Casa Seletti, pop design in libertà

Divertente, colorata e contemporanea: la casa di Stefano Seletti rispecchia in pieno lo stile del suo brand di oggettistica e complementi. Un percorso insolito tra modernariato, arredi firmati e una giocosa cucina

Partito dai mercatini delle piccole e grandi città italiane è approdato al MoMa di New York, con i suoi oggetti originali dalla forte connotazione artistica. Oggi il brand Seletti vanta collaborazioni con designer, studi creativi e artisti del calibro di Maurizio Cattelan, Marcantonio e Studio Job, solo per citarne alcuni, con i quali ha dato vita a un universo di complementi e arredi fatti di giustapposizioni, contrasti e intuizioni geniali.

Stefano Seletti e famiglia
L’imprenditore Stefano Seletti con la moglie Adriana e le due figlie Petra e Maria, qui ritratti nell’ex fienile adiacente alla casa, dove attualmente è stata ricavata una palestra per la moglie (ex ballerina classica)

Una cifra stilistica che ben si adatta al suo eclettico inventore, l’imprenditore Stefano Seletti, entusiasta innovatore, curioso sperimentatore di sintesi inconsuete. Elementi di carattere che si ritrovano nella sua casa a Cicognara, nella campagna mantovana, dove abita con la sua bella famiglia - la moglie Adriana e le due figlie Petra e Maria -, a poca distanza dalla residenza dei genitori e dalla sede dell’azienda.

Una casa che è un vero e proprio microcosmo, che rappresenta anche il suo rifugio e la sua storia: «Sono nato qui, nella bassa padana - racconta Stefano Seletti - fatta di pioppeti, argini, nebbia e tutto il resto. Di fronte alla casa in cui abitavo da ragazzo con i miei genitori c’era questa abitazione, che io guardavo ogni giorno dalla finestra della mia camera: in mattoncini rossi, con un tralcio di vite sulla facciata, abitata da una signora anziana, con le sue galline e l’orto.

Esterno casa Stefano Seletti
Una vista dall’esterno. La casa principale in mattoncini rossi è dei primi del ’900; la costruzione a fianco di colore bianco è l’ex stalla-fienile. Qui è stata ricavata la veranda. Al piano superiore un appartamento per gli ospiti, molto differente per stile dal resto della casa. Qui prevalgono i toni del bianco, scaldati da macchie di colore (ph. Gianni Basso/Vega MG).

Era una casa vecchia, non antica, e io già allora ne ero affascinato. Quando la signora purtroppo se ne andò, la casa fu messa in vendita e i miei genitori la comprarono. All’inizio fu utilizzata come casa di campagna, ma negli anni diventò sempre più mia: pranzi e cene tra amici, le partite in tv, la musica, ascoltata e suonata.
Proprio in quel periodo iniziai un poco ad allestirla, soprattutto al piano terra, ma in modo davvero sommario. Dopo qualche anno conobbi mia moglie e decidemmo di andare a vivere proprio lì. Ma convinti che assolutamente non sarebbe mai diventata la casa della nostra vita».

Iniziano così i primi lavori di ristrutturazione, senza troppi investimenti ma con tutto il gusto e la creatività della giovane coppia.

«La nostra idea - spiega Seletti - era di fare qualche lavoro in economia. Pertanto ho ricoperto le piastrelle del pavimento con assi di abete, il legno più economico sul mercato, ma molto tenero, e quindi soggetto a rovinarsi rapidamente, e ho fatto dipingere le pareti con una pittura spatolata, una tecnica non uniforme molto utilizzata nelle case di campagna di questa zona, utile per nascondere le eventuali imperfezioni apportate dal tempo, nei colori accesi che ancora vede alle pareti. Sono i colori che ritrova nelle case di qui».

Segni e sintesi di personalità
La casa che doveva essere provvisoria, mentre la coppia inizia a viverci, comincia a lasciare il segno e ad essere a sua volta “segnata”.

«Quel pavimento il cui aspetto negativo doveva essere il fatto di rovinarsi molto velocemente, registrava visibilmente i calpestii e i percorsi degli abitanti, delineando i nostri ritmi e i nostri spostamenti. I quadri che appendevamo e poi toglievamo lasciando solo il chiodo, tutte le prove e i ripensamenti, lasciavano il segno. È stato allora che abbiamo iniziato ad affezionarci, perché era diventata davvero solo nostra. L’abbiamo trattata con così poca delicatezza che ha acquisito immediatamente una personalità molto forte; l’abbiamo vissuta in modo così spontaneo, colorandola, aggiungendo, togliendo, senza paura di sbagliare o di osare, che è diventata un percorso molto vicino alla nostra vita. Questa casa mi ha insegnato che potevo avvicinare anche arredi o colori in forte contrasto, riuscendo così a dar vita a una sintesi del tutto personale. Potremmo definirla pop, eclettica, ma è soprattutto “mia”. Molto simile al mio brand: non piace a tutti, può non essere capito, ma piace a molti e comunica sentimenti».

Tra contrasti e sovrapposizioni

Il risultato è una casa molto vissuta, caratterizzata da un impatto cromatico rilevante, che esprime uno stile contemporaneo mai banale, spesso spiazzante e sorprendente.

«Apprezzo il colore - conferma Seletti - tanto quanto il bianco e il nero; mi piacciono molto i dettagli colorati e la sovrapposizione non necessariamente coordinata delle tinte. Non mi piacciono gli abbinamenti studiati, apprezzo invece i contrasti; così come qui a casa mia, che racconta lo stile e l’anima delle persone che la abitano, non la perfezione dell’accostamento». “Imperfetta” e insieme unica, casa Seletti, dove si rincorrono pezzi di design come il divano Moroso e lucine colorate simil Natale, opere d’arte alle pareti e caos di adesivi, arredi ironici e modernariato pop.

Living Casa Stefano Seletti
La zona living è coloratissima: arredata con divano Moroso, tappeto Toilet Paper, tavolino Gufram. Alle pareti, così come in altre stanze della casa, i dipinti della pittrice brasiliana Isabelle Tuchband, amica di famiglia (ph. Gianni Basso/Vega MG)

Una cucina confusa e felice

Anche la cucina esprime questo gusto eclettico apparentemente spontaneo: “la più economica” del mondo, la definisce lo stesso Seletti, perché è stata allestita quando la casa non era ancora vissuta come definitiva. Ecco allora tanti pezzi accostati tra loro: dal lavello di ceramica bianca (corredato di tendina naif per coprire il sottolavello) alla vecchia cucina Smeg, dai lampadari “della nonna” agli armadietti artigianali di legno a colori pastello, dalle scaffalature di acciaio alla miriade di oggetti “confusi e felici” stipati in ogni spazio.

Zona pranzo casa Seletti

Un caos colorato e molto personale che però non sconfina nel piano superiore della casa, destinato agli ospiti. Qui, sorprendentemente, pochi colori pieni spezzano la prevalenza del bianco, quasi a lasciare spazio alla personalità di chi vi soggiornerà. Ma non mancano pezzi di design e soprattutto tocchi di sapiente ironia. Lo stile Seletti, è inevitabile, si fa sentire anche qui.

Nell'immagine in apertura: la cucina “più economica del mondo”, secondo la definizione di Stefano Seletti, «è stata allestita quando la casa non doveva diventare definitiva: c’è un classico lavello in ceramica bianca, una lavastoviglie con top di faggio che funge da ripiano e tagliere, una cucina Smeg (lo spaccio aziendale è a pochi chilometri) e uno scaffale in acciaio, di quelli che Seletti importava dalla Cina».