Luminosità materica e sostenibile

Anche il marmo cede alle suggestioni della luce con le proposte di Dont’Nil, che esplora le potenzialità della materia. Dando vita a opere scultoree dal carattere unico

Opere che ridanno vita a quelli che comunemente vengono chiamati scarti di lavorazione, in un processo di rigenerazione sostenibile che è uno dei valori fondanti del brand. Così nascono così le creazioni Don't Nil, come racconta Donato Pucci, designer e fondatore nel 2015 di Dont’Nil insieme a Nilo Durbiano. «Per la realizzazione delle nostre proposte non vengono acquistate materie prime su scala industriale, ma scegliamo esclusivamente parti considerate di avanzo o non adatte al mercato delle grandi produzioni», racconta Donato Pucci.

In questo caso parliamo di lampade realizzate con lastre di marmo di Carrara di recupero e poi lavorate da sapienti artigiani in modo da far filtrare la luce. Caratterizzate da una forma cubica tradizionale, ad esempio, le lampade D’Ice vengono intagliate a mano con precisione e cura di ogni singolo dettaglio ma in modo sempre diverso.

Don't Nil: lampada Tower è caratterizzata da tagli sulla superficie che ne ampliano la luminosità

Con la lampada Tower, invece, la sfida progettuale punta su figure più elaborate e di dimensioni maggiori. La lampada può presentare dei veri e propri tagli sulla superficie che ne ampliano la luminosità. Le lampade Tower si differenziano anche per la presenza di venature del marmo dalle tonalità più scure dovute a diverse infiltrazioni di sedimenti.

Ogni lampada si differenzia non solo per la forma che gli viene conferita al momento dell’intaglio delle lastre, ma anche per la colorazione delle infiltrazioni presenti nel marmo stesso. La vera magia la si ammira con l’accensione della lampada, quando il bianco del marmo lascia spazio ai giochi di luce creati dalle venature presenti sulle lastre.

Don't Nil: lampada Versilia crea giochi di luce sempre diversi

«Sapientemente selezionati, i marmi diventano una preziosa risorsa da valorizzare e reinventare », conclude Pucci. «Il risultato è una composizione sempre diversa, unica nel suo genere, che non incentiva il consumo di materie prime, ma al contrario punta al recupero totale di materiali che da scarto vengono convertiti in opere di pregio».