Il brand Aran ha portato le cucine made in Italy in 120 Paesi, ne parliamo con Renzo Rastelli, AD dell’azienda
Entrando nel sito di Aran Cucine, la prima immagine in home page è un planisfero. Un messaggio inequivocabile sulla internazionalità del Gruppo, rafforzato ulteriormente dal claim: “Aran, la cucina italiana più acquistata nel mondo”.
Una dichiarazione supportata dai dati, come chiarisce Renzo Rastelli, amministratore delegato di Aran World, che spiega quali siano state le strategie che hanno permesso di raggiungere tale leadership e quali siano i prossimi obiettivi.
Partiamo dai dati. Qual è stato il fatturato dei primi sei mesi del 2010 e qual è stato l'andamento rispetto al 2009?
Il fatturato dei primi sei mesi del 2010 ha registrato un +6% rispetto allo stesso periodo del 2009 per quanto riguarda il settore cucine.
Che quota rappresenta l'esportazione e quanti sono i paesi dove siete distribuiti?
L'esportazione rappresenta i 55% del fatturato totale di Aran e distribuiamo i nostri prodotti in 120 Paesi nel mondo nei cinque continenti.
Quali sono state le strategie vincenti e i plus che vi hanno permesso il raggiungimento di tali risultati?
E' stata sicuramente determinante, dal punto di vista strategico, la capacità di adattamento dell'azienda alle esigenze dei vari mercati in cui siamo presenti a livello internazionale, ogni volta in maniera diversa. E poi, l'ottimo rapporto qualità-prezzo della vasta gamma di prodotti che offriamo ai nostri clienti, ha rappresentato il valore aggiunto di Aran Cucine negli anni.
Oggi sono strumenti ancora validi o lo sviluppo su nuovi mercati richiede nuovi approcci?
Rispetto al periodo pre-crisi oggi è fondamentale mantenere fede alle promesse. Inoltre il prezzo è diventato un fattore ancora più importante. Siamo passati da un contesto competitivo “facile” ad un contesto competitivo difficile e complesso, che quindi impone massima attenzione ad ogni aspetto.
In generale, quali possono essere i valori su cui deve puntare la cucina italiana per conquistare il mondo?
Il Made in Italy è forte per quanto concerne il design e il nostro buon gusto nel progettare prodotti può continuare a essere il nostro punto di forza. Purtroppo ad oggi il prodotto tedesco, soprattutto in certi continenti, viene considerato qualitativamente superiore, anche nel servizio. Lo sforzo che viene quindi richiesto all'intero indotto è quello di far sì che il Made in Italy non sia più soltanto sinonimo di design, ma anche e soprattutto di completa affidabilità.
Per l'export di Aran Cucine è più importante la distribuzione attraverso i dealer o attraverso i contractor?
Cerchiamo di curare entrambi i canali, soprattutto in un momento delicato come quello attuale, con una crisi in corso, che ci sta vedendo fortemente penalizzati a causa del nostro precedente sbilanciamento nel settore contract.
Quali sono i paesi che stanno registrando un andamento più interessante e quali quelli in cui storicamente siete più forti?
Sicuramente l'Asia sta crescendo già da un po', anche se non con i numeri che si speravano, bensì con un'ascesa moderata, mentre il mercato europeo, Russia inclusa, e quello statunitense restano i nostri mercati principali.
La vostra vocazione all'internazionalità influenza anche la produzione? Avete delocalizzato alcuni reparti o pensate di farlo in un prossimo futuro?
Abbiamo alcune joint venture all'estero, nelle quali a livello produttivo effettuiamo perlopiù il montaggio dei mobili. Per il resto, la nostra prima azienda è stata fondata in Abruzzo, nel comune di Atri, e ad oggi se ne contano otto, sempre nella stessa zona industriale. Di fatto il 99% della nostra forza lavoro proviene dalla nostra terra. Personalmente resto legato alle mie origini e all'idea che, pur crescendo negli anni, la mia azienda possa restare una grande famiglia, anche per una responsabilità sociale che sento nei confronti del comprensorio in cui vivo e lavoro.
Parlando di mercato interno, la vostra distribuzione ha colto l'opportunità degli incentivi?
Di fatto solo la clientela maggiormente specializzata è riuscita a sfruttare questa opportunità. Credo che soprattutto la GDO sia riuscita a organizzarsi meglio, nonostante il procedimento sia un po' macchinoso.
Quali sono oggi le priorità che individuate per la vostra azienda (processi produttivi, R&D, distribuzione, marketing…)?
Siamo concentratissimi su tutti gli aspetti, perché oggi più che mai sentiamo la competizione con le aziende tedesche e questo ci obbliga a migliorare e ottimizzare i nostri processi produttivi. Inoltre stiamo investendo molto in comunicazione rispetto al passato, affinché cresca la percezione del nostro brand anche da parte del consumatore finale a livello mondiale. Concludendo, non trascuro nessuna opportunità di business perché credo nel mio prodotto. Esattamente 20 anni fa, nell'ottobre 1990, fondammo la Newform Cucine, che da zero divenne la prima azienda italiana per numero di cucine esportate, e tutto questo è stato possibile grazie alla volontà del mio team, al fatto che a vent'anni ho sognato di esportare il Made in Italy nel mondo e ho creduto in quel sogno, realizzato grazie ai miei collaboratori, cresciuti con me, che hanno dato il massimo riuscendo ad ottenere risultati inimmaginabili. Oggi investiamo sul marchio Aran Cucine, con la stessa voglia di fare bene che coltiviamo ormai da anni e con il knowhow acquisito durante la crescita di Newform Cucine. Nonostante l'attuale congiuntura economica, guardo al futuro con fiducia.