Antonio Citterio, ovvero il design italiano riconosciuto e riconoscibile in tutto il mondo. Un’idea di progetto che si distingue per una cifra stilistica capace di combinare una modernità discreta ed elegante a una meticolosa attenzione al dettaglio.
“Il mio approccio al design - spiega Antonio Citterio - si fonda su tre elementi essenziali: funzionalità, qualità e durabilità. Un progetto ben fatto deve rispondere alle esigenze pratiche di chi lo utilizza, senza compromessi sull’eleganza e la coerenza formale. Credo che il design non sia mai un gesto isolato, ma il risultato di un processo che unisce innovazione tecnologica e rispetto della tradizione.

Il design italiano dei prodotti Arclinea - prosegue Citterio - si esprime attraverso il concetto di ‘ergonomia’. Ogni cosa al posto giusto, ogni funzione all’altezza delle prestazioni. Ricerca del corretto posizionamento delle attrezzature, dei piani, degli elettrodomestici per facilitare il lavoro, la visuale, gli spostamenti. Molti progetti per Arclinea, da Italia a Convivium, sono di fatto progetti di ‘soluzione’, che risolvono e soddisfano esigenze di distribuzione ed utilizzo dello spazio”.
Competenze, cultura, genius loci del territorio sono elementi che traspaiono dalla sua idea di design?
Assolutamente sì. Il design non nasce nel vuoto, ma è il frutto di un contesto culturale e produttivo ben preciso. L’Italia ha una tradizione manifatturiera unica, fatta di saperi artigianali e capacità industriali che convivono in equilibrio. Lavorando con aziende come Arclinea, ho sempre cercato di valorizzare questa sinergia tra artigianato e innovazione. La cultura del progetto è un valore fondamentale: significa comprendere la storia di un materiale, la logica produttiva, l’evoluzione degli spazi domestici e il modo in cui le persone li vivono.

Esiste una riconoscibilità del design italiano?
Sì, ed è legata a una visione del progetto che unisce rigore, eleganza e funzionalità. Il design italiano non è mai puramente decorativo, ma ha una sua razionalità intrinseca. È una scuola di pensiero che parte dall’architettura e arriva fino al prodotto, basata sulla ricerca di soluzioni intelligenti e mai banali. Per questo i prodotti italiani hanno spesso un’identità forte e riconoscibile, ma senza essere ostentati.

In che modo si traduce nei progetti che realizza?
Ogni progetto nasce da un’analisi attenta del contesto e delle esigenze funzionali. Nel caso delle cucine, il mio obiettivo è sempre stato quello di superare l’idea di arredo e di portare il progetto su un piano architettonico. Una cucina non è un insieme di mobili, ma un sistema integrato, pensato per ottimizzare il lavoro e la convivialità. L’introduzione dell’isola centrale, ad esempio, ha ridefinito la dinamica dello spazio domestico, trasformando la cucina in un ambiente aperto e sociale, più vicino a quello dei ristoranti professionali.

In particolare, nel pensare un prodotto complesso come la cucina?
La cucina è un progetto affascinante perché è un ecosistema complesso. Ogni elemento, dai piani di lavoro agli elettrodomestici, dalle finiture all’illuminazione, deve dialogare con gli altri in modo coerente. Con Arclinea ho sempre lavorato sulla sintesi tra tecnologia e artigianalità, creando soluzioni che fossero altamente performanti, ma anche accoglienti. L’uso dell’acciaio inox nella linea Italia ha introdotto un’estetica rigorosa e professionale, mentre con Mediterranea abbiamo riportato il calore del legno, avvicinando la cucina al contesto domestico. Ogni scelta è mirata a trovare il giusto equilibrio tra efficienza e piacere d’uso, perché cucinare non è solo un’attività funzionale, ma un’esperienza che coinvolge i sensi e la socialità.