Gaggenau, al via il progetto Materiabilia

Gaggenau ha inaugurato a Milano la mostra “Passaggi di stato” di Paola Pezzi, primo appuntamento del percorso artistico promosso dall’azienda con Cramum

Un progetto artistico e culturale per raccontare la materia che si fa meraviglia attraverso il genio umano: ecco “Materiabilia”, un ciclo di mostre promosse da Gaggenau e Cramum, grazie a cui gli showroom Gaggenau DesignElementi di Milano e Roma si trasformano in una ideale Wunderkammer, in cui l'arte e il design ci permettono di riconoscere un ordine apparentemente perso. Il primo appuntamento è “Passaggi di stato”, mostra personale di Paola Pezzi a cura di Sabino Maria Frassà, in programma fino al 31 luglio 2022 al Gaggenau DesignElementi Hub di Milano.

Dopo il ciclo di incontri "Extraordinario" del 2021, a raccontare la “materiabilia” che ci circonda, e che non sempre riusciamo a vedere, saranno quattro artisti che per tutto il 2022 mostreranno, con materiali comuni, immaginifici futuri… dietro l'angolo. Un messaggio di responsabilità e possibilità di ripensare, con ciò che abbiamo, un futuro migliore. Il ciclo vedrà protagonista a Roma il lessico familiare fatto di semi e cioccolato di Flora Deborah; a Milano saranno invece in mostra le spirali di materia di Paola Pezzi e i quadri di cera e paraffina di Stefano Cescon; infine, il viaggio terminerà con le sculture naturali di Giulia Manfredi a Roma.

La mostra “Passaggi di stato” celebra per la prima volta a Milano oltre 30 anni di carriera dell’artista bresciana attraverso 18 opere iconiche. “Tutta l'esistenza è un passaggio di stato - commenta Sabino Maria Frassà, curatore della mostra e direttore artistico di Cramum -. Anche noi, come la materia, siamo sottoposti a pressioni e mutazioni dell'ambiente esterno, che ci spingono a trasformarci continuamente. La sfida è rimanere sempre noi stessi”. Un concetto che Paola Pezzi, volgendo lo sguardo alla sua trentennale carriera, ha compreso e interiorizzato: arrivata al successo giovanissima, non si è identificata con alcuna forma specifica e/o feticcio artistico, evolvendosi in modo lineare e coerente al mutare della sua esistenza.

La mostra in scena in casa Gaggenau racconta il continuum di questa trasformazione di materie e di idee, metafora dell’esistenza che Paola Pezzi da sempre racconta. A fare da filo conduttore della narrazione, l'importanza del gesto quale strumento di progettazione e al contempo di realizzazione dell'opera finale. Se le prime opere che l'hanno portata al successo, come Nuclei originari, erano frutto di un gesto di avvolgimento, di spirale centripeta verso l'interno, nei primi anni 2000 si assiste a quella che potremmo indicare come l'apertura della spirale originaria: il movimento creativo diventa sempre più centrifugo. Ne sono un esempio opere come il ciclo A piene mani, in cui dei guanti da lavoro diventano opera nell'atto del fare: da una palla a un nido, l'arte di Paola Pezzi comincia così a riflettere sull'impatto dell'io sugli altri, sul significato di fare ed essere un'artista.

La sua arte più recente, infine, emana una contagiosa energia: si susseguono in diversi materiali spirali e avvolgimenti che si muovono nello spazio, dandogli "vita". Raramente le opere sono contenute in una forma squadrata, e si ha la sensazione che le stesse opere siano in un movimento, in un costante divenire generato dall’esplosione di energia da cui hanno avuto origine. Ultimo ma non meno importante il candore della materia: dopo i primi lavori, caratterizzati quasi da un rifiuto della luce, gli ultimi vent’anni di carriera sono dedicati da Paola Pezzi a opere che generano e muovono la luce, anche quando il colore scelto è il nero. Si susseguono perciò interessanti sperimentazioni con nuovi materiali plastici e tessili, presi dalla vita quotidiana, in cui è sempre forte la dimensione tattile, quasi sensuale, che instaura un’immediata empatia con lo spettatore.