Chef per formazione, pioniere dello show cooking televisivo, conduttore e produttore di diverse trasmissioni di successo, oggi Simone Rugiati si considera giustamente un artista a tutto tondo. Un professionista poliedrico, un personaggio vulcanico che “buca” lo schermo, un influencer potente sui social che, però, non ha mai perso la grande passione per la cucina, autentica, e per la convivialità, come dimostra anche la sua nuova casa, a Milano. Un appartamento di circa 200 metri quadri, in zona Sarpi, in cui la personalità di Simone si esprime al 100% attraverso scelte sempre originali.
Il principio dell’accoglienza e della condivisione sembra aver guidato anche la scelta della nuova casa...
È stata una scommessa con me stesso. Quando ho deciso di trovare una soluzione definitiva a Milano ho cercato prima di tutto una casa che avesse un grande soggiorno, molto luminoso e il più possibile vicino al mio FoodLoft, lo spazio in zona Sarpi dove lavoro e registro la maggior parte delle trasmissioni. Dopo una breve ricerca, ho visto questa casa e me ne sono innamorato subito perché era già tagliata esattamente come volevo io.
Pezzi originali, un gusto un po’ industrial, tanto ferro e legno. Cosa ha ispirato lo stile?
Il mio appartamento precedente era proprio davanti allo showroom di Boffi, in via Solferino, ed è li che ho visto e mi sono innamorato di un grande specchio con la cornice in ferro. Costava una follia, ma io lo amavo… e alla fine me lo sono comprato. L’effetto “saldatura” ha ispirato altri mobili in ferro, fatti realizzare da artigiani su disegno di Andrea Castrignano, e ha determinato in gran parte l’arredamento anche della nuova casa. Lo specchio, che precedentemente era in camera da letto, ora è proprio al centro del soggiorno, in cui ho inserito anche alcuni pezzi di Dialma Brown in legno, molto caldi e sempre particolari. In genere mi piacciono le cose un po’ strane e oggi posso anche assecondare la mia passione per le opere d’arte (ceramiche, quadri, statue o maschere) che scopro e compro quando vado in giro per lavoro o, meglio ancora, in vacanza. Su una delle pareti, ho fatto dipingere un murales che racconta altre mie passioni, prima tra tutte quella per la pesca, le isole e il mare dove vorrei vivere.
A proposito di passioni, arriviamo in cucina…
La cucina è parte integrante della zona giorno e ancora una volta nasce da un mio disegno che ho sviluppato insieme all’architetto di Stosa, l’azienda che l’ha realizzata e di cui sono stato testimonial per alcuni anni. Ci tenevo ad avere una cucina del tutto originale e ho chiesto una finitura molto particolare. Volevo che fosse coerente con lo stile della casa, e ho scelto un legno con un effetto grigio canna di fucile, quasi metallico. Un gusto industrial molto caldo accentuato dal legno di recupero del bancone, che ha una mano volutamente molto ruvida, e dal top in un materiale tech che riproduce l’effetto di una pietra di fiume. Con queste finiture, era perfetto l’abbinamento con il ferro che ho scelto per la parte frontale della cucina. Un pannello con viti a vista, trattato appositamente con acidi per accentuarne l’aria vissuta.
Dal punto di vista funzionale, come hai allestito la tua cucina?
Premetto che la mia è una cucina da chef single e che, inoltre, parto avvantaggiato dall’avere uno spazio, a soli 150 metri da casa, completamente attrezzato con apparecchiature professionali dove posso preparare, anche in anticipo, qualsiasi piatto. Detto ciò, quando sono a casa voglio mangiare bene e per questo ho scelto gli strumenti che più utilizzo. Considerando che mia alimentazione è al 75% vegetariana, non poteva mancare un forno a vapore e convezione, di Gaggenau, che mi permette anche di cuocere più cose contemporaneamente. Ho anche un piano a induzione, sempre Gaggenau, con il riconoscimento di posizione, una sorta di nave spaziale che funziona molto meglio di tante altre piastre, e che mi diverto ad usare quasi come se fossi un dj. Inoltre, per razionalizzare il poco tempo a disposizione, ho impostato la cucina sullo stoccaggio e la rigenerazione. In altre parole preparo le basi, per esempio i legumi che devono cuocere tanto, o le verdure, i brodi (tra i miei piatti preferiti ci sono le zuppe, i funghi, le vellutate e il farro). Cucino anche dieci porzioni, le metto nell’abbattitore sottovuoto in busta, pronte ad essere rigenerate quando torno a casa. Stesso procedimento per le basi: prendo la zucca intera mantovana biologica, ad esempio, cucino la polpa in diversi modi, la metto sottovuoto e poi la uso per fare i miei piatti a casa. Sono basi stoccate sottovuoto che poi tratto con microonde, forno a vapore, forno tradizionale, induzione. Così non ho nemmeno il problema di fumi e di odori, anche se con la mia cappa Elica, anche lei con estetica personalizzata, non avrei comunque problemi.
Come nasce la tua passione per la cucina?
Ho sempre voluto fare il cuoco e fin dall’infanzia avevo dei gusti precisi. A poco più di quattro anni chiesi di cucinarmi degli scampi invece che dei gamberi perché li trovavo più delicati. Da piccolo facevo anche i dolci con la sabbia, mentre quando ero già alle medie cucinavo e portavo le tartine a scuola. Grazie alle mie due nonne, entrambe bravissime in cucina, ho sempre mangiato molto bene e ho potuto apprezzare ingredienti genuini. Il rispetto per la materia prima è ancora oggi alla base della mia cucina e dei miei gusti. Per me una zucchina può valere più di un filetto, se la zucchina è biologica, raccolta quel giorno. Gli ingredienti li vedo come materia, come dei colori per fare un quadro. Se un prodotto è acido, ad esempio, so che può star bene con un altro che è grasso. In definitiva, nella combinazione cerco l’armonia, anche attraverso abbinamenti originali e non per puro rispetto della tradizione, che nel mio caso è legata alla regione toscana. Professionalmente, poi, sono cresciuto a Parma, dove ho lavorato con chef provenienti da tutta Italia e quindi non sono assolutamente campanilista. Da qui deriva la mia apertura totale.
Un FOOD LOFT multifunzionale e iper attrezzato, a soli 150 metri da casa
Professionista a tutto tondo nel mondo della cucina, Simone Rugiati ha cercato e creato anche uno spazio che lo rappresentasse al 100%. Così è nato Food Loft, location multifunzionale di 350 metri quadri, in zona Paolo Sarpi a Milano, dedicato al mondo del Food&Beverage, nonché spazio espositivo per alcune aziende di design, tra cui Stosa Cucine e Okite. Accogliente come uno spazio domestico, strutturato come un locale di tendenza, arricchito di aree tecniche per la preparazione e per le riprese video, Food Loft ospita eventi aziendali e privati, team building, shooting fotografici, mette in scena show cooking, propone lezioni di cucina, realizza format televisivi per il web, Sky e il digitale terrestre.
«FoodLoft Milano - spiega il manager Saverio Canestri - nasce come spazio di relazione ideato con un sistema di arredi dinamici, che caratterizzano e sottolineano la sua vocazione di open space. La location racchiude al suo interno una polivalenza di funzioni destinate ad accogliere eventi e riprese televisive. L’ingresso si distingue per la presenza della reception con office per l’accoglienza, da qui si accede al resto della location tramite un percorso concepito come un filtro che canalizzi l’attenzione e anticipi quello che sarà lo spazio finale. Una specie di tunnel di passaggio dal quotidiano a qualcosa di inatteso. Il loft è un ambiente unico, ripartito in più aree dedicate con diverse funzioni. Sulla destra, la zona bar o brunch caratterizzata da un tavolo riunioni e/o accoglienza stampa, mentre a sinistra abbiamo uno spazio più aperto composto da isole di ripresa televisiva, che diventano due set-cucina diversi e operativi. La particolarità innovativa del set tv è la scelta progettuale di gestione della cucina su un doppio livello, in modo da avere riprese particolari e un movimento verticale da parte dello chef, dallo spazio cottura alla dispensa».
All’interno di Food Loft opera Kitchen Lab, che propone la cucina di Rugiati attraverso un servizio di catering personalizzato, che coniuga sapori autentici e nuove armonie.