Francesco Librizzi: “La casa interpreta la nuova convivialità”

L’architetto e docente universitario Francesco Librizzi sottolinea come la cucina rifletta oggi in modo esplicito i risultati di molte lotte culturali e di genere degli ultimi anni

La prima rivoluzione riguarda più che le note stilistiche un tema di layout degli spazi, in sintonia con l’attenzione sempre crescente al cibo da cucinare: questa partecipazione attiva alla preparazione dei piatti coinvolge più persone e lascia definitivamente al passato l’idea della cucina come ambiente specializzato e ad uso esclusivo di alcuni”. Ne è convinto Francesco Librizzi, architetto, teorico dello spazio e docente universitario: la cucina è oggi un luogo di relax e condivisione, tanto che l’ospite non accede più solo al cibo cucinato, ma arriva a casa ed entra in cucina, aiutando talvolta anche nella realizzazione dei piatti.

Questo determina innanzitutto il bisogno di più spazi - osserva Librizzi -, sia per l’ambiente cucina sia per i piani lavoro”. La nuova convivialità rivoluziona quindi anche la distribuzione delle superfici, ad esempio con la predominanza nei nuovi progetti di isole o penisole per poter guardare chi prepara o, in spazi più piccoli, con la tendenza di avere la cucina come divisorio con il living, non più orientata verso il muro. “A cascata si determina un’influenza sugli altri spazi della casa - prosegue l’architetto -: c’è una sorta di piacere ad ammassarsi in cucina, bisogna quasi cacciare le persone da questo ambiente e poi ci si ferma a tavola fino a tardi, tanto che quasi il salotto non esiste più. Si nota una diversa formalità degli incontri, gli ospiti sono diventati dei ‘pari’, parallelamente a un allargamento e una effettiva parità di genere: si può dire che la cucina rifletta in modo esplicito i risultati di molte delle lotte culturali e di genere degli ultimi anni”.

La stessa casa di Francesco Librizzi rappresenta bene i cambiamenti della distribuzione degli spazi: sullo sfondo la cucina, separata dal resto del soggiorno dalla “quinta” rivestita con le piastrelle disegnate da Giò Ponti

Passando ai cambiamenti di carattere stilistico, la maggiore relazione tra cucina e zona living comporta necessariamente che le due aree si assomiglino, comportando la scelta di superfici integrate più lussuose, come marmi e vetri, o del tipo di illuminazione. “Notevole l’impatto anche sull’estetica degli elettrodomestici - osserva Librizzi -. Ci si è un po’ allontanati dai materiali tecnici a vantaggio di marmi, acciai e pietre. Gli elettrodomestici sono tutti a filo, si nota una scomparsa di manopole, griglie, poggiapentole, le parti in cui si manifestava la peculiarità di un marchio rispetto a un altro. Oggi un piano cottura a induzione è come un Ipad di 55 pollici, anche l’utilizzo e le interfacce sono diventate smart e rappresentano una sorta di continuità con la tecnologia vissuta ogni giorno, un’estensione di comportamenti acquisiti che rappresenta una chiave di accesso alla tecnologia e una necessità di connessione e controllo”.

Un altro aspetto interessante è quello della contaminazione di altre culture e della visione internazionale delle nuove generazioni. «Me ne rendo conto - spiega Francesco Librizzi - con i miei allievi dei Master in Interior Design di Naba. La cultura intorno alla cucina è ormai caratterizzata da un aspetto fusion: tutte le nuove generazioni hanno imparato a conoscere, preparare e mangiare cibi di altri paesi e non è un fatto di moda, ma di estensione delle relazioni che può impattare anche sull’idea di design con un superamento di quelli che sono i confini locali. Ad esempio, gli studenti asiatici nella propria concezione di cucina inseriscono superfici più estese, in modo da avere luoghi di esposizione del cibo oltre che di preparazione. Noto che siamo oltre l’epoca del minimalismo e dei progetti essenziali, c’è una formalità più espressiva e si registra la propensione per la ricchezza di materiali e la multimaterialità”.