Un atlante del modo di vivere contemporaneo e al contempo un vero e proprio osservatorio internazionale sul design contemporaneo: è Domus Anthology – Volume II di Valcucine, una raccolta di 18 progetti residenziali realizzati in contesti geografici e culturali profondamente diversi. Le pagine del volume restituiscono una serie di traiettorie comuni che raccontano non solo come si progettano oggi gli interni, ma anche come i valori fondativi di Valcucine (attenzione alla materia, sostenibilità, leggerezza visiva e funzionale, centralità dell’esperienza umana) stiano influenzando la cultura del progetto contemporaneo.

Si viaggia dalla Scozia, dove Cuddymoss di Ann Nisbet Studio (pp. 8–19) indaga il tema della stratificazione storica, all’Australia, con Yarra Valley House firmata da JAM Architects (pp. 20–33) che ribalta il rapporto tra interno e natura, alla residenza progettata da Matteo Perbellini nelle Dolomiti, a San Cassiano (pp. 34–47) che costruisce un dialogo intimo con luce, topografia e bosco. Si prosegue nelle metropoli asiatiche (pp. 48–85): a Shanghai, la Kingdom Villa progettata da MOOOMA Studio – Eva Liu intreccia arte, collezionismo e vita domestica in un unico linguaggio spaziale. A Taipei, il lavoro di Instay Studio lavora invece sulla rarefazione. Nella parte centrale e finale della pubblicazione, dedicata a Europa, Medio Oriente, India e Stati Uniti (pp. 86–223), i progetti firmati da studi quali Meganom, TuTu Studio, HP Lakhani Associates, Carl Abbott, Fusionstudio, Nazareno Architecture & Design e altri ancora mostrano come l’abitare stia evolvendo verso spazi fluidi, privi di gerarchie rigide.

1. La materia come dispositivo narrativo e sensoriale
La materia non è più semplice finitura, ma diventa linguaggio. Pietre fiammate e spazzolate, finiture lignee che conservano la loro vibrazione naturale, vetri opachi o velati che modulano luce e profondità, costruiscono ambienti che parlano attraverso superfici autentiche.

2. La cucina come infrastruttura architettonica dello spazio domestico
La cucina non è un ambiente, ma una struttura organizzativa: orienta i flussi, definisce le gerarchie spaziali, costruisce relazioni visive e funzionali. È la trasformazione di uno degli assunti chiave di Valcucine: la cucina come sistema progettuale flessibile.

3. Il valore della tattilità e della profondità materica
Molti interni mostrano un ritorno al gesto, alla superficie viva: lavorazioni manuali, metalli ossidati, pietre materiche e legni che con le loro venature diventano ambasciatori di identità locali. È la risposta a un bisogno diffuso: riportare nell’abitare una dimensione sensoriale, tattile e umana.

4. La sostenibilità come metodo progettuale, non come estetica
Dalle tecniche costruttive locali ai materiali riciclati o a bassa distanza, fino ai sistemi removibili che preservano edifici storici, emerge una visione della sostenibilità che è processo, non immagine. È un approccio che coincide con quello dell’azienda: valorizzare le risorse, ridurre l’impatto, progettare per durare.



