Nel 2024 il mercato degli affitti brevi in Italia ha generato un giro di affari complessivo di 66 miliardi, dieci in più dell’anno precedente, tra prenotazioni dirette (13 miliardi), indotto (52 miliardi) e ristrutturazioni, arredi e manutenzioni (1 miliardo). A fotografare il settore è la ricerca Mappatura, provenienza e redditività del patrimonio immobiliare italiano immesso sul circuito degli Affitti Brevi, presentata alla Camera dei Deputati il 24 febbraio da Marco Celani, presidente di Aigab (l’Associazione degli operatori e dei gestori dello short rent). Dalla ricerca è emerso anche che sulle piattaforme di affitti brevi sono state inserite 496.000 case (ma sono 9,6 milioni le seconde case inutilizzate in Italia) e il 96% di questi immobili appartiene a privati, mentre un quarto di essi è gestito da operatori specializzati, i così detti property manager. Nel frattempo cresce il numero di strutture nate per la ricezione che si ispirano allo spazio e ai concetti di accoglienza di una abitazione domestica, con tanto di cucina, come dimostrano anche alcuni esempi che riportiamo.
La sfida dell’home staging turistico
Dai numeri è chiaro che stiamo parlando di un mercato in grande espansione, che richiede competenza e professionalità per gestire al meglio una competizione sempre più agguerrita. Lo dimostra anche l’importanza che ha assunto la disciplina dell’home staging turistico, in Italia molto recente, come racconta Gaia Monfrini, che da circa quattro anni si occupa di intervenire sulle case destinate agli affitti brevi per renderle “uno spazio unico, distintivo, capace di suscitare emozioni e di contribuire a far vivere un’esperienza positiva a chi soggiorna anche solo per poco tempo in una località”. Ma come si diventa home stager turistico?
Le competenze richieste
Per Gaia Monfrini il punto di partenza è stata una passione/ossessione per l’interior che nasce fin da piccola, viene alimentata dagli studi artistici, consolidata da esperienze come quella di senior buyer di Westwing (uno dei portali più grandi e attrattivi nel mondo della casa), e affinata attraverso specifici corsi in interior design (allo IED) e in home staging turistico, dopo aver deciso che questa sarebbe stata la sua nuova sfida professionale. “Tutto è iniziato quando ho deciso di mettere sul mercato degli affitti brevi la mia casa di Milano. Una prima esperienza che mi ha fatto capire che non basta la passione, o il così detto senso estetico, ma ci vogliono anche conoscenze specifiche trasversali che comprendono raffinate strategie di marketing e un monitoraggio costante dei nuovi trend, stilistici e di mercato. Stiamo parlando di un settore dove tutto cambia molto velocemente e per questo è molto importante anche il lavoro che svolgono le due associazioni di riferimento più importanti, l’Associazione professionisti home staging Italia e l’Associazione nazionale home staging lovers, che permettono di essere sempre aggiornati e favoriscono un confronto importante tra i professionisti”.
Esperienza a cinque stelle
Da allora Gaia non si è più fermata e oggi lavora a fianco di property manager per assicurare agli ospiti di Bed & Breakfast e case in affitto breve la migliore esperienza possibile e ai proprietari quelle ambite cinque stelle nelle recensioni che sono l’obiettivo di ogni host. “Per ottenerle bisogna saper stupire ed emozionare al tempo stesso, superando addirittura le aspettative che nascono vedendo le foto sui portali dedicati. È li che si gioca la partita iniziale, perché oggi l’offerta è molto ampia e bisogna sapersi distinguere, ma la promessa va poi mantenuta”.
Lavorare sull’identità dello spazio
Quali sono dunque le regole da seguire per rendere distintiva e attrattiva una casa? “Innanzitutto si parte dall’analisi del target a cui si rivolge l’abitazione, dalla storia della struttura e dagli arredi preesistenti (nella maggior parte le case sono già ammobiliate), che possono essere valorizzati e trasformati in punti di forza. Sulla base di questa analisi si lavora sull’home decor con interventi mirati, scegliendo oggetti il più possibile unici e, se possibile, in grado di raccontare una storia, magari legata alle tradizioni artigianali del luogo. Nello stesso tempo si procede anche sul decluttering perché è meglio meno che troppo, soprattutto quando si parla della cucina”.
Cucina, le regole dell’accoglienza

A questo proposito, come deve essere la cucina, quanto spazio deve occupare e quanto è importante il suo ruolo in una casa destinata a uso turistico? “Nella maggior parte dei casi gli ospiti tendono a mangiare fuori casa, ma stiamo assistendo a una nuova tendenza che, forse per ragioni di budget più limitati, vede un utilizzo della cucina anche per preparare e consumare i pasti in casa. A maggior ragione, quindi, l’assetto dello spazio deve essere studiato in ogni dettaglio: il table setting, cioè l’arte di apparecchiare la tavola, e la creazione di zone emozionali come il corner breakfast, diventano elementi strategici, capaci in pochi secondi di attirare l’attenzione attraverso le fotografie. Prima di tutto, però, la cucina deve apparire ordinata, pulita e pratica, anche quando si tratta di arredi un po’ datati. E deve essere confortevole e accogliente, tanto più che nella maggior parte dei casi è integrata con il soggiorno. Ci sono poi delle dotazioni che sono indispensabili, come alcuni elettrodomestici immancabili: microonde, macchina per il caffè, tosta pane e bollitore elettrico. In definitiva, credo che il ruolo svolto dallo spazio cucina sarà sempre più rilevante, perché fa parte integrante dell’esperienza che i turisti vogliono vivere durante il loro soggiorno, anche se breve. Le aspettative sono sempre più alte e sta a noi home stager creare l’effetto wow”.




