Maurizio Giovannoni, l’idea di privacy

Il nuovo concetto di privacy per l’architetto Maurizio Giovannoni si compone di pareti trasparenti, colori dosati e idee personalizzate

Essenzialità e colore: questi i due principali aspetti che caratterizzano il lavoro di Maurizio Giovannoni che si traducono in ambienti allegri e dinamici, in case ospitali e giocose in cui un rinnovato concetto di trasparenza definisce gli spazi. In un mix calibrato di elementi artigianali e oggetti di design «lo studio si occupa di realizzare case su misura secondo un brief accurato e continuativo durante l’intero iter progettuale e ogni casa racconta una storia differente e per questo è unica» spiega l'architetto, allievo del professor Giovanni Carbonara (uno dei massimi esperti italiani in tema di restauro) e laureatosi nel 2003 presso la Facoltà di Architettura di Roma.

Maurizio Giovannoni

Il suo percorso formativo verte sulla riqualificazione di beni e aree di valenza culturale e monumentale. Negli anni che seguono il Master di Restauro presso l’Istituto Quasar, Giovannoni è coinvolto in importanti progetti presso la Zetema Progetto Cultura. La preparazione nell’ambito del restauro monumentale si accompagna a una grande passione per il design e la contemporaneità. Nel 2009 Giovannoni realizza un grande showroom nel cuore di Milano e inoltre si occupa dell’interior design di numerosi appartamenti nella capitale. Nel 2010 trascorre un periodo di intenso lavoro e scambio a Rio de Janeiro, che lo arricchisce di ispirazioni legate alla natura, alla luce naturale e all’utilizzo del colore.

Come è cambiata oggi l’articolazione della zona giorno e lo spazio dedicato alla cucina?

Credo che dopo molti anni in cui ognuno di noi ha sognato di vivere “all’americana”, dove l’abbattimento del muro divisorio con il soggiorno rappresentava la “liberazione” da un ostacolo visivo e ci proiettava nel sogno di una casa aperta e fruibile con al centro la cucina, cuore e focolare domestico, e dove odori e vapori si mischiavano con altre attività ludiche, in tempi recenti abbiamo sentito il bisogno di ricreare una maggiore privacy. Gli ultimi anni hanno confermato la tendenza a una “chiusura” che però è soltanto percettiva. Le cucine tornano a riappropriarsi dei loro spazi, ma in una forma diversa dal passato: le pareti si “smaterializzano”; si sente il desiderio di “ricreare” un filtro con il soggiorno, ma lo sguardo deve attraversarlo. Il “vedo non vedo” diventa una vera e propria tendenza e aziende di infissi e di vetri si contendono il podio: vengono create vetrate ultratrasparenti, satinate, rigate, colorate. Nel mio desiderio, forse remoto, c’è quello di tornare a riscoprire il “tinello”. Ogni volta che vado dai miei genitori, dove tutto sembra cristallizzato nel tempo, e mi siedo sulla panca mentre mia madre è in cucina, mi sento a mio agio, sento quel valore, forse perso, di nido, di focolare, di spazio protetto dal resto della casa: bisognerebbe indagare di più questo modello.

Quanta importanza riveste la scelta dei materiali, e dei colori, nelle sue ristrutturazioni?

Mi piace ricordare una frase di Terence Conran che per me è un modello, un esempio ispiratore per ogni mio progetto: there’s nothing like colours to add spice to life. Le persone, lentamente, stanno riscoprendo il colore. Il dubbio ricorrente “ma non è che poi mi stanca?” sta cedendo il passo alla sperimentazione. Se guardo le riviste degli anni ‘60 e ‘70 rimango affascinato: si usava il colore ed era tutto più “cozy”. Finalmente, dopo anni di tortora e di minimalismo estremo, stiamo riscoprendo anche noi architetti l’uso del colore. Nei miei progetti c’è sempre il colore, che seleziono dopo un attento brief con il cliente: ogni persona reagisce a esso in maniera diversa. Preferisco non pensare a una palette specifica o a una tendenza momentanea, mi piacciono tutti i colori con una naturale predisposizione per il blu, in tutte le sfumature, e il verde, i colori della biofilia (il design biofilico mi appassiona). Il colore però, per essere apprezzato, deve avere uno sfondo bianco: deve creare scenografie, ma pur sempre in un contesto essenzialmente minimale. I materiali che prediligo sono il legno, che riscalda sempre gli ambienti, il vetro, che regala trasparenze, e i metalli neri, veri e propri segni grafici. Non sono un ossessionato dalla ricerca estrema di materiali, mi piace una progettazione che unisce colori, materiali, texture diverse, ma anche estremamente semplice, e non ipertecnologica.

