Catas misura l’impatto dei prodotti con LCA

Catas arricchisce i propri servizi con la misurazione del ciclo di vita delle materie prime, semilavorati e prodotti finiti in base al protocollo LCA - Life Cycle Assessment. Nell'intervista, Franco Bulian - direttore generale di Catas - spiega come, per le aziende, il servizio sia un'importante opportunità per un vero percorso green

A marzo di quest’anno la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di Direttiva sui “Green Claims”, che affronta il problema del greenwashing e vuole contrastare la proliferazione di etichette ambientali e le dichiarazioni non misurabili e certificate. Una proposta che nel 2027 diventerà una normativa per tutti gli stati membri, come è spiegato nel riquadro “L’Europa dice no al greenwashing”.  Nel frattempo Catas, l’istituto italiano più rinomato per le certificazioni del settore legno e arredo, ha arricchito i propri servizi con la misurazione del ciclo di vita delle materie prime, semilavorati e prodotti finiti secondo il protocollo LCA - Life Cycle Assessment, che calcola quindi l’impatto di ogni attività sull’ambiente. Una opportunità per le aziende di intraprendere un percorso serio di consapevolezza per limitare il più possibile il proprio impatto ambientale, come spiega nell'intervista Franco Bulian, direttore generale di Catas.

Franco Bulian direttore generale di Catas

Com'è possibile effettuare la misurazione scientifica dell’impatto di un prodotto sull’ambiente?

"Attualmente lo strumento più preciso è sicuramente il Life Cycle Assessment (LCA) un metodo normato (ISO 14040, ISO 14044) e riconosciuto internazionalmente, che permette di quantificare i danni ambientali - come l’emissione di gas serra, l’acidificazione delle terre o il consumo di risorse dovuti a un prodotto o servizio. Si tratta di una procedura complessa e il nostro obiettivo è quello di aiutare le aziende a evidenziare i parametri misurabili. In quest’ottica stiamo anche collaborando con Acimall, l’associazione che riunisce i costruttori di macchine per la lavorazione del legno, per promuovere macchine che siano “LCA Ready”, ovvero in grado di fornire tutti i dati al momento della produzione di un bene - una bordatrice LCA Ready può dirti, ad esempio, quanta CO2 emette per metro quadro bordato - e questo rappresenta un punto di partenza che sicuramente agevola il lavoro di analisi necessario per lo studio dell’impatto ambientale".

Quali sono i benefici per un’azienda che affronta questo percorso?

"Il primo vantaggio è quello di acquisire una maggiore consapevolezza sui temi ambientali che poi necessariamente influenza a monte la valutazione dei costi e della qualità di un prodotto. Se l’impatto ambientale diventa un parametro interno aziendale, si modifica il processo di progettazione, partendo dalla selezione delle materie prime, per arrivare al fine vita di un prodotto. Inoltre, lo studio LCA è propedeutico a una certificazione EPD (Environmental Product Declaration), rilasciata da un ente terzo indipendente e autorizzato alla pubblicazione dei risultati di studi LCA, tipicamente all’interno di piattaforme web internazionali suddivise per settore merceologico e liberamente consultabili da operatori o acquirenti. Ovviamente, per motivi di riservatezza, non viene pubblicato l’intero studio, ma solamente un estratto contenente la descrizione del prodotto, la metodologia utilizzata nello studio e le misure ottenute come risultato".

Le analisi effettuate nel laboratorio di Catas

"Oggi la filiera è molto più attenta a queste tematiche, soprattutto nei mercati esteri, e ci sono già realtà importanti, come ad esempio alcune grandi catene di distribuzione che richiedono ai propri fornitori uno studio preciso come quello garantito dal metodo LCA. Anche i nuovi CAM per gli arredi (i criteri ambientali minimi richiesti dall’amministrazione pubblica) condizionano ormai le scelte, soprattutto quando si parla di materiali riciclati e riciclabili. Senza contare, infine, che una riduzione dei consumi e delle risorse impiegati nel ciclo produttivo diventa vantaggiosa anche per l’economia dell’azienda. E dal punto di vista dell’ottimizzazione delle risorse, l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi produttivo potrà portare ulteriori benefici".

