IED, mediazione e responsabilità

IED - Istituto Europeo di Design, nato a Milano e oggi forte di 11 sedi in 3 paesi, offre una formazione che risponda alle richieste del mercato con una progettazione consapevole, partecipata e innovativa

Generare valore condiviso per la collettività e l’ambiente, operando in modo sostenibile e trasparente, con la grande responsabilità di fare da mediatori tra gli studenti e il mercato. Ecco il dna di IED - Istituto Europeo di Design, il più grande network di Alta Formazione in ambito creativo, nato a Milano nel 1966 su impulso di Francesco Morelli e cresciuto fino a diventare, oggi, un gruppo internazionale con 11 sedi in tre Paesi: Italia (Milano, Roma, Cagliari, Torino, Firenze, Como con l’acquisizione dell’Accademia di Belle Arti Aldo Galli), Spagna (Madrid, Barcellona e Bilbao grazie all’acquisizione del Centro Superior de Diseño Kunsthal) e Brasile (San Paolo, Rio de Janeiro).

Stefano Carta Vasconcellos, membro del team Direzione Accademica Gruppo IED e il suo progetto Cucina Leggera

La nostra scuola - osserva Stefano Carta Vasconcellos, membro del team Direzione Accademica Gruppo IED - crede molto nella forza del progetto interdisciplinare, perché è l’approccio fondamentale per riflettere sulla complessità della nuova realtà sociale e produttiva. Negli ultimi due anni si sono sviluppati tanti nuovi input che portano alla necessità di mettere il design al servizio della comunità, con una progettazione che dia risposte concrete alle esigenze e che sia responsabile e consapevole”. IED risponde a questa sfida con un’offerta formativa incentrata sul mondo del Design, Moda, Comunicazione, Arti visive e Arte e restauro, composta oggi da quasi 300 corsi suddivisi in tre diversi livelli: Undergraduate (diplomi triennali e quadriennali, semester e academic year), Postgraduate (Master, Bienni specialistici e corsi Postgraduate) e Lifelong Learning.

Sta crescendo molto l’offerta di IED di corsi in lingua inglese – osserva Carta Vasconcellos -, e in aumento sono anche i corsisti stranieri che facilitano quella contaminazione di esperienze e culture che tanto ci sta a cuore”. Il tema del rapporto con le aziende e dei successivi sbocchi lavorativi è ovviamente ben focalizzato all’interno dello IED, ma con un’attenzione particolare. “È chiaro ed è naturale che il mercato influenzi la scuola e viceversa, ma per noi è molto importante garantire che le richieste e gli stimoli delle aziende vengano portate con le dovute modalità in aula. Sentiamo fortemente la responsabilità di mediare questo processo, perché ci sta a cuore che gli studenti sviluppino una sensibilità particolare per il mondo che li circonda”.

È grazie a questa attenzione che nascono, ad esempio, progetti come Jelter (tesi del corso triennale in Product design, A.A. 2022/2023 degli studenti Caterina Favella, Rebecca Raho, Emanuela Tarasco), una start up che nasce dall’esigenza di trovare un nuovo modo di ripulire il mare dalle microplastiche e che ha elaborato la soluzione delle Jelters, boe autonome ed efficienti a forma di medusa. O idee come quelle alla base di The Morigin Project (tesi del corso in Product Design degli studenti Teresa Colombo, Francesca Pedrotti e Alessandro Maggioni), premiato dalla giuria internazionale del Green Concept Award 2023: una start up avviata in Senegal che punta su un sistema di agricoltura sostenibile con lo scopo di purificare l’acqua contaminata.

Studenti IED in azione in modelleria

I numeri del tasso di placement indicano quanto stretta e produttiva sia la collaborazione tra IED e le aziende, che si svolge attraverso lo sviluppo di progetti di tesi, progetti speciali in extra didattica, formazione Tailor Made, Talent Acquisition e numerose collaborazioni. Nel 2020-21, in Italia, il dato di occupazione dei diplomati overall di IED Scuola Design è stato pari al 91%, con Milano a quota 100% sia per i corsi Triennali sia per i Master. Anche nel 2021-22 (analisi aperte fino a dicembre 2023) il dato della Scuola Design è alto, a quota 89%. “IED per le aziende si configura come un partner capace di generare sinergie - prosegue Carta Vasconcellos - fondate sulla sperimentazione metodologica e sui principi della progettazione partecipata con un approccio innovativo rispetto al mercato attuale, capace persino di anticiparne le esigenze”. Le aziende del resto fanno parte della storia della scuola, a partire dai docenti fino agli Alumni, un network che accompagna e supporta gli ex studenti nei percorsi di vita e di lavoro. Ora con uno strumento in più, lo IED Dream Team, di cui fa parte anche Stefano Carta Vasconcellos, per il settore Design Process: i membri si impegnano in attività peer-to-peer offrendo supporto attraverso il mentoring one-to-one, un servizio gratuito per gli Alumni IED, e propongono partnership e affiliazioni con la scena culturale locale attraverso il progetto IED Ambassador.

LA COMPLESSITÀ DELLA CUCINA

Quali possono essere le potenzialità e le sfide per un settore particolare e complicato come quello della cucina ? Stefano Carta Vasconcellos, Alumnus e docente IED, ha vinto nel 2018 il Salone Satellite Award con il progetto Cucina Leggera, evoluzione di Superleggera, il progetto del 2014 della sua tesi di diploma a IED Cagliari. “Sono figlio e nipote di mobilieri - racconta - e conosco bene quindi la complessità di questo settore. Nella nostra scuola i temi legati a questo ambito vengono spesso affrontati in maniera interdisciplinare”. Un esempio recente? Demetra, un progetto di vertical farming sviluppato per Haier Europe da un team di studenti di Media Design (Simona Vacca e Davide Angioni) e di Product Design (Alessandro Pittau e Federico Martis). Questi ultimi hanno lavorato allo sviluppo del prodotto, analizzando le caratteristiche tecniche, funzionali ed estetiche del sistema di coltivazione, mentre i primi hanno sviluppato la parte di interazione e applicazione, progettando le modalità di controllo, monitoraggio e gestione del prodotto tramite una piattaforma digitale.