Paolo Boffi, un visionario che amava la cucina

Si è spento all’età di 85 anni Paolo Boffi, il noto imprenditore che ha scritto pagine determinati per la storia dell’azienda e della cucina italiana

Lungimirante e coraggioso, Paolo Boffi è stato un uomo capace di costruire relazioni strategiche per la sua azienda, fondata nel 1934 dal padre, e per l’intero comparto della industria della cucina che ha sempre riconosciuto in lui un punto di riferimento.

Sia come trend setter, se Paolo si entusiasmava per un prodotto o per una innovazione le aziende partner erano sicure che la strada fosse quella giusta, sia a livello istituzionale quando fu attivo in Assarredo.

Tra i suoi meriti da ricordare, va citata sicuramente la capacità di scegliere “personalità di grande valore”, con cui condividere un percorso che ha portato Boffi Cucine ad essere un riferimento internazionali di prestigio nel mondo dell’arredamento.

Fondamentale il passaggio avvenuto nel 1989 in cui colse da una parte il valore di un giovane Piero Lissoni, che da allora diventò direttore artistico dell'azienda, e dall’altra pianificò il progressivo passaggio di Boffi all’imprenditore Roberto Gavazzi, insieme al quale hanno dato un grande sviluppo all’impresa che oggi rappresenta un polo dell’arredamento di lusso e non solo della cucina, la sua grande passione.

Curioso e dotato di grande intuito, Paolo Boffi aveva i radar sempre attivi e capiva quando un’innovazione poteva tradursi in soluzioni concrete per trasformarsi in un prodotto o in processo produttivo, l’altro suo grande amore che emergeva chiaramente quando ti accompagnava a “fare un giro in fabbrica”, di cui conosceva ogni dettaglio e passaggio. Una competenza che gli riconoscevano in primo luogo tutti gli addetti da cui aveva saputo farsi rispettare e che lo chiamavano con affetto "signor Paolo".

Ma Paolo Boffi era anche un uomo che amava la “buona cucina” e lo spirito conviviale. La sua gioia di vivere e la sua simpatia erano contagiose e catalizzavano sempre l’attenzione, in ogni ambiente si trovasse.

Giustamente la sua azienda lo ringrazia “per il suo contributo importante al made in Italy, per la battuta pronta e l’umiltà di chi ha saputo raccontare una storia così importante, anche e soprattutto dando credito a chi gli è stato accanto in questo percorso”.

Anche io lo ringrazio, perché i nostri incontri sono stati sia piacevoli sia molto interessanti perché con Paolo si rideva e si imparava sempre.

A tutti mancherà il suo spirito e la sua mente curiosa.