Davide Groppi: “La luce nel piatto”

Delimitare la luce sul tavolo da pranzo e renderla concentrata, accogliente e capace di creare atmosfera. Questa l’idea base secondo cui Davide Groppi, progettista, titolare e ad dell’omonimo brand di alta gamma del settore illuminazione, ha messo a punto il progetto “Luce nel Piatto”

Il progetto “La luce nel Piatto”, di Davide Groppi - titolare dell’omonimo brand specializzato nella produzione di illuminazione per la casa e il contract - è il particolare modo di concepire la luce sul tavolo da pranzo dei ristoranti, di un tipo di illuminazione pensata con l’obiettivo di realizzare un’atmosfera intima, che espleta non solo una funzione, ma produce anche emozione.

Davide Groppi, sospensione Ovonelpiatto - ristorante Le Calandre

"La luce nel Piatto” coincide insomma con una modalità di illuminazione poetica e scenografica che valorizza il tavolo illuminato all’interno sala, dove invece regna il buio; chi siede al tavolo di un ristorante, si può quindi sentire il protagonista dello spazio. La poetica de “Luce nel Piatto” anima i numerosi ristoranti di cui il progettista ha curato l’illuminazione.

Davide Groppi

«La poetica de "La luce nel Piatto" nasce in occasione dello studio sulla luce sviluppato per il ristorante Le Calandre, a Sarmeola di Rubano (PD), tre stelle Michelin nel 2010», spiega Davide Groppi. «In quell’occasione ho affrontato per la prima volta il tema della luce in un luogo così particolare. E ho immaginato di girare un film e intendere la luce come la si intende nel cinema, come la fotografia. Ho immaginato di scrivere un racconto con la luce e di considerarla un ingrediente della cucina dello chef Massimiliano Alajmo inducendolo ad iniziare a cucinare in sala. Poi ho associato a questa intuizione l’immagine di “Cena in Emmaus” del Caravaggio. È così che si è sviluppata tutta la poetica di quella che ho poi chiamato “Luce nel Piatto”».

Lampada Quiquoqua nel ristorante 12 APOSTOLI, sospensione a batteria ricaricabile in metacrilato e metallo, disegnata e prodotta da Davide Groppi, qui posizionata su uno dei tavoli del ristorante 12 Apostoli, a Verona. La soluzione offre la possibilità di portare la luce dove si desidera, senza il vincolo del cavo elettrico. La parte ottica è applicata magneticamente alla parabola

Passando dal ristorante alla cucina, come si può creare “atmosfera” con il semplice ausilio della luce? «Usando con sensibilità le due “anime” principali della luce: la luce indiretta o diffusa e la luce diretta e d’accento. La prima serve per cogliere la capienza dello spazio, la seconda per definire le gerarchie - soglie, passaggi, tavoli. Ricordiamoci - sottolinea Groppi - che la luce è un “luogo” in cui siamo immersi, un’occasione per vedere, ma anche per sentire». Mettendo invece l’accento sull’illuminazione intesa come elemento soprattutto funzionale, abbiamo chiesto a Groppi quale sia il modo migliore per illuminare correttamente uno spazio cucina. «In casa ho sempre immaginato la cucina come un luogo conviviale, ma anche tecnico», spiega il progettista. «Quindi è uno dei pochi casi in cui mi piace avere a disposizione all’occorrenza tanta luce. Propongo una luce generale di tipo indiretto o diffuso, per esempio le nostre Moon e Banner, e una luce di accento sul tavolo, per esempio Miss o Nulla o TeTaTeT».