Gabriele Centazzo: segnali di futuro

Libertà, bellezza, personalizzazione e sostenibilità. Quattro parole chiave su cui si costruisce la visione del progettista di Valcucine che ha innovato in modo significativo la cucina e la sua vivibilità. Con lui ripercorriamo alcune delle tappe fondamentali che hanno modificato il modo di intendere l’arredo e il ruolo del design.

Quali sono stati gli elementi di innovazione che in generale hanno cambiato l’arredo e il modo di vivere la cucina negli ultimi anni?
Con questa domanda inizia la conversazione con Gabriele Centazzo, riconosciuto come una delle menti più feconde e capaci di immaginare scenari evoluti da una parte e dall’altra di proporre soluzioni concrete che nel tempo hanno cambiato la vita in cucina. Designer e imprenditore, come progettista e fondatore di Valcucine, oggi si concentra solo sulla prima delle sue anime e senza esitazioni risponde alla domanda iniziale: «L’elemento fondamentale che ha guidato la progettazione in Valcucine è stato il senso di libertà. Mentre l’architettura modificava, aprendoli, gli spazi della casa, ho cercato di lavorare innanzitutto sugli elementi pensili che, posti di fronte agli occhi, rappresentavano un muro. La prima soluzione è stata quella di dare maggiore profondità alle basi, che sono diventate da 80 cm, allontanando di conseguenza i pensili».
E con la maggiore profondità si è creato anche uno spazio per un canale attrezzato che, nato in Valcucine, è diventato in breve un nuovo standard capace di arricchire di grande funzionalità la cucina.
centazzofoto«Ispirati dallo stesso concetto sono nati anche la cappa Libera, che ha imposto nuove regole di ergonomia, il pensile Aerius e poi New Logica System grazie ai quali il “muro” citato si è trasformato in “luce”. Uno spazio che ti permette di liberare la mente e di non costringerla in un luogo angusto. In fondo siamo tornati a quel senso di libertà e di calore che si respirava nelle cucine “povere” di un tempo che rappresentavano l’unico ambiente vissuto della casa. Al contrario, il minimalismo sfrenato degli anni precedenti ha creato degli ambienti asettici e anonimi perdendo quel senso di calore di cui si parlava e che invece va ritrovato. Oggi la cucina deve essere sì una macchina per lavorare, e, grazie alle nuove tecnologie, persino un luogo dove è più semplice muoversi, ascoltare la musica e anche connettersi, come si è visto nell’ultima edizione di Eurocucina, ma è fondamentale che sia anche un luogo di condivisione. Per questo per me è necessario porre la massima attenzione all’elemento tavolo, che diventa il fulcro dell’incontro e oggetto capace di coinvolgere tutti i cinque sensi, compreso il tatto grazie alla ritrovata presenza del legno».
Un altro tema molto attuale è quello della personalizzazione, che si cita spesso come elemento chiave per conquistare il consumatore. Ma come è possibile coniugare questa esigenza con la standardizzazione tipica dell’industria? «Ho sempre pensato - risponde Centazzo - che bellezza e gusto nascano dall’armonia della diversità e la natura ha molto da insegnarci a questo proposito. Prendendo l’esempio di una foresta, basta immaginare di colorarla di un unico tono di verde, di trasformarla in un’unica materia, pensiamo alla plastica, di colpirla con un’unica fonte di luce e di dargli un solo suono di fondo: un luogo impossibile da vivere. La natura, al contrario, ha lavorato milioni di anni per imporre la diversità e deve essere l’esempio da cui partire. Per questo il compito dei progettisti deve essere anche quello di mixare diversi elementi in modo da sollecitare tutti i cinque sensi e proporre oggetti unici. In Valcucine abbiamo realizzato questo obiettivo recuperando artigianalità straordinarie che rischiavano di scomparire. Abbiamo lasciato spazio a giovani entusiasti di esprimere le proprie capacità e creatività all’interno di una fabbrica in cui le macchine a controllo numerico lavorano invece per ottimizzare la produzione».
Ultimo esempio di questa ricerca è sicuramente Genius Loci, dove il designer si è concentrato su un luogo preciso, il cassetto, in cui poter esprimere quell’anima artigianale che rende ogni cucina originale e diversa, ma già con la tecnica dell’intarsio su vetro proposta per Artematica si era aperto un capitolo di originalità che ha dato spazio anche alla creatività di artisti famosi, seppure, come ama ricordare Gabriele Centazzo, «il 90 per cento delle cucine con vetro intarsiato siano realizzate su disegno proposto da chi le acquista, a ribadire un desiderio di autentica unicità».
Ma il concetto di personalizzazione per Centazzo va oltre a questo mix calibrato rappresentato dalle cucine citate e diventa un modello di evoluzione industriale. «Dobbiamo renderci conto che l’industria vive in un paradigma non più sostenibile che è quello basato sulla catena apparentemente senza fine del “più consumo, più lavoro, più salario e poi ancora più consumo, più lavoro, più salario… La robotizzazione ha già messo in crisi il paradigma e bisogna modificare l’obiettivo passando dal modello basato sulla “quantità” a quello che si concentra sulla “qualità” e sulla bellezza. Porto spesso l’esempio del rasoio usa e getta che invece può diventare un rasoio di valore che dura nel tempo e di cui si cambiano solo alcune parti. In questo senso il tema della personalizzazione diventa elemento fondamentale per pensare un nuovo modello industriale sostenibile. Soprattutto per il nostro paese che ha un patrimonio straordinario di conoscenza e competenza. In Italia produrre oggetti usa e getta oggi non ha più senso».
E parlando di sostenibilità, Gabriele Centazzo conclude con uno dei temi a lui più cari, che ha distinto negli anni l’azienda che ha fondato e continua a caratterizzare il suo ruolo di progettista, che si è espressso proponendo soluzioni di arredo totalmente disassemblabili e riciclabili.
«Il designer è chiamato a progettare anche il “fine vita” di un oggetto, che sia piccolo come un rasoio o grande e complesso come la cucina. Purtroppo manca ancora una cultura pienamente consapevole da parte del consumatore ma la vera innovazione, anche in cucina, parte da questa ricerca. Tutto il resto, che siano dettagli e componenti o elettrodomestici sempre più professionali e precisi, è una naturale evoluzione del progetto cucina. La sfida più grande per noi rimane quella di lasciare ai nipoti un mondo migliore».

 

*Immagine di copertina: Lo studio della cappa Libera ha costituito una delle prime tappe evolutive del percorso progettuale di Gabriele Centazzo per Valcucine. Come racconta il nome, nasce dall'esigenza di restituire libertà, di movimento e di pensiero, a chi lavora sul piano di cottura.