I dati rilevati nel 2010 confermano una contrazione nel mercato italiano delle cucine. Ma tiene bene la fascia alta: più di una cucina su otto tra quelle vendute costa oltre 10mila euro
Anche il 2010 non ha salutato una ripresa del mercato delle cucine componibili: sebbene abbia stabilizzato la distribuzione per fasce di prezzo, con un leggero incremento della fascia bassa, ha continuato a registrare un trend in contrazione del giro d'affari complessivo.
L'andamento tendenziale si è manifestato anche nel 2010 nell'effetto che abbiamo chiamato già in passato “a clessidra”:
si conferma il dato degli acquisti di fascia alta (più di 10.000 euro) che erano cresciuti dal 2005 al 2008 di 2 punti percentuali, posizionandosi su una percentuale pari al 13%, ovvero interessando più di un acquisto su otto di cucine componibili; progredisce ancora, in termini relativi, il segmento di valore più basso (fino a 3.000 euro) che si porta al 20%, rappresentando quindi un acquisto su 5, come naturale conseguenza della crisi economica in atto nell'ultimo biennio; di conseguenza sono in ulteriore contrazione le fasce di prezzo “centrali”, in particolare quella tra i 3.000 e i 6.000 euro che diminuisce il proprio peso relativo dal 53% del 2005 al 42% del 2010.
I due poli degli acquisti
L'erosione delle fasce centrali del mercato è un fenomeno che è analogo a quanto avviene in altri settori di beni durevoli e semi-durevoli, dove alla qualità dei materiali e al servizio quasi sartoriale delle fasce alte, viene contrapposta l'espansione del mercato con soluzioni low cost, con una compressione marcata dei margini compensata da volumi importanti. A corollario della crisi dei consumi non va trascurato il fatto che alla perdita del potere d'acquisto da parte delle famiglie italiane viene data anche una risposta di rinvio nell'acquisto e nella ricerca di “occasioni speciali”, in particolare nella fascia bassa del mercato.
Prezzo medio in calo dal 2009
Considerando il prezzo medio pagato per la nuova cucina componibile lo scorso anno, emerge un trend che conferma ulteriormente le tendenze fin qui esposte. Se consideriamo come 100 il prezzo medio di una cucina componibile completa di elettrodomestici acquistata nel 2005, si può notare come tale indicatore sia cresciuto fino al 2007 per rientrare nel 2009 allo stesso livello e confermare il dato nel 2010. Il mercato arretra quindi come valore perché nei consumatori si innesca una dinamica che fa di necessità virtù, ovvero adatta al budget familiare l'acquisto, rinunciando a qualche soluzione pur di contenere la spesa. Viceversa nei punti vendita si cerca di instradare e consigliare il cliente verso composizioni e materiali che possano garantire una vendita nel breve periodo, piuttosto che la progettazione di una cucina che possa poi risultare troppo “cara”.
Punti vendita e budget di spesa
Le dinamiche di prezzo trovano riscontro anche nel luogo di acquisto: le famiglie che si rivolgono ai centri di grande superficie si orientano verso soluzioni più economiche (l'indice di concentrazione del prezzo rispetto a quello medio è di 78 nel 2010), mentre coloro i quali desiderano delle soluzioni di più alto profilo si orientano verso i punti vendita specializzati (indice del prezzo pari a 124 nel 2010, in crescita rispetto al 2009). La ripresa dei consumi auspicata a più riprese e da più parti negli ultimi due/tre anni, non solo sembra non essere ancora decollata, ma rischia di apparire un refrain consumato. Anche il sostegno ai consumi nel settore, con l'introduzione degli incentivi varati dal Governo ad inizio 2010, hanno sortito un effetto che sembra essere stato solo un elemento di stabilizzazione del mercato, e non già un viatico per una vera e propria inversione di tendenza.