IDB, la competizione condivisa

Aggregazione e fiducia sono le parole chiave su cui si fonda il successo del gruppo IDB - Italian Design Brands, che ha piani ambiziosi di crescita sia organica che per acquisizioni

Rappresentare l’eccellenza del design e dell’artigianalità italiana ed essere un acceleratore della crescita di aziende aggregate in un unico polo. Con questa missione è nato nel 2015 Italian Design Brands, IDB, che ad oggi comprende 11 realtà, tra cui il produttore di cucine Cubo Design acquisito a luglio 2022, per un totale di 14 brand. Quotato in Borsa a maggio di quest’anno, il Gruppo ha una previsione di fatturato a fine 2023 che supera i 300 milioni, dopo aver registrato un utile in crescita di oltre il 47% nel primo semestre. Come spiega nell’intervista che segue Andrea Sasso, amministratore delegato di IDB dal 2020, l’unicità della formula prevede di rispettare l’identità dei brand e i valori delle singole aziende.

Andrea Sasso, a.d. di IDB

IDB nasce nel 2015 e si distingue da altri poli di aggregazione per la sua formula. Quali sono stati i principi iniziali e come si sono evoluti?

La volontà di creare un polo di aggregazione delle eccellenze del design italiano nasce dalla considerazione che oggi per competere nel mercato globale bisogna avere anche dimensioni importanti, oltre che prodotti eccellenti. Nel loro insieme, le aziende italiane del design di lusso rappresentano il 25% di quota di un mercato che nel mondo vale circa 44 miliardi (dati 2021 di Bain-Alta Gamma), ma da sole fanno fatica a crescere. Se la formula dell’aggregazione è comunque vincente, IDB ha voluto metterne a punto una specifica in cui l’imprenditore e il suo management possano continuare nella gestione dell’azienda anche quando entra in IDB, salvaguardando così il suo dna e quei valori che ne hanno determinato il successo. In pratica, il nostro polo acquisisce subito il 51% e poi si impegna a rilevarne nell’arco di 4-5 anni il 100%, con l’obiettivo comune di accelerare la crescita sfruttando le competenze di IDB, principalmente nei campi della trasformazione digitale, dell’internazionalizzazione e del mondo della finanza, oltre alla condivisione di esperienze e know-how da parte degli altri imprenditori del gruppo. Attraverso tavoli di incontro e lavoro organizzati periodicamente presso la nostra sede di Milano, il confronto è costante a tutti i livelli manageriali e le decisioni sono condivise. La formula funziona e i numeri parlano chiaro. Le aziende che fanno parte di IDB crescono più della media del mercato.

Quali devono essere i requisiti delle aziende per poter entrare nel vostro polo?

Selezioniamo eccellenze che abbiano una caratura media, con un fatturato dai 5 ai 50 milioni circa, che siano “sane” e gestite da un management consapevole che la competizione oggi richiede un altro passo. Stiamo parlando di imprenditori illuminati, che capiscono come sia importante evolversi, disposti a cedere la maggioranza al fine di vedere crescere l’azienda che hanno fondato. Abbiamo rinunciato talvolta ad acquisire brand bellissimi perché guidati da chi avrebbe avuto problemi nel confronto con gli altri. Cerchiamo, inoltre, realtà che siano il meno sovrapponibili possibile tra di loro, in modo da poter offrire al mercato soluzioni e posizionamenti complementari. In altre parole, non siamo collezionisti di figurine e il nostro modello di inserimento è molto ragionato. Non vogliamo creare delle competizioni interne, ma al contrario sfruttare tutte le possibili sinergie a partire da quelle commerciali, pur rispettando, anche in questo caso, l’autonomia delle reti e delle agenzie preesistenti.

Nella foto, Bluna Legno di Binova

A proposito di sinergie, quali sono le più significative?

