Progettista eclettico, Denis Santachiara crea, a partire dagli anni ’70, oggetti, accessori, mobili, luci e complementi, e non solo, per i maggiori brand italiani e stranieri (tra cui Artemide, Baleri Italia, Bang&Olufsen, De Padova, Foscarini, Mandarina Duck, La Murrina, Nintendo, Panasonic, Rosenthal, Sector No Limits, Superga, Swatch, Vitra). Molti degli oggetti che ha firmato sono esposti nei più importanti musei del mondo: al MoMA di New York, al Musèe des Arts Decoratifs del Louvre di Parigi, al National Museum of Modern Art di Tokyo, al Philadelphia MGMuseum of Art e al Vitra Design Museum di Berlino.
Il suo fare progettuale, in bilico tra arte e design, è da sempre fondato sulla ricerca di materiali innovativi e su tecnologie industriali avanzate e si rispecchia proprio dove vive e lavora: un loft sui Navigli, a Milano. Oggi è la sua casa-studio dove abita con la sua famiglia con cui condivide spazio e tempo. Affacciato su un giardino in cui domina un vecchio grande platano, il loft - risalente agli inizi del secolo - è stato ristrutturato e progettato ad hoc dallo stesso Santachiara in base alle esigenze sue e dei suoi familiari.
Il cuore del loft è la zona giorno open space entro cui sono stati ricavati due ambiti appartati per poter lavorare in “modalità privata”, mantenendo il contatto con la vita domestica. Uno di questi è la piccola la cucina, ottenuta ritagliando la parete di fondo del living su cui si apre, arredata in modo essenziale, con un look total white che mimetizza i volumi con il tutto.
DA LABORATORIO A RIFUGIO CREATIVO
Pezzi vintage, accostati a mobili e complementi firmati dallo stesso designer, animano l’ambiente con colori accesi e forme inusuali creando un elegante contrasto con la struttura interna di carattere neutro, giocata sul bianco che, in questo modo, risulta calda e vivace. Ma prima di essere un’abitazione d’autore, il loft aveva una destinazione d’uso ben diversa.
«Molti anni fa, quando si usavano ancora il tecnigrafo e i tavoli da disegno - racconta Denis Santachiara - e quando, chi faceva il designer, doveva realizzare anche prototipi, questo loft era il mio studio-laboratorio e vi lavoravano dieci persone. Era attrezzato con macchinari speciali come il tornio e la fresa, inoltre aveva una postazione per la lavorazione della lamiera e un’altra per produrre modelli in polistirene e in polistirolo. La rivoluzione della tecnologia digitale, poi, ha sostituito i vecchi “attrezzi del mestiere” con il pc, tutto si è “smaterializzato” e il loft si è man mano svuotato. Così ho deciso che sarebbe diventato il luogo ideale per vivere e lavorare. Successivamente ho anche aperto un secondo Studio nella mia casa di famiglia, nella campagna vicino a Reggio Emilia. La mia modalità di lavoro oggi è nomade, e i miei collaboratori sono soprattutto online».
IL RISPETTO DEL CARATTERE INDUSTRIAL
La casa di Santachiara è quindi il risultato della ristrutturazione condotta otto anni fa dallo stesso progettista che ha scelto di mantenere integra la struttura preesistente e gli elementi tipici degli edifici industriali di inizio secolo, dalle falde spioventi del tetto alle finestre in acciaio.
«In origine, il fabbricato cui apparteneva anche la mia porzione di casa faceva parte di una “stecca”. Dapprima era un deposito per gli animali che trainavano le chiatte lungo il Naviglio e poi è diventato una fabbrica di saponi. Quando 35 anni fa acquistai la proprietà - corrispondente a quattro falde - per farne lo studio, decisi di rifare solo l’intradosso e di conservare il pavimento in cemento. Per trasformare lo studio in abitazione, invece, ho suddiviso longitudinalmente la casa, ricavando due ali distinte: una è diventata zona giorno che guarda sul giardino e l’altra, sul retro, la zona notte».
«Abbiamo quindi rifatto i pavimenti in legno di rovere, e creato ex novo la cucina ed una zona-studio. Questi due ambiti sono sviluppati secondo un unico concept: installare la cucina a parete e, al di sopra, creare un soppalco, un piccolo rifugio dove leggere e lavorare. Per realizzare la soletta atta a sostenere il piano soppalcato, abbiamo inserito una trave tra i due muri laterali». Così sono nati la cucina, con soffitto rivestito con doghe di legno, e sopra il piccolo studio, cui si accede lateralmente con la scala realizzata ad hoc. Inserita parzialmente in una nicchia, la cucina è arredata su misura e completamente realizzata in Corian bianco scelto sia per i frontali sia per il top.
La porzione frontale visibile dal living è movimentata dai rettangoli dei cassettoni, mentre dietro la quinta muraria le basi proseguono fino in fondo includendo la zona cottura con fuochi a gas, forno sottostante e cappa superiore dal design minimal. La zona al di sopra della composizione è leggera: due mensole bianche di lunghezze diverse per oggetti d’uso e di design.
LAVORO SEMPRE IN CORSO
Attraverso mobili e oggetti, il loft racconta la creatività e la lunga carriera di designer di Denis Santachiara. Al centro dell’ambiente domina un tavolo da pranzo e da riunioni lungo 8,5 metri, variante personalizzata del tavolo Bellaforza! disegnato dallo stesso progettista per Gufram ricordando una celebre scultura di Boccioni.
«Questo loft è arredato con alcuni pezzi di serie da me disegnati e anche con qualche tocco di nostalgia; è uno spazio in progress, perché tolgo e aggiungo cose di continuo. Gli unici elementi fissi sono la cucina e il tavolo che attraversa lo spazio. E che parte come tavolo da pranzo verso la cucina e arriva come tavolo riunioni verso il fondo. Una duplice funzione, quindi, dato che in questa casa ci lavoro anche. Devo ancora di risolvere alcune istanze come la privacy, ma intanto utilizzo la mia postazione semovibile in acciaio attrezzata con tutto quel che mi serve. Diciamo quindi che la parola chiave per definire questo loft è flessibilità, ma anche trasformazione. Come in un teatro, quando avviene il cambio scena».
LEONEFOTO DI GIULIO ORIANI - BEATRICE VERGANI / VEGA MG