Quanto i suoi committenti sono coinvolti nella definizione degli spazi?

Oggi il cliente è sicuramente più consapevole che negli anni passati, ha più informazioni disponibili, non solo con le tante riviste cartacee, ma con la velocità delle informazioni reperibili online che hanno il sopravvento. Questo, da un lato, è un bene, possiamo lavorare con i clienti in maniera più interattiva e rapida aprendo cartelle condivise su diverse piattaforme, ma, dall’altro, ci sono sempre più clienti che, bombardati da tanta bellezza, proiettano le visioni nelle loro case con aspettative non sempre raggiungibili, che solo un professionista può verificare. Siamo passati da una visione design centred a una user centred. Questo propone all’architetto una sfida: quella di considerare la necessità di un rapporto diverso con i clienti, più maturi e consapevoli. L’ascolto delle loro esigenze è da sempre al centro del mio processo progettuale: ogni casa è diversa perché ogni storia è diversa.

Nell’attenta scelta degli arredi e degli elementi di design, quanto influisce il suo consiglio sui proprietari dell’abitazione?

Mi piace pensare alla casa come il risultato di un processo creativo e partecipativo: ascolto che cosa il cliente ha da offrirmi nella scelta delle forniture, valuto se ci sono pezzi di arredo, magari vintage, che possono reinserirsi, alcuni elementi della loro storia che possono essere ricollocati. Frequentando spesso le fiere e amando la ricercatezza dell’oggetto originale, riesco a proporre anche una lista di pezzi mia personale. In generale, chi si affida ai miei progetti mi segue fino alla fine non solo nella distribuzione degli spazi, ma anche nella scelta dell’arredo e dello styling.

Quali le differenze, le opportunità o le criticità fra una cucina su disegno o industriale?

Dipende dal cliente: ogni casa ha la sua storia. Nell’appartamento romano di The secret garden, ad esempio, la cucina è industriale (Veneta Cucine): abbiamo scelto nella cartella Ral a disposizione un colore verde che poteva abbinarsi nel migliore dei modi al nostro concept. Nel progetto Living in the jungle la cucina è stata realizzata da un artigiano su mio progetto, mentre nella casa finlandese di Fly in the Blue abbiamo addirittura utilizzato un modello Ikea.

Progetto 1/The secret garden

Le vetrate come filtro: nel progetto di questa casa romana il nuovo concept di cucina (Veneta Cucine) separata ma non chiusa, grazie all’inserimento di vetrate che creano una parziale delimitazione dello spazio, accentuata anche dal pavimento diverso rispetto al resto dell’abitazione. "Qui in particolare - spiega Giovannoni - mi sono rivolto a un’azienda che si occupa principalmente di hotellerie e di uffici, Anaunia, che crea vere e proprie pareti mobili eliminando guide a terra e divisori sugli infissi. La cucina è di Veneta Cucine. In questo caso il colore è il fil rouge del progetto: sono uscito dalla comfort zone e abbiamo usato e mischiato molti colori, il verde salvia, il rosso, il celeste e il nero con accessori a contrasto, come le lampade ametista in vetro".

Progetto 2/Fly me to the blue

"Per un giovanissimo cliente finlandese volevo ribaltare il concetto di cucina creando quella che ho definito Social Kitchen" spiega Giovannoni che ha inserito un blocco centrale, un’isola che è diventata il fulcro della zona living. Il committente ama cucinare e invitare tanti amici, quindi l’isola era “di rigore” il centro del progetto, con sgabelli e tavolino da snack per pasti veloci invece di un vero e proprio tavolo da pranzo. "Ma c’è di più. Ho inserito un relaxing box di fronte all’isola per creare uno spazio più friendly e anticonvenzionale: Markus può cucinare e gli amici possono rilassarsi in un ambiente open e originale. La cucina è artigianale, realizzata su mio disegno".

Progetto 3/Living in a jungle

Il connubio fra differenti culture qui è espresso dalla scelta di materiali e colori. Ad esempio, una carta da parati grafica, estremamente decorativa, si accosta a un tappetino viola e a una sedia a contrasto gialla. Anche in cucina, un semplice modello Ikea (siamo a Turku, in Finlandia), tutte le sedie sono in diversi colori vivaci, il bianco delle pareti e del frassino bianco laccato a terra e il legno naturale degli arredi fanno da sfondo ad accostamenti cromatici audaci, che si sposano con il carattere dei committenti.