La casa di Federica Bottoli: obiettivo sullo stile

La casa di Mantova della fotografa Federica Bottoli e del marito architetto rispecchia la passione per le armonie insolite e i dettagli stranianti. Come il teschio di cervo alle pareti di una cucina arredata con blocchi materici e puri

Foto di Gianni Basso / Vega MG

Due architetti, una casa di famiglia a Mantova e l’amore per il progetto e la fotografia. Questi gli elementi chiave attraverso cui raccontare l’appartamento della fotografa Federica Bottoli e di suo marito Vittorio Longheu.

La fotografa Federica Bottoli

Dopo la laurea in architettura, lei però si è dedicata solo alla fotografia, una passione che era iniziata molto prima, durante gli studi universitari. Già le immagini della casa ne comunicano le caratteristiche salienti, trasmettendo una atmosfera accogliente, che punta alla qualità e alla originalità delle scelte di interior design e di arredo basate su cromatismi neutri.

Nel disimpegno che porta alla cucina, un tavolino basso espone oggetti che la fotografa ha collezionato negli anni. Al di sopra, un quadro con una antica cornice dorata; i fronte, uno specchio a tutta parete

Le collezioni di oggetti - e non solo - si armonizzano tra loro grazie alle tonalità di materiali autentici, a iniziare dai soffitti con travi a vista in legno naturale e dai pavimenti in cemento per arrivare ad una cucina unica, in pietra naturale e in alluminio, realizzata da minotticucine per uno showroom, ma fortemente voluta, così com’era, dai due architetti.

La cucina di munotticucine con ante in alluminio e top in Pietra del Deserto. Il tavolo è il modello Tulip, oggetto cult disegnato da Eero Saarinen; attorno ad esso, le classiche sedie Thonet in legno. La lampada girevole Potence (design Jean Prouvé), è di Vitra 

«Dobbiamo tornare indietro di qualche anno, all’università - dice Federica Bottoli - per raccontare la mia passione per la fotografia, tanto che la mia tesi di laurea era proprio incentrata sulla storia della fotografia di moda. Per questo motivo non ho mai fatto il mestiere dell’architetto, anche se la formazione universitaria mi serve sempre. È una questione di come si “vedono” le cose».

Gli oggetti da collezione comprendono un vecchio teschio zebra africana

GLI STRATI DEL TEMPO

Nel living con travi in legno, mobili vintage e creati su disegno. Il divano, la dormeuse in velluto viola e le due poltrone nere e verdi sono dell’artista Kico Mion

Il modo di pensare della fotografa si traduce anche nel modo di concepire gli spazi e gli oggetti, di armonizzare colori e materiali, in questa abitazione speciale che ha anche un valore affettivo. «Si tratta di un palazzo che comprò mio padre; eravamo una grande famiglia, e ci abitavamo tutti, compresi i miei nonni. Poi sono andata via da Mantova per vent’anni, ma era qui che volevo tornare a vivere, in questa città e in questo palazzo in cui ora risiedono anche mia sorella, al piano terra, e ancora mio padre al piano superiore. Questa casa - prosegue Federica Bottoli - l’ho quindi ereditata dai miei genitori e, quando ci sono tornata a vivere, nel 2007, ho congiunto i due appartamenti al primo piano. Mi sono dovuta così adeguare ai limiti e ai vincoli delle preesistenze, che sono stati la base per le scelte di interior».

Per la zona pranzo, due vecchi tavoli in legno da osteria austriaci di inizio '800

«In questi anni di vita in altri luoghi e città, e durante i viaggi, ho raccolto gli oggetti che poi si sono trovati a convivere in questo grande appartamento e che sono, quindi, il “riassunto” di tre mie case precedenti». Nell’abitazione mantovana ci sono elementi architettonici e oggettivi distintivi di grande fascino. «Credo che la prerogativa più affascinante di questa casa - spiega la fotografa - sia l’eclettismo: gli spazi sono composti da materiali differenti e arredati con mobili e complementi che hanno stili diversi, sono un po’ il risultato di “strati di tempo” e di cose».

La vista sul living

UN DIALOGO DI CONTRASTI

Nella casa domina una continua alternanza tra pieni, zone ricche di elementi, e vuoti, zone più pulite, e un dialogo tra oggetti spesso molto in contrasto tra di loro, con materiali e colori che vanno dal contrappunto bianco/nero a tonalità sontuose di rosso e di viola.

Nello studio domina il rosso della dormeuse in velluto creata da Kiko Mion e di due poltroncine anni '50

«Penso che il fascino delle case stia proprio in questo: nel saper far convivere i contrasti.  - sottolinea Bottoli. Per quanto riguarda alcuni pezzi particolari - e mi  riferisco alle collezioni vintage di uccelli e di teschi di animali - arrivano in parte da un amico, che acquistò la collezione di uccelli imbalsamati da un antiquario a Bolzano e me la diede in regalo, mentre uno dei vecchi teschi è di zebra arriva dall’Africa».

PIETRA DEL DESERTO E CORNA DI CERVO

In cucina domina il teschio di cervo, sopra il forno di Barazza. Il modello è Maya di minotticucine; la cappa è disegnata dall'’architetto Vittorio Longheu, marito di Federica Bottoli. In primo piano, il tavolo Tulip disegnato da Saarinen

Spazio suggestivo, dominato dalle antiche travi a vista del soffitto, la cucina si connota per un tipo di arredo austero e rigoroso, con un’unica composizione a parete e un’armadiatura a credenza, in cui crea un effetto straniante il sorprendente teschio di cervo appeso al muro. «La cucina è il modello Maya disegnato da Alberto Minotti e prodotto da minotticucine, azienda con cui mio marito, architetto, ha avuto diverse collaborazioni. È rivestita con ante in alluminio brunito e con Pietra del Deserto, utilizzata per top e schienale, ed era in mostra in uno showroom; mio marito, che ha una predilezione particolare per i lapidei nell’arredo e nell’architettura, non ha avuto dubbi sulla scelta. L’abbiamo acquistata così com’era installata nel negozio e l’abbiamo poi adeguata al nostro spazio. Il forno, che non c’era, è stato acquistato successivamente e posizionato scavando una nicchia nel muro. Anche la cappa è stata creata ad hoc, ed è realizzata in cartongesso nero. Il tavolo tondo bianco, con supporto centrale è il celebre modello Tulip, pezzo storico disegnato da Eero Saarinen, mentre le sedie sono Thonet originali».

La pietra del deserto è impiegata per piano di lavoro, bacino di lavaggio e paraschizzi. Le ante sono in alluminio brunito

Eclettica nella vita e nell’arredo, Federica Bottoli lo è anche in cucina, dal punto di vista gastronomico? «Amo molto cucinare - risponde la fotografa - e ricevere amici e, se non siamo in molti, pranziamo e ceniamo in cucina, cuore della nostra vita a tavola. I miei piatti preferiti, oltre a quelli della cucina mantovana - come il risotto alla pilota, i tortelli di zucca e il cappone alla Gonzaga - sono il cous cous e i piatti di verdura, anche se non sono assolutamente vegetariana!»