Design sostenibile, il primato dell’arredo

Lo rivela la ricerca Design Economy 2022 di Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design. “Un impegno sistemico” commenta Maria Porro, presidente di Assarredo e del Salone del Mobile.Milano

Per ottenere prodotti più durevoli, riparabili, riutilizzabili, è sempre più elevata la domanda di servizi di design sostenibile trainata in primis dal settore arredo (69%), seguito dall’automotive (56%), dall’immobiliare - ceramiche, pavimenti, fino agli elementi strutturali - (38%), dall’abbigliamento (30%) e dall’agroalimentare (13,3%). Il ruolo centrale del design del settore dell’arredo, chiamato ad accompagnare le imprese italiane nel processo di transizione ecologica e digitale, è emerso dal report “Design Economy 2022”, realizzato da Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design, con il supporto di ADI, CUID, Comieco, Logotel, AlmaLaurea e il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Il rapporto Design Economy, presentato a fine aprile a Milano, offre ogni anno un’importante osservazione quantitativa e qualitativa sul settore del design in Italia, dedicando in questa edizione un capitolo alla relazione tra il settore italiano e la sostenibilità, relazione alla base del nuovo Bauhaus europeo lanciato dalla Presidente von der Leyen nel 2020 per contribuire alla realizzazione del Green Deal europeo da cui emerge l’alto livello di attenzione delle imprese del settore a queste tematiche e il ruolo da protagonista del comparto dell’arredamento.

La presentazione del rapporto Design Economy al Museo Adi di Milano

Competenze e settori in ambito di sostenibilità

Sul fronte delle competenze in ambito di sostenibilità, infatti, il 55,1% delle imprese di design dichiara di possederne di “medio” livello e di “alto” livello nel 33,9% dei casi; specularmente, poco più dell’11% ritiene di avere un livello di competenza “basso” o quasi nullo. Considerando i servizi attualmente offerti, il 57,6% degli intervistati si occupa di design per la durabilità, ossia di progettare il prodotto o le sue modalità di utilizzo in modo tale da migliorarne la manutenibilità, la durata fisica e quella emozionale, mentre il 43,4% progetta prodotti che riducono al minimo l’impiego di materia ed energia e la produzione di scarti (design per la riduzione).

Nel 34% dei casi, gli intervistati progettano prodotti per facilitare il processo di riciclo, mentre il 31,4% offre servizi legati al design per la riparabilità e il 13,3% al design per il disassemblaggio. Il 10,7% si occupa poi del design strategico per la sostenibilità (funzionale alla creazione di framework, kpi e tool per la sostenibilità ambientale) e, infine, il 5,5% si occupa di design per la rigenerazione (funzionale alla rifabbricazione di prodotti con la stessa o diversa funzione d’uso, o alla progettazione di prodotti modulari per favorire il riutilizzo di parti del prodotto).

Focus sull’arredo

Alla luce della crescente e globale consapevolezza ambientale e della crescente influenza delle future generazioni sul mercato del mobile, le aziende di mobili si stanno concentrando sempre più sull’impatto green delle loro attività. Recenti studi hanno mostrato quanto sia importante la vita sostenibile per molti consumatori: oltre la metà degli acquirenti intervistati sarebbe disposta a pagare di più per un prodotto, rispetto alle altre opzioni, se questo fosse più sostenibile.

La crescente consapevolezza ambientale sta stimolando l’impegno per la sostenibilità, come dimostra il recente manifesto FederlegnoArredo promosso da Federlegno e anche la domanda dei servizi di eco design che risponde alle esigenze dei consumatori e che può interessare aspetti del processo produttivo o della vita post utilizzo dei prodotti con effetti sul business, in termini di riduzione dei costi e fidelizzazione dei clienti. Molti i temi progettuali su cui i designer si stanno cimentando per migliorare la sostenibilità del settore, a partire dal packaging. Un’altra sfida è l’uso di materiali sostenibili e l’impiego intelligente ed efficiente delle risorse: dalla progettazione di arredi in materiali bio based o riciclati, fino a sperimentazioni per la ricerca di nuovi impieghi per i sottoprodotti delle lavorazioni industriali. Tra le sfide future c’è quella relativa alla sfera tecnologica e digitale e la domanda nel settore di supporto strategico per riprogettare identità e cultura dell’impresa in un’ottica sostenibile.

L’impegno di FederlegnoArredo e del Salone del Mobile.Milano

Con Fondazione Symbola abbiamo iniziato un percorso tanti anni fa - ha spiegato Maria Porro, presidente Assarredo e Salone del Mobile.Milano -, partendo da una survey interna al nostro comparto che ha evidenziato come la filiera del legno sia già molto avanti, con circa il 60% delle aziende certificate FSC e con il 60% che utilizza energia da fonti rinnovabili. Il nostro ruolo è quello di essere accompagnatori e acceleratori del processo di trasformazione ecologica. Per questo abbiamo scritto un Decalogo nato da un gruppo di lavoro costituito dagli associati e stiamo elaborando delle azioni pratiche per aiutare le aziende a raggiungere certificazioni. L’obiettivo è quello di riaffermare la leadership del settore arredo anche sul versante della sostenibilità”.

Maria Porro
Maria Porro, presidente del Salone del Mobile.Milano e di Assarredo

Anche al Salone - prosegue Maria Porro -, essendo un grande catalizzatore che raccoglie e ispira un’intera comunità da tutto il mondo, abbiamo reso la sostenibilità protagonista, grazie alla guideline fatta con gli allestitori per ridurre l’impatto ambientale della fiera e con la creazione di un’area di 1.400 mq dedicata all’installazione dell’architetto Mario Cucinella, che sarà innanzitutto una grande materioteca di materiali sostenibili già industrializzati. E’ per noi un impegno sistemico, per incidere su tutto il processo produttivo e disegnare una nuova modalità di approccio”.

La mappa del settore

Il settore del design stando al rapporto di Fondazione Symbola conta 30 mila imprese che hanno generato nel 2020 un valore aggiunto pari a 2,5 miliardi di euro con 61 mila occupati. Le imprese si distribuiscono su tutto il territorio nazionale, con una particolare concentrazione nelle aree di specializzazione del Made in Italy e nelle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto, dove si localizza il 60% delle imprese. Tra le province primeggiano Milano (15% imprese e 18% valore aggiunto nazionale) Roma (6,7% e 5,3%), Torino (5% e 7,8%). Le imprese operano per il 44% all’estero (8,9% extra EU), per il 45% su scala nazionale, mentre per il 10,8% su scala locale.