Elisa Ossino, sensibilità materica e mediterranea

Nell'intervista, l'architetto e designer Elisa Ossino ci svela il suo pensiero progettuale legato alla tradizione artigianale e ai valori del mondo classico e della cultura modernista e mediterranea

Vanta la collaborazione con innumerevoli e noti brand di design e arredo italiani tra cui Boffi, HenryTimi, DePadova, Porro e Salvatori, e con affermati marchi stranieri. E' Elisa Ossino, architetto e designer che lavora nel suo studio di Milano con un team di creativi provenienti da diversi ambiti, occupandosi di interior residenziali e retail, product design, set design, art direction. Elisa Ossino, nell'intervista, ci ha parlato della sua visione del progetto di design e della sua matrice culturale e formativa.

Nei progetti dell’architetto Ossino, il legame con il pensare e con il saper fare italiano è ben presente ed assume una valenza particolare "che agisce su due piani: da un lato c’è la tradizione del nostro design, che è estroversione intellettuale, attitudine ludica, capacità di fondere informalità e teatralità con esiti che riguardano l’abitare, ma che puntualmente innescano profondi richiami alle arti visive, alla nostra concezione del paesaggio, alla visione della natura e alla stratificazione della civiltà urbana", continua Elisa Ossino. "Dall’altro lato, il focus è sull’artigianalità che si rapporta alla materia e ai saperi che - attraverso la lavorazione della materia - si sedimentano, contaminano e trasformano. Per quanto mi riguarda, questi valori si rispecchiano nell’insularità che attiene alle mie origini siciliane e all’appartenenza - per sensibilità - al mondo classico e al sistema di relazioni spaziali, culturali e simboliche del Mediterraneo". Tra gli innumerevoli progetti del suo ricco portfolio, sono significativi, rispetto a questi temi, gli oggetti creati per Salvatori come la madia Plissè, la lampada Urano - realizzata in marmo di Carrara - e i vasi Omaggio a Morandi, anch'essi in marmo, ispirati alle forme rappresentate nelle nature morte del maestro e artista Giorgio Morandi.

La madia Plissè, e lampada Urano disegnate da Elisa Ossino per Salvatori -Foto di Giorgio Possenti

Per le cucine, si annoverano due grandi progetti: la cucina XO e Passione. La prima, la cucina XO, disegnata nel 2024 per Boffi, "è un progetto che guarda a Xila, cucina iconica di Boffi firmata da Luigi Massoni nel 1972, di cui abbiamo ripreso l’apertura sull’anta minimalista e innovativa per l’epoca. XO nasce dall’incontro di due volumi: un grande parallelepipedo ricoperto da una sorta di ponte in pietra Breccia Imperiale, di forte presenza materica, a cui si sovrappone lo snack dalla forma morbida", afferma.

La cucina XO disegnata da Elisa Ossino per Boffi

Opera d'arte ineguagliabile, la seconda cucina da citare è Passione realizzata da henrytimi è costituita da blocchi in pietra tutti scolpiti e lavorati a mano. "Sempre nel 2024 abbiamo presentato, per V-Zug, la cucina Passione, appartenente alla collezione concepita con henrytimi in edizione limitata e numerata. Anche in questo caso siamo partiti dall’intersezione tra volumi, qui in pietra naturale", spiega la Ossino.

L'istallazione V-Zug presso la Pinacoteca di Brera per la MDW 2024, con il la cucina Passione disegnata da Ossino e creata da henrytimi


"La mia cultura è al contempo modernista, improntata sul Bauhaus e sulle sue radici mitteleuropee, che poi s’innestano su altri linguaggi, dal surrealismo al primitivismo al brutalismo. C’è dunque una doppia tensione verso quest’estetica radicale e sperimentale e verso una civiltà che trascende il tempo e assume una dimensione spaziale. Per me il design è soprattutto lo studio di uno spazio di relazione, tra oggetti e persone, profondamente umanista: questa è certamente la parte che riguarda più da vicino
il nostro Paese
".

Riguardo il fare progettuale, Ossino afferma che "ogni progetto deve misurarsi con la capacità di tradurre, in un elemento formale, un contenuto e un messaggio. Da un lato vi è il lavoro concettuale, con una sua urgenza precisa. Dall’altro lato c’è una pratica compositiva che tende all’astrazione e alla rarefazione, alla prevalenza dei segni che caratterizzano lo spazio, che agiscono in modo subliminale con la nostra memoria visiva e che contengono qualcosa di riconoscibile, ma anche sfuggente, sibillino ed emozionale, non esplicitamente funzionale. Questo approccio ha delle ricadute sulla ricerca dei materiali - che per me ha un ruolo importantissimo - e sulla tensione materica che contengono i miei lavori. Tensione che per me è fortemente allusiva alla dimensione artigianale, umanistica e sostenibile del design".