Come procedete per effettuare l’analisi LCA?

"Il primo approccio è un’analisi di fattibilità per capire se ci siano tutti i dati sufficienti per procedere allo studio LCA. Se mancano, cerchiamo insieme all’azienda di recuperarli in modo da procedere poi allo studio vero e proprio. Il percorso prevede anche una attività di formazione con il personale preposto in azienda e può avere una certa variabilità in funzione del prodotto. La parte più complessa è sicuramente quella del processo e della misurazione del consumo energetico. Infine, l’azienda può procedere con la certificazione EPD, lo desidera, che, come abbiamo già detto, viene fatta da un ente esterno specializzato. La credibilità di un ente come Catas sicuramente è già un ottimo punto di partenza".

Come vi siete strutturati per questo nuovo servizio e quali sono state le prime esperienze?

"Attualmente si stanno dedicando a questa specifica attività due persone del nostro staff e per le misurazioni ci siamo dotati di strumenti e software specifici. Esistono anche delle librerie standard da cui prendere dei dati ma sono semplificazioni e noi, invece, cerchiamo di misurare in modo autonomo per ridurre il più possibile il grado di approssimazione. Abbiamo iniziato il percorso con alcune aziende di semi lavorati, spinti anche da un incentivo messo a disposizione della regione Friuli Venezia Giulia che è stato funzionale a mettere in moto quello che possiamo definire un processo di consapevolezza virtuoso, nostro e delle aziende coinvolte. Anche se il costo di uno studio LCA è relativamente basso (qualche migliaio di euro), eventuali sovvenzioni da parte delle istituzioni possono rappresentare la giusta spinta per intraprendere un percorso di miglioramento concreto. Per l’industria del settore legno è facile affermare di essere sostenibili perché si utilizzano pannelli fatti con legno riciclato e perché la maggior parte dei mobili possono essere riciclati, ma la vera differenza la può fare una sensibilità profonda al tema e la volontà di fare sempre qualche cosa in più per l’ambiente. Il mercato non ha bisogno di altre “foglioline verdi” da sbandierare, ma di un approccio serio e di una consapevolezza che tutti dobbiamo fare la nostra parte per ridurre l’impatto ambientale che inevitabilmente si genera con qualsiasi azione intraprendiamo, sia come persone, sia come aziende.

Un percorso in tre tappe

The Life Cycle measured by CATAS è un servizio di assessment ambientale basato sul metodo LCA e svolto da un gruppo di lavoro multidisciplinare costituito da esperti LCA e tecnici di laboratorio. Il percorso guidato si divide in 3 tappe, dal grado di approfondimento e investimento, in tempo e risorse, via via crescenti. A scelta, è possibile fermarsi al primo step oppure proseguire fino al traguardo finale della dichiarazione ambientale verificata dall’ente terzo certificatore.

  1. LCA Screening: traccia un primo profilo del prodotto in chiave ambientale. Fornisce un report di introduzione metodologica allo studio LCA e una misura iniziale delle principali categorie di impatto, guardando in particolare alle attività svolte all’interno dei cancelli aziendali (i processi core).
  2. LCA Study: amplia i confini dello studio ai processi esterni (acquisto di materiali, distribuzione, logistica). È funzionale in ottica eco-design: il software di analisi può essere lanciato più volte per studiare scenari alternativi di sviluppo prodotto. Fornisce un report completo di analisi LCA.
  3. LCA Ready: porta alla dichiarazione ambientale di prodotto EPD. Fornisce il report completo di analisi LCA e la bozza di dichiarazione EPD, pronte per le fasi di critical review e/o audit da parte dell’ente certificatore terzo.