Presidente di Future Concept Lab e fondatore di The Renaissance Link, associazione che punta ad affermare una nuova visione del ruolo del Made in Italy
Sociologo, fondatore e presidente di Future Concept Lab,
istituto socio-culturale di consulenza e di ricerca riconosciuto
come uno dei più completi al mondo per questioni riguardanti i
consumi e i concetti innovativi, Francesco Morace nel 2008
fonda, insieme a un gruppo di rappresentanti del mondo culturale,
accademico e imprenditoriale italiano The Renaissance Link. Un'associazione senza fini di lucro rete che ha come obiettivo la
diffusione di una nuova visione strategica del ruolo del made
in Italy nel mondo nella cultura (non solo) imprenditoriale italiana. The Renaissance Link mette al centro quei valori distintivi
della qualità italiana che possono diventare universali: creatività
e innovazione, bellezza e sostenibilità, ricchezza delle differenze,
radicamento nel territorio. Ecco il suo punto di vista.
“Oggi le aziende del nostro Paese debbano rivalutare le proprie
capacità di eccellenza nel saper creare prodotti di fattura
“sartoriale, ma è l'ultima spiaggia. Le aziende italiane devono
riuscire a capire a fondo che il loro modo di lavorare è fondato su
un dna artigianale, sull'ossessione della qualità del prodotto
fatto bene . E' questo l'elemento centrale e straordinario
delle nostre imprese, che è lo stesso tratto caratteristico delle
botteghe artigianali del Rinascimento, dei grandi artisti e dei geni
come Leonardo Da Vinci. Che non partivano dall'idea di
realizzare qualcosa che fosse unico al mondo, ma dal principio di
fare straordinariamente bene ogni singolo prodotto. E non è
il lusso, che abbiamo ereditato, ma il gusto.
Nella nostra cultura c'è una forza creativa che va al di là
dell'educazione, tanto che, sia per penetrazione sia in numero
assoluto, siamo i primi al mondo per quantità e diffusione del
talento spontaneo. Dobbiamo dunque difendere questa nostra qualità
inimitabile. Il tema vero è che non ne siamo sufficientemente
orgogliosi e consapevoli… Lavorare su tali valori significa
elaborare in modo evolutivo la ricerca di un nuovo paradigma
socio-economico”, è spiegato nello Statuto dell'Associazione.
“The Renaissance Link concilia così etica ed estetica,
sostenibilità e talento alla ricerca di un modello di eccellenza che
si fonda sulla passione del fare, sulla qualità delle relazioni,
proponendo legami che liberino bellezza e qualità della vita”.
Oggi, dopo due anni, The Renaissance Link prosegue con successo
l'attività lavorando su tre ambiti principali. Per il primo, “I
talenti del territorio”, l'Associazione si impegna a valorizzare
i progetti locali in grado di misurarsi con la sfida globale,
elaborando strategie in cui il territorio sia protagonista. Il
secondo ambito riguarda i “Testimoni dell'innovazione”, e punta
al dialogo e all'incontro con e tra personaggi eccellenti, nuovi
maestri che, in modo “rinascimentale, si sono aperti alla
diversità, alla sperimentazione e alla ricerca, diventando - negli
ambiti più diversi - “sinapsi viventi” per un processo di
innovazione permanente. Il terzo ambito di attività del Link è
relativo alla ricerca de “L'impronta rinascimentale” che molte
aziende possiedono, ma senza saperlo. L'Associazione si impegna
così ad aiutare imprenditori e manager a fotografare la propria
realtà, a rispecchiarsi nelle realtà di aziende omologhe, a
definire insieme una nuova visione per affrontare nuove sfide. Le
prime dieci aziende italiane individuate, che posseggono un “impronta
rinascimentale”, sono presentate nel nuovo volume “Il
talento dell'impresa” - a cura di Francesco Morace e Giovanni
Lanzone (Nomos Edizioni).
Le dieci imprese selezionate nel libro (piccole e medie,
tecnologiche e industriali, produttive e di servizio) sono accomunate
soprattutto da un tratto specifico: la presenza di una forte
leadership, individuale o di gruppo, alla loro guida. “Un primo
elemento di certezza messo in luce dalla ricerca riguarda le
“storie”: tutte seguono il filo personale del legame con la
famiglia e con il territorio di origine (dell'impresa e/o dei
fondatori)”, spiegano gli autori. “Ma emergono subito anche altre
certezze: la coesistenza di un sapiente utilizzo dell'innovazione
tecnologica e della multidisciplinarietà, con un ricorso costante al
saper fare e alla cura produttiva di un Made in Italy
eccellente e sostenibile, e dall'insospettata
capacità competitiva a livello internazionale. Ognuno di
questi imprenditori poi, partecipa con grande empatia alle vicende
della sua famiglia, del territorio e della comunità in cui vive e
opera, ed è su questa empatica che l'imprenditore costruisce le
regole della sua condizione e della sua impresa. Il suo lavoro,
curato nei dettagli, fatto di particolari e di manualità unica,
riguarda le estetiche e i processi creativi che nascono e crescono in
una dinamica molto vicina a quella della bottega rinascimentale”.