Strategica per l’export delle aziende italiane, come dimostra anche il crescente successo dei Saloni WorldWide Moscow, la Russia sta subendo un fermo a causa della crisi. Ma restano aperte le prospettive di evoluzione dei consumi.
La crisi passerà, ma le materie prime rimangono. La forza della Russia, a detta di buona parte degli economisti, è tutta qui, nell'essere il serbatoio (di gas e petrolio) di cui tutti continueranno ad avere bisogno, anche se oggi la discesa dei prezzi delle materie prime sta creando problemi a un paese in cui non esiste un sistema industriale diffuso. Il prezzo del petrolio non può continuare a scendere e per questo la crisi economica, che ha investito anche la Federazione russa con violenza, non fermerà il paese, destinato a una quasi (un minimo di prudenza è d'obbligo) sicura ripresa, anche se è difficile stabilire con esattezza quando.
Inoltre, la Russia non può prescindere dall'importare prodotti manufatturieri dai partner commerciali. Lo scorso ottobre, i giorni della bufera finanziaria che ha iniziato colpendo gli Stati Uniti per poi propagarsi in tutto il mondo, hanno coinciso con l'appuntamento dei Saloni WorldWide Moscow, versione “export” della manifestazione milanese arrivata con deciso successo alla quarta edizione e nei cui corridoi, nonostante le cattive notizie emanate dai giornali, si percepiva un confermato ottimismo per un mercato che in questi anni ha continuato a dimostrare (dati alla mano) un vero e proprio fedelissimo entusiasmo per il made in Italy.
Certo, dopo solo alcuni mesi dai Saloni moscoviti, la lettura della crisi, come nel resto del mondo, è più certa e insieme più cupa, ma l'economia russa viene in buona parte confermata tra le migliori in Europa per le prospettive di ripresa e di sviluppo dei prossimi anni.
E parlare di Russia, in termini di mercato e di società, significa necessariamente parlare di lusso, anzi del nuovo lusso: non a caso, l'ultimo seminario del Future Concept Lab, tenutosi lo scorso 20 novembre a Milano, a conclusione del ciclo dedicato ai Retails Trends 2008, era dedicato alla lettura di “La Russia e le nuove visioni del lusso”.
Per cominciare, va ricordato che il lusso in Russia ha uno “zoccolo forte” proprio in termini di ricchezza acquisita. Secondo la rivista Forbes, solo nella capitale russa vivono 25 miliardari, e sono ben 88 mila i milionari nella regione, e 200 mila i cittadini russi definibili “affluenti”, che poi sono quelli che oggi sono temporaneamente bloccati dalla crisi finanziaria, ricordando che l'indebitamento in Russia (per famiglie e per singoli ) è più alto che negli Usa, come ha ricordato Luigi Rubinelli, direttore del settimanale Mark Up (Il Sole 24 Ore Business Media), al seminario del FCL. «Così come è generalizzato il blocco del mercato edilizio russo, che solo fino a pochi mesi fa era in decisa espansione: ma si tratta di un patrimonio che, seppure al momento fermo, prima o poi dovrà ripartire, i palazzi saranno finiti, seppure a prezzi ribassati. Senza dimenticare che stiamo parlando di un paese di straordinaria estensione, con concentrazioni legate ad alcune regioni e città (Mosca ha più di 12 milioni di abitanti, San Pietroburgo oltre 5 milioni). Inoltre, i russi hanno una straordinaria memoria per quanto riguarda i marchi e i prodotti apprezzati e di qualità, che sono quelli che presto ripartiranno nei consumi. Ma occorre capire il passaggio in atto dal lusso al gusto». Il che significa, in altri termini, comprendere la straordinaria crescita di qualità che è avvenuta proprio negli ultimi 2-3 anni in Russia, con un boom, per esempio, in settori quale l'arte della tavola, e soprattutto con una nuova propensione al design e una maggiore consapevolezza nelle scelte. Un cambiamento che è stato avviato, a cominciare dalle due metropoli principali, soprattutto dalla distribuzione, e in particolare dalla ristorazione, che con proposte innovative di concept e arredi di design stanno modificando il gusto del consumatore. «Oggi in Russia è il momento per comprare negozi, accasarsi con qualche operatore importante, e portare il proprio know how distintivo (marca, servizio, prodotto)», ha sottolineato ancora Rubinelli.