Design Economy 2023

Il rapporto Design Economy 2023 è stato presentato il 14 aprile all'ADI Design Museum. Un'ampia riflessione su come il design italiano possa trovare un ulteriore valore aggiunto attraverso l'ecodesign

La conversione ecologica è il tema centrale del report "Design Economy 2023", realizzato da Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design, con il supporto di ADI, Circolo del Design, Comieco, AlmaLaurea e CUID, e presentato il 14 aprile presso l'ADI Design Museum, a pochi giorni dall'avvio della settimana del design, la più importante per il sistema.

Il tema della sostenibilità emerge come rilevante per il settore: ben l’87,4% dei soggetti intervistati ne sottolinea l’importanza nei progetti in corso, quota che arriva al 96,5% nel caso delle piccole-medie imprese. A questa centralità corrisponde una consapevolezza diffusa nei livelli di competenza, considerati alti o medi dall’86,9% degli intervistati, con una accentuazione per le organizzazioni di maggiore dimensione (97,1%). Per contro, la presenza di un livello minimo di competenze riguarda solo il 2,8% del totale.

Non a caso il rapporto si apre con la citazione "La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile" di Alexander Langer, uno dei massimi leader del movimento verde europeo, citazione ripresa anche da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola nel suo intervento a Milano. “La leadership italiana nel design conferma il suo ruolo importante come infrastruttura immateriale del Made in Italy e protagonista nella sfida della sostenibilità. Nel pieno di una transizione verde e digitale il design è chiamato nuovamente a dare forma, senso e bellezza al futuro. Molti aspetti della nostra vita, così come molti settori, mutano: dalla metamorfosi della mobilità verso modelli condivisi, interconnessi ed elettrici, ai processi di decarbonizzazione e dell’economia circolare che stanno cambiando l’industria e le relazioni di filiera. I prodotti, in un contesto di risorse scarse, dovranno necessariamente essere riprogettati per diventare più durevoli, riparabili, riutilizzabili. Il rapporto tra design e sostenibilità è alla base del nuovo Bauhaus europeo lanciato dalla presidente Von der Leyen per contribuire alla realizzazione del Green Deal europeo anche per questo l’Italia ne è una naturale protagonista. Perché, come scritto nel Manifesto di Assisi, affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro”.

Anche Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader, ha voluto ricordare come "Oltre alle sfide manageriali “tradizionali”, le imprese del design dovranno far fronte alla richiesta di sostenibilità che viene da consumatori, investitori e regolatori: specialmente per le PMI, i rating di filiera e il rating ESG potranno rappresentare un biglietto da visita per operare in un contesto globale dove la sostenibilità, tramite il buon governo societario, è un prerequisito fondamentale per rimanere sul mercato” , mentre  Francesco Zurlo, professore di POLI.Design e preside della Scuola del Design del Politecnico di Milano ha sottolineato come  "Il report restituisce un settore in crescita con un alto numero di addetti, con nuovi corsi e nuove strutture dedicate, con prospettive di sviluppo interessanti, cogliendo dai temi della sostenibilità, ulteriori spunti che aggiungono alle qualità della bellezza e della funzionalità nuovi valori, legati all’ambiente, all’equità sociale, al ruolo della cultura del progetto”.

Intervenuto da remoto, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy, ha insistito sul concetto che "La percezione del Made in Italy nel mondo sia legato all'immagine di prodotti belli, buoni e ben fatti a cui si deve aggiungere anche il valore della sostenibilità, fondamentale per evidenziare l'eccellenza italiana ovunque nel mondo. E dobbiamo far coincidere il concetto del prodotto Made in Italy all’Italia stessa, il luogo migliore dove vivere e lavorare. Bisogna incentivare il lavoro smart dall’Italia e investire sull’interconnessione digitale in ogni parte di Italia per ridare vita ai borghi che altrimenti sono destinati ad essere abbandonati".

L'economia del Design

Ma veniamo ai numeri che emergono dal Rapporto 2023. Il settore conta 36 mila operatori nel settore del design, articolati tra 20.320 liberi professionisti e lavoratori autonomi e 15.986 imprese, che hanno generato nel 2021 un valore aggiunto pari a 2,94 miliardi con 63 mila occupati.
Le imprese si distribuiscono su tutto il territorio nazionale, con una particolare concentrazione nelle aree di specializzazione del Made in Italy e nelle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia – Romagna e Veneto, dove si localizza il 60% delle imprese.
Tra le provincie primeggiano Milano (14,3% imprese e 18,4% valore aggiunto nazionale) Roma (6,6% e 5,3%), Torino (5,1% e 13,3%).
Le imprese operano per il 32,8% all’estero 24,2% extra EU, per il 44,8% su scala nazionale, mentre per il 22,4% su scala locale.

 

Relativamente alle aree di specializzazione il 53,5% delle organizzazioni indica il product design come principale ambito di attività, segue il communication and multimedia design con il 28,4% e, a maggiore distanza, lo space design (12,7%), il digital and interaction design (4%) e il service design (1,5%). Guardando alla dimensione delle organizzazioni, si evidenzia una presenza molto elevata di liberi professionisti e/o lavoratori autonomi nel product design (il 67,0% del totale) e nello space design (70,3%), mentre è molto più consistente la presenza di imprese nel communication and multimedia design (fino a 10 addetti il 36,0% e oltre 10 addetti il 31,7%) e nel digital and interaction design e per il service design (fino a 10 addetti 25,7% e oltre 10 addetti il 40%).
La distribuzione regionale dei dati fa emergere la forte concentrazione di attività del design in Lombardia e nello specifico della provincia di Milano. Il territorio lombardo raccoglie infatti il 29,4% delle imprese italiane (due terzi dei quali fatto di liberi professionisti e lavoratori autonomi), il 32,5% del valore aggiunto e il 28,5% dell’occupazione complessiva. Si confermano a seguire altre tre regioni settentrionali: il Veneto (seconda per quota di imprese 11,5%, quarta per valore aggiunto, 11,0% e terza per occupazione, 11,6%), l’Emilia Romagna (terza per quota di imprese, 10,7%, ma seconda per valore aggiunto, 13,3% e occupazione, 13,0%) e il Piemonte (quarta per quota di imprese, 8,5%, unico caso in cui le imprese prevalgono su liberi professionisti e lavoratori autonomi, terza per valore aggiunto, 11,7% e quarta per occupazione, 11,5%).

Nel complesso, queste quattro regioni concentrano il 60,0% delle attività produttive, ben il 68,6% del prodotto e il 64,6% dell’occupazione del Paese.

Se la Lombardia è in testa tra le regioni, Milano lo è tra le province e conferma la posizione rilevata nei precedenti rapporti: l’area concentra il 14,3% delle imprese (con una presenza molto elevata di liberi professionisti e lavoratori autonomi, quasi il 65% del totale), il 18,4% del valore aggiunto prodotto e il 14,2% dell’occupazione nazionale.

Al secondo posto della classifica per numero di imprese emerge la provincia di Roma (6,6%), terza per prodotto (5,3%) e per occupazione (5,7%), a cui segue Torino (terza per quota di imprese, 5,1%, area in cui le imprese prevalgono rispetto a liberi professionisti e lavoratori autonomi, ma seconda per valore aggiunto, 13,3% e occupazione, 13,0%), Firenze (terza per quota di imprese, 6,0%, quinta per valore aggiunto, 3,0% e settima per occupazione, 2,7%), Bologna (quinta per quota di imprese, 2,8%, quarta per valore aggiunto, 3,8% e occupazione, 3,8%).

La formazione italiana nell’ambito del Design

Ultimo ambito, ma non meno importante, che ha fotografato il Rapporto è la formazione per il settore Design. Un sistema distribuito lungo tutto il Paese, attraverso ben 91 istituti accreditati dal Ministero dell’Istruzione: 28 Università, 16 Accademie delle Belle Arti, 15 Accademie Legalmente Riconosciute, 26 Istituti privati autorizzati a rilasciare titoli AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale) e 6 ISIA (Istituti Superiori per Industrie Artistiche). Per un totale di 303 corsi di studio, distribuiti in vari livelli formativi e in diverse aree di specializzazione. Ne fanno parte punte di eccellenza come il Politecnico di Milano, prima tra i Paesi UE e 8° al mondo secondo la prestigiosa classifica QS World University Rankings by Subject nel settore del design, ma prima, comunque, fra le università pubbliche. A seguire, mantengono un importante ruolo per la formazione del designer l’Istituto Europeo di Design (IED) e la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA). Rispetto all’anno precedente, cresce del 4% il numero di corsi accreditati e attivati e del 12% il numero degli istituti, in particolare nel caso delle Università e degli Altri Istituti autorizzati a rilasciare titoli AFAM. A crescere non sono solo gli istituti ma anche la domanda e il numero degli studenti pari a 14.907, cioè il 3,87% in più rispetto al precedente anno accademico. Per i corsi di laurea universitari, la maggior parte sottoposti al vincolo del numero programmato, aumenta il numero di iscrizioni al test di ingresso che supera di gran lunga il numero di posti disponibili, con una media nazionale di 2,5 domande per posto disponibile e punte di oltre 6 nel nord Italia.

Il rapporto completo si può scaricare su www.symbola.net  e www.deloitte.it