ADI, la sfida della formazione

Formare professionisti del progetto consapevoli anche del loro ruolo civile e culturale è una delle principali direzioni dell'attività dell'ADi, l' Associazione Design Industriale

“La sfida più grande che occorre affrontare rispetto alla formazione a mio avviso è quella di contribuire a formare professionisti consapevoli che il design è attività di impegno civile e non solo di tipo tecnico-professionale”. Questa la scommessa da vincere secondo Luciano Galimberti, presidente dal 2014 di ADI - Associazione per il Design Industriale, associazione che riunisce dal 1956 progettisti, imprese, ricercatori, insegnanti, critici, giornalisti intorno ai temi del design: progetto, consumo, riciclo, formazione, che in questa breve intervista ci illustra la vocazione e i progetti di ADI che si estendono su "1300 chilometri di design made in Italy".

Luciano Galimberti, presidente ADI - Associazione per il  Design Industriale

Quale ruolo potrebbe assumere ADI nel variegato panorama italiano della formazione nell’ambito del design?
ADI è un’associazione di sistema, non di categoria. Ha quindi un ruolo storico di territorio interdisciplinare dentro il quale discutere, ma anche nel quale elaborare proposte e trovare punti di incontro.

Il Museo ADI, a Milano, ha già intrapreso un percorso di collaborazione attiva con alcuni protagonisti della formazione (IED e Politecnico): ci sono in previsione progetti anche con altri centri?
Da anni sia IED sia POLI.design partecipano attivamente all’azione della Fondazione ADI, con un contributo significativo legato al mondo dei giovani professionisti e della formazione. Certamente il museo apre questo filone su tutto il territorio nazionale.

Per sostenere i giovani designer, ADI promuove la Targa Giovani all’interno dell’ADI Design Index: di cosa si tratta e come viene vissuta dai giovani? Solitamente registrate molte richieste?
La Targa Giovani appartiene ormai al percorso del Compasso d’Oro con pari dignità rispetto ai prodotti progettati dai grandi maestri. I giovani hanno capito questa opportunità attraverso un’adesione decisamente significativa: ADI Design Index, che è la preselezione di ogni edizione del Compasso d’Oro, ha selezionato nel 2020 ben 32 progetti elaborati da studenti durante il loro corso o come prova finale, mentre la preselezione 2021 ne conta 28. Tutti partecipano alla selezione che la giuria effettuerà per il XXVII Compasso d’Oro ADI, che si terrà in giugno. Una partecipazione di qualità che ci riempie di soddisfazione.

ADI Design Museum, l'ultima edizione ADI Design Index

Quali altre iniziative mettete in campo a livello di formazione e di sostegno del talento dei giovani designer?
ADI agisce nel quadro geografico di un percorso che abbiamo intitolato 1.300 chilometri di design Made in Italy, all’interno del quale ogni regione rappresenta le proprie peculiarità, sia in termini di vocazione produttiva sia in termini di panorama professionale. In molte regioni notiamo un fermento giovanile estremamente interessante per la costruzione del Made in Italy.

Cosa proporrà l’ADI Museum durante la Design Week 2022? Avete in programma altre iniziative durante il Salone del Mobile.Milano di giugno?
All’ADI Design Museum ci saranno mostre, installazioni e presentazioni di libri, ma stiamo preparando anche una mostra al Salone. È un’esperienza che abbiamo messo a punto con successo in occasione del Supersalone dello scorso settembre, con una mostra dedicata alla sedia. La mostra del prossimo Salone sarà dedicata alla cucina e alla tavola, con gli oggetti della Collezione permanente del Compasso d’Oro, ma anche con i prodotti selezionati dai più recenti ADI Design Index. Insieme con il taglio storico offrirà uno sguardo particolarmente attento sulla qualità che oggi questo settore del design offre agli utenti.

ADI Design Museum, Milano

 

ADI DESIGN MUSEUM - Fare cultura, fare sistema

Proprio con il tema della formazione è stato inaugurato lo scorso marzo, presso l’ADI Design Museum - Compasso d’Oro di Milano un ciclo di sette convegni organizzati dal Dipartimento Generale e dal Dipartimento Distribuzione e Servizi di ADI. L’offerta formativa del design in Italia è infatti particolarmente ricca, diffusa e variegata, e ADI ha promosso un confronto tra i principali protagonisti del settore, per capire quale può essere il suo ruolo e quale interscambio è possibile e auspicabile tra i vari attori del sistema.

ADI Design Museum, l'incontro dedicato al rapporto tra Design e Formazione

Francesca Tosi, presidente del CUID (Conferenza Universitaria Italiana del Design) ha sottolineato come ci sia stata una richiesta esponenziale di iscrizioni ai 24 corsi triennali e ai 22 corsi magistrali attivi in 19 sedi universitarie. “In Italia – ha osservato – il sistema universitario ha un impatto positivo sulla preparazione e sull’occupazione, visto che a un anno dalla laurea in media l’85-90% dei laureati ha già un lavoro. Per i giovani avere un’idea di cosa il sistema produttivo si aspetti da loro è molto importante”.

Per Giovanna Cassese, presidente della Confederazione Nazionale ISIA “non c’è abbastanza dialogo tra associazioni, musei e formazione, serve una visione circolare del sapere”, mentre Riccardo Balbo, direttore accademico IED e vicepresidente del CIANS Coordinamento Istituzioni AFAM Non Statali ha sottolineato come “il Museo ADI è diventato la casa dell’associazione ed è un luogo dove si può far scuola: noi portiamo allievi qua e abbiamo iniziato un percorso di collaborazione”.

Stefano Micelli, docente Università Ca’ Foscari Venezia e Consulente del Ministero dell'Istruzione per gli ITS ha raccontato il progetto degli istituti tecnici superiori, nati nel 2010 come scuole di alta specializzazione tecnologica, rivolte a chi sia in possesso di un diploma di scuola superiore di II grado. “A oggi sono 110 - ha puntualizzato - con 18.000 iscritti, raddoppiati negli ultimi cinque anni. E’ un tipo di scuola, citata fra l’altro da Draghi nel suo discorso di insediamento, che ha intercettato due tipi di esigenze: il rinnovamento dei mestieri del made in Italy e l’affermarsi dell’ICT, portando la cultura del design, anche nella forma del design thinking, in provincia o in territori difficili”.