Elleci, la visione di un leader

Elleci ha festeggiato i 30 anni: un percorso di successo, grazie alla lungimiranza e alla determinazione del fondatore e presidente Giancarlo Traversa

Il 12 maggio Elleci ha festeggiato presso la sede di Pontinia i primi 30 anni di attività. Un evento significativo che ha dimostrato ancora una volta la propensione all’innovazione dell’azienda fondata da Giancarlo Traversa. Nel corso di questi anni sono state tante le tappe importanti e gli investimenti che hanno permesso a Elleci di diventare leader nel mercato dei lavelli compositi in Italia e quarta a livello internazionale. La prossima sfida sarà quella di arrivare a produrre oltre un milione di lavelli l’anno entro il 2026, grazie al nuovo Plant 2 appena inaugurato, come ci conferma Giancarlo Traversa, fondatore e presidente di Elleci. Con lui ripercorriamo alcuni passaggi della sua vita imprenditoriale che sono stati fondamentali per costruire il successo di un’azienda che ha sempre scommesso sul futuro.

Elleci
Giancarlo Traversa, presidente di Elleci

Nel festeggiare i 30 anni lei ha voluto innanzitutto ringraziare chi ha condiviso il percorso che ha determinato il successo di Elleci. Qual è, invece, la persona cui deve maggiore riconoscimento per la sua formazione professionale?

Sicuramente Bruno Petrella, un caro amico nonché ex socio di capitale nella mia precedente attività. Più grande di me e con una notevole preparazione come businessman, mi ha insegnato ad analizzare tutti gli aspetti prima di prendere una decisione. Come carattere sono tendenzialmente impetuoso, ma come imprenditore ho dovuto imparare a riflettere e a calcolare ogni possibilità per limitare il più possibile errori e conseguenze fuori controllo. Riconosco in lui il mio vero tutor e la sua presenza al nostro trentesimo anniversario è il segno ulteriore del rispetto reciproco e di una grande amicizia.

Nel 1992 ha deciso di lasciare la sua precedente attività nel mondo nautico e di costruire lavelli in composito. Qual è stata la molla che l’ha spinta a diversificare completamente la tipologia di produzione e quale il know how in comune tra i due mondi?

A quell’epoca conducevo un’impresa che costruiva scafi destinati a imbarcazioni e yacht prodotti dai più noti cantieri presenti in zona. Un’attività che funzionava bene e che dava lavoro a un centinaio di persone, ma che aveva due limiti importanti in un’ottica di espansione futura. Eravamo dei terzisti e come tali soggetti a variazioni della domanda non controllabili e, inoltre, operavamo in un settore a carattere artigianale che, qualsiasi sia la scala, realizza sostanzialmente dei pezzi unici e come tale non può applicare processi industrializzati. Valutai quindi altri settori e presto mi convinsi che la domanda di lavelli per cucina in composito stava crescendo e che quello poteva essere il campo su cui investire con la nuova attività. Costruendo scafi in resina conoscevo bene la tecnologia e la base chimica dei compositi. Si trattò solo di mettere a punto nuove formule e tecnologie produttive specifiche.

Qual è stato il momento in cui ha temuto di aver fatto un errore e quale quello in cui ha avuto la consapevolezza che aveva scelto la strada giusta? E quale la sfida vinta di cui è più orgoglioso?

Per lanciare la nuova attività capii presto che dovevo mettere un punto definitivo a quella precedente e quindi rifiutai tutte le commesse nel mondo nautico. Quel primo anno, il 1993, fu molto difficile perché avevo lasciato il “certo” per un mondo ancora tutto da costruire e furono molti i momenti in cui mi domandai se avessi fatto un errore. Anche altri, soprattutto i concorrenti, pensavano avessi fatto un passo falso, ma per fortuna si sbagliavano. Ricordo ancora quando all’inizio dell’attività di Elleci un noto produttore francese di lavelli compositi, che avremmo voluto distribuire in Italia, respinse la nostra proposta non credendo nelle nostre potenzialità. Oggi noi siamo i primi produttori in Italia e quarti nel mondo, mentre l’azienda francese ha chiuso definitivamente l’attività dieci anni fa. Il momento in cui mi sono sentito più sicuro e orgoglioso del cammino intrapreso è stato invece il 2000, anno in cui brevettammo il sistema di stampaggio dinamico G.P.S. (acronimo di Granitek Production System). Fu una autentica svolta perché avevamo in esclusiva una tecnologia che ci consentiva di presentarci sul mercato con un prodotto innovativo e di alta qualità.

pannello sostenibile
L'ingresso dell'Head quarter Elleci a Pontinia dove è stato organizzato l'evento del trentennale. L'impianto produttivo è stato praticamente raddoppiato con il nuovo Plant 2, operativo a fine 2023 e a pieno regime nel 2026

L’headquarter di Elleci è a Pontinia, in provincia di Latina. Qual è stato il contributo del territorio e quali i suoi eventuali limiti?

Siamo una realtà che contribuisce a creare lavoro in un territorio dove non c’è molta offerta. Questo per noi è un vantaggio perché possiamo scegliere in un bacino di giovani ampio e possiamo investire molto sulla loro formazione. L’altro vantaggio indiscutibile è quello di essere nel centro Italia, logisticamente strategici per i clienti di ogni parte del Paese. L’unico svantaggio è la mancanza di un indotto specifico, visto che i nostri fornitori sono praticamente tutti al Nord.

