A Mestre, una mostra dedicata al Gusto

SI chiama "Gusto! Gli italiani a tavola. 1970-2050" l'ambiziosa mostra allestita a M9, il Museo del '900 di Mestre. Attraverso un percorso scandito in stanze, la mostra mette in scