quelli prodotti, a distanza di pochi anni, sui cataloghi ne rimaneva 1 su 10. Questa crisi ha fatto molti danni, certo, ma dal punto di vista della progettazione ha ristabilito le regole. Da una parte ha portato il design ha rifocalizzarsi sulla ricerca di contenuti, generando progetti più pensati e meno improbabili, e dall'altra (non in antitesi ma come conseguenza, direi) ha focalizzato una parte della ricerca sui temi della sostenibilità, dell'attenzione all'ambiente, del risparmio energetico e del riciclo. Il che significa però lavorare in un'ottica di progetto completo, perché la sostenibilità e la riciclabilità di un prodotto cominciano dal processo industriale. Un prodotto è anche quello che non si vede…e la cui vita inizia in fabbrica. E dura molto oltre il suo acquisto...Ricordandoci che l'”intelligenza” di un prodotto parte proprio dalla condivisione di una visione, e dal rispetto reciproco, tra progettista e azienda. Mi sembra che stia tramontando l'era dei progettisti come star, e che si debba tornare ai fondamenti del nostro progetto industriale: gli unici che possono creare del best, dei long seller, dei prodotti innovativi ma capaci di durare nel tempo. Ecco, tutto questo è molto smart. Intendendo per smart la semplificazione, la semplicità, l'eliminazione delle ridondanze, la riduzione degli sprechi, il ripristino di una nuova rete di ricerca tra designer e impresa. Perché semplificare non significa impoverire ma l'esatto contrario: più intelligenza significa più innovazione, più contenuti, più possibilità e più compatibilità. Nel mondo della cucina, penso a progetti come alla Compatta di Rizzatto e alla ricerca di Veneta Cucine, così come la mini-kitchen di Colombo per Boffi. Progettare smart significa anche che è tramontato il design del “lusso”: oggi occorre disegnare più bellezza possibile per il maggior numero di persone possibile. Il che vuol dire puntare a una sorta di arredo minimalista ma come lo può essere il dress code nella moda. Per cui tutti sappiamo cosa ci sta bene o male, e quale capo può adattarsi a essere multiuso, se ben accessoriato. Indosso a noi, come nella nostra casa”.
Smart Kitchen, una definizione con molteplici significati: scoprite cosa ne pensano i 22 intervistati (cliccando sui link sottostanti).
- Stefano Adriani & Paolo Rossi
- Alessandro Antoniazzi
- Daniela Archiutti
- Pietro Arosio
- Massimo Castagna
- Christophe Collet
- Marcello Cutino
- Fabrizio Crisà
- Franco Driusso
- Romano Giacomazzi
- Alessandro Finetto
- Makio Hasuike
- Stefano Marzano
- Massimo Mussapi
- Folco Orlandini
- Ludovica + Roberto Palomba
- Gian Vittorio Plazzogna
- Vittore Niolu
- Atelier Pareschi
- Alfredo Zengiaro
- Matteo Thun & Antonio Rodriguez
- Norbert Wangen