Nel 2012 avete avviato una produzione di lavelli compositi anche in Cina. Potrebbero esserci altri siti produttivi esteri?

L’investimento in Cina fu finalizzato a creare un ponte con il mercato Usa, ma quando Donald Trump decise di aumentare i dazi per frenare le importazioni in America, l’azienda in Cina perse di significato, tanto più che avevamo riscontrato dei problemi con il management locale. Capimmo anche che il nostro focus era una produzione made in Italy, e ci concentrammo sul nostro headquarter a Pontinia, dove abbiamo fatto e continueremo a fare importanti investimenti. Per il prossimo futuro stiamo invece ragionando sulla creazione di hub in alcuni dei mercati più importanti per Elleci. Realtà che possano facilmente trasformare in prodotto finito il lavello stampato, che invece richiede una lavorazione più complessa appannaggio degli stabilimenti di Pontinia, oltre a diventare un centro di smistamento e anche un riferimento commerciale per i nostri clienti di quelle aree. L’idea è di iniziare proprio dagli Usa e dai Paesi europei più promettenti per noi, come Francia e Germania. Oggi esportiamo già il 65% della nostra produzione, ma è evidente che la crescita su cui stiamo scommettendo per il nostro futuro passa da una conquista più capillare dei mercati esteri, un’autentica prateria per Elleci e per il made in Italy.

Spazio 900, il lavello Elleci lanciato lo scorso anno, ha già avuto numerosi riconoscimenti internazionali

Quali sono invece le previsioni di crescita in Italia?

Siamo già leader di mercato in Italia, dove un lavello composito su due venduto è nostro, e nei primi mesi del 2023 abbiamo registrato crescite a due cifre. Oggi puntiamo sul bagno con le nuove collezioni di lavelli dedicati e sul concetto di sistema in cucina, con un’offerta che parte dal lavello ma comprende anche miscelatore, forno e piano cottura. In entrambi questi business stiamo già facendo un buon lavoro, ma ci sono tutte le premesse per migliorare ulteriormente grazie agli investimenti che stiamo attuando.

A questo proposito, state lavorando molto su ogni aspetto aziendale. Qual è quello più sfidante e anche quello che la appassiona di più?

L’importante crescita di produzione garantita dal nuovo impianto Plant 2 è sicuramente l’investimento più importante per Elleci. Entrerà in funzione già a fine anno e ci consentirà di raddoppiare la produzione e in seguito di raggiungere i 2 milioni di lavelli l’anno quando nel 2026 sarà a pieno regime. Per me, che come formazione sono un tecnico, è sicuramente la sfida più appassionante perché abbiamo progettato un sistema alternativo basato su una forte automazione, nel pieno rispetto dell’economia ambientale. Per la messa a punto del nuovo impianto abbiamo lavorato con partner specializzati, basandoci sempre sulla nostra competenza nella lavorazione dei compositi, perché per studiare una nuova linea di processo bisogna conoscere bene i flussi, le varianti e le peculiarità dei materiali. Un know how che appartiene solo ad Elleci.

Nel tempo Elleci è diventata sinonimo di innovazione. Qual è oggi la sua visione del futuro e quali le possibili applicazioni nella vostra realtà dell’intelligenza artificiale?

Le possibilità offerte dall’intelligenza artificiale sono sicuramente molto affascinanti, ma come tutti i sistemi di digitalizzazione avanzata dipenderà molto dall’uso che l’uomo ne farà. Nel nostro settore penso che le maggiori opportunità siano nel campo della ricerca dove l’AI può elaborare una quantità di dati molto più velocemente della mente umana. In particolare, la complessità crescente nel mondo dei materiali innovativi ne richiederà il supporto per lo sviluppo dei prodotti del prossimo futuro.

Sintesi, un altro bestseller proposto da Elleci, è realizzato in KeraTek, il materiale composito brevettato dall’azienda

Nel corso dell’evento per i 30 anni dell’azienda avete presentato anche i nuovi piani di marketing e comunicazione...

Se l’obiettivo già pianificato è quello raddoppiare la produzione entro il 2024, è evidente che tra le priorità ci sia quella di affermare anche all’estero il nostro brand. Per questo il prossimo anno gli investimenti in marketing e comunicazione saranno ancora più importanti e strategici per affrontare le nuove sfide commerciali. L’ambizione è di scalare anche le posizioni all’estero, dove già oggi siamo al quarto posto come quota di mercato. E grazie alla competenza maturata nel corso degli anni dai miei figli e ai validi manager che operano in Elleci con grande professionalità contiamo di raggiungere presto i nostri obiettivi.

I suoi figli Graziano, Veronica e Daniele oggi rivestono ruoli apicali in Elleci: qual è l’insegnamento più importante che pensa di avergli trasmesso?

Come padre e come imprenditore penso di avere trasmesso loro la mia passione, l’entusiasmo e la determinazione nell’affrontare le sfide lavorative, ma anche i valori umani fondamentali dell’umiltà e della semplicità. Come diceva un vecchio detto “anche da un mendicante si può imparare”, una lezione che ognuno di loro ha fatto propria. Non sono mai stati arroganti e si sono sempre conquistati sul campo i risultati ottenuti, con grande rispetto reciproco e per tutti i collaboratori. Ognuno di loro ha trovato il proprio ruolo, dando il meglio di sé. Sono loro il futuro dell’azienda che ho fondato 30 anni fa e soprattutto sono loro il mio più grande orgoglio.