Lo sviluppo internazionale è prioritario e poter contare complessivamente su oltre 4.500 negozi multibrand in tutto il mondo rappresenta sicuramente una sinergia potente. I nostri distributori sono degli specialisti e la loro competenza è una forza imprescindibile per crescere. Per presidiare mercati strategici abbiamo, inoltre, costituito tre filiali all’estero, nel 2020 a Suzhou, in Cina, nel 2021 a Londra e nel 2022 a New York. Realtà attraverso cui le singole aziende possono cogliere maggiori opportunità di sviluppo. Far parte di un gruppo è, infatti, altrettanto significativo se parliamo di contract, un business molto importante per noi: ci presentiamo ai diversi specificatori e studi di architettura come interlocutore unico e con una competenza in tutti i settori, in grado di risolvere qualsiasi esigenza, e questo costituisce un sicuro vantaggio competitivo. Abbiamo responsabili dedicati sia nella sede centrale di Milano sia nelle altre sedi all’estero e i risultati confermano che questo è l’approccio corretto. Il contract ad oggi rappresenta il 40% del fatturato, ma nel 2023 è in crescita rispetto all’andamento del business sviluppato dal canale retail, in calo per il settore arredo. Per le nostre aziende, però, anche il retail nel 2023 ha tenuto bene pur essendo in una fase di normalizzazione rispetto agli ultimi due anni di netta crescita.

Come sono suddivise le aziende di IDB?

Furniture, Lighting, Kitchen&Sistems, Luxury Contract: queste sono le quattro aree del nostro polo ma lo scacchiere è sempre in divenire, perché il nostro obiettivo è crescere anche attraverso nuove acquisizioni, oltre che in modo organico. L’area Kitchen&Sistems, ad esempio, sarà sicuramente oggetto di un futuro potenziamento, perché ad oggi è rappresentata da una sola azienda, Cubo Design, entrata a far parte di IDB a luglio 2022. Una realtà molto dinamica, con un sito produttivo all’avanguardia e una redditività eccellente. Quest’anno, a settembre, abbiamo acquisito Turri, che arricchisce ulteriormente l’area Furniture.

Ménta, una delle proposte recenti del marchio Miton Cucine di Cubo Design

A maggio di quest’anno IDB si è quotato in borsa sul listino Euronext Milan con un 28% di capitale flottante. Un traguardo subito premiato dal mercato, ma anche un punto di partenza…

Fin dalla sua fondazione, l’ingresso in Borsa era un obiettivo e sono molto orgoglioso che quest’anno siamo riusciti, primi nel settore arredo in Italia, a raggiungerlo con ottimi risultati. La quotazione garantisce una trasparenza apprezzabile dal mercato, una grande notorietà e sicuramente anche dei nuovi capitali che ci consentono di guardare al futuro con maggiore determinazione. In occasione della quotazione c’è stato anche un cambio di maggioranza con l’ingresso in Investindesign, che detiene il 47% di Italian Design Brands, di TIP, Tamburi Investment Partners, una delle più affidabili società di investimento, a sua volta quotata su Euronext Star Milan. Un segno ulteriore della fiducia che il nostro polo ha saputo conquistare sul mercato.

Nel profilo corporate viene dedicata una attenzione particolare al tema della sostenibilità: le vostre aziende perseguono obiettivi condivisi?

Nel nostro polo operano imprenditori già molto sensibili al tema, ma è con IDB che è stato redatto nel 2021 il primo bilancio di sostenibilità del Gruppo. In questa fase è molto importante misurare l’impatto di impresa e lo abbiamo fatto utilizzando i principi “GRI Sustainability Reporting Standards”, i più recenti e diffusi standard internazionali di reporting non finanziario. E dopo aver misurato, dal 2023 abbiamo iniziato a darci delle indicazioni più precise per ridurre l’impatto ambientale, aumentare la circolarità, utilizzare in modo efficiente le risorse e mettere al primo posto il benessere e la salute dei lavoratori, nonché la sicurezza di tutti i nostri prodotti. Il primo obiettivo condiviso è quello di essere carbon neutral entro il 2024. Alcune aziende lo sono già, altre lo saranno entro il prossimo anno.

Come vi state preparando per il prossimo Salone del Mobile? Rimane un appuntamento strategico per le vostre aziende?

Il Salone è la fiera più importante al mondo e crediamo che sia strategico essere presenti all’appuntamento milanese con il design, ma lasciamo la più assoluta libertà alle nostre aziende di partecipare o meno all’appuntamento. Possono decidere se essere presenti al Salone (all’ultima edizione erano sette le nostre aziende in fiera) o se aderire solo al Fuorisalone valorizzando i propri showroom milanesi. Anche in questo caso noi diamo indicazioni, che sono quelle di investire su un evento che esprime al meglio il sistema Italia, ma l’autonomia di gestione è sempre rispettata perché il rapporto di fiducia reciproca è uno degli aspetti chiave di una formula che ha già ampiamente dimostrato di funzionare.