La prima monografia di Luca Meda, maestro del design di calibro internazionale, è edita da Silvana Editoriale (2021) e si intitola: "Luca Meda architetture, design e disegni”. Realizzato a cura di Nicola Braghieri, Sabina Carboni, Serena Maffioletti, con saggi critici di Giampiero Bosoni, Rosa Chiesa, Alberto Ferlenga, Beatrice Lampariello, Chiara Lecce, Mario Piazza e Dario Scodeller - il volume sarà presentato il 23 marzo, alle ore 18, presso ADI Design Museum, a Milano, in occasione dell'Italian Design Day 2022. Si tratta di una pubblicazione ricca e coinvolgente che propone un’analisi critica articolata in tutti i differenti aspetti del suo lavoro, un’accurata biografia e un completo catalogo ragionato delle sue opere. Questa pubblicazione segna l’approdo del percorso di ricerca sull’opera di Luca Meda, sviluppato dall’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia, con l’acquisizione in comodato dell’archivio personale, voluto dalla moglie Giulia Balossi Restelli e dalle figlie Chiara e Sofia. L’attività di ordinamento, intrapresa nel 2013, è giunta a compimento con l’ordinamento, l’inventariazione e la descrizione del fondo archivistico. Gruppo Molteni ha sostenuto la pubblicazione con entusiasmo, non solo finanziariamente, ma mettendo a disposizione l’archivio storico che costudisce una parte molto rilevante del lavoro di Meda, uomo azienda, che con la sua simpatia e professionalità ha tracciato la strada dello sviluppo del grande gruppo industriale.
Progettista sapiente e artista inventore, è riuscito a intrecciare prolificamente il mondo della produzione industriale a quello dell’arte figurativa", afferma Nicola Braghieri, uno dei tre curatori della monografia. "I suoi progetti illustrano in maniera sublime il denso legame che ha stretto la cultura d’impresa con la forza inventiva dei suoi artigiani, dei suoi architetti, dei suoi artisti. Il volume “Luca Meda architetture, design e disegni” invita ad una riflessione sulla fragilità del confine che divide l’architettura e il disegno industriale, l’invenzione della memoria. I disegni, i prototipi e i manufatti sono presentati, nel libro, per celebrare la persistenza di poche e precise forme. Sono queste le forme astratte della tradizione figurativa moderna, forme pure, quasi simboli, maturate negli anni di Ulm nella prima stagione di architetto. Forme essenziali, che pur nel mutare del loro uso quotidiano, della loro dimensione o della loro materialità affiorano di continuo, si trasformano, si associano ai modelli della memoria familiare e al repertorio degli oggetti di affezione. Semplici Manufatti e consuete architetture divengono scene di vita felice, si fanno cosa e sembrano pronti ad essere riassorbiti dalla vita che scorre".
Luca Meda e il Gruppo Molteni
In quasi quaranta anni di attività professionale, Luca Meda ha spaziato dall’architettura - spesso in compagnia del suo grande amico Aldo Rossi - al design industriale nel suo complesso, progettando prodotti tecnologici, come radio e televisori per Radiomarelli, piccoli elettrodomestici per Girmi e Moulinex, mobili ed arredi per Molteni&C, Dada; UniFor, Longoni ed Arflex. In particolare, per le aziende del Gruppo Molteni, il designer ha ricoperto il ruolo di art director dal 1968 - anno del suo ingresso in Molteni&C -che gli ha consentito di affrontare a 360° il tema del design industriale, occupandosi non solo del progetto di arredo, ma parallelamente di allestimenti, immagine, cataloghi, fotografia e grafica, di fatto plasmando aziende come Molteni&C e Dada nella forma come oggi le conosciamo. Il passaggio da parte di Molteni&C da una produzione basata ancora nel 1967 su mobili in stile a una di arredi moderni e di design è stata la prima grande sfida affrontata e vinta da Luca Meda, soprattutto attraverso la progettazione di sistemi componibili per la zona giorno e quella notte, alla base della sua pluridecennale collaborazione. Ma in seguito anche arredi singoli che, magistralmente disegnati, hanno permesso dalla metà degli ’70 di sviluppare il concetto di “Casa Molteni “, aggiungendovi alla fine degli anni ’80 anche le cucine.
Per Dada, Luca Meda ha quindi disegnato diversi modelli di cucine: Vela (1993), Pergola ( 1986) e Banco (1994). Ed è proprio quest'ultimo modello, Banco, uno dei più celebri della collezione Dada e tutt'ora in produzione, una collezione destinata ad essere un evergreen. Il concept di Banco ruota attorno alla struttura autoportante in alluminio che sostiene la sottile linea del piano di lavoro. Alla struttura centrale, dove si concentrano le funzioni di cottura e lavaggio, sono sospesi i contenitori sotto-Banco; un vuoto che conferisce leggerezza ed eleganza all'intero volume.
Banco è dunque una cucina ergonomica e funzionale che porta nell'ambiente domestico una postazione da grande chef. Il vero plus di questa cucina sono le infinite soluzioni di composizione rese possibili dalle differenti altezze degli elementi. Oltre alla finitura in alluminio, Banco si presenta oggi con due nuove versioni: bianco verniciato e nero anodizzato, capaci di configurare soluzioni che superano le classiche cucine bianche e nere.
Tra gli altri oggetti di design creati da Luca Meda per Gruppo Molteni si annoverano anche gli arredi per ufficio come Misura (1973) con Richard Sapper e Progetto 25 (1985). Ricordiamo qui solo alcuni dei molti progetti da lui sviluppati: sistemi per la zona giorno come 505 (1972) e Pass (1997), sistemi per la zona notte come 7volte7 (1988) e Glissquattro (1991), Serie Teatro (1982), la libreria Piroscafo (1991) con Aldo Rossi, arredi singoli come Les Beaux Jours (1985), Vivette (1988), Capotavola (1988), Risiedo (1988), Portafinestra (1989) e Primafila (1990). La sua prematura scomparsa ha lasciato inizialmente un grande vuoto in azienda, ma grazie alla sua eredità intellettuale e morale ha consentito a Gruppo Molteni di superare questa impasse ripartendo in seguito verso nuove mete sempre più ambiziose e globali. Non va assolutamente trascurato l’aspetto umano di Luca Meda, non solo professionista preparatissimo, ma anche aggregatore e trascinatore di persone verso l’obbiettivo fissato, sempre con il sorriso sulle labbra. Chi ha avuto fortuna di collaborare con Luca Meda, sperimentando il suo metodo di lavoro, a volte apparentemente caotico, sapeva che tutto cominciava da una sua intuizione magistralmente trasposta su carta, grazie alla sua inseparabile penna Bic: uno schizzo, un dettaglio che man mano si evolveva in progetto sviluppato in ogni dettaglio comprendente non solo il prodotto, ma anche il nome, i set fotografici, i cataloghi e gli allestimenti, atti a presentarlo al grande pubblico. Il tutto in un continuum senza soluzione di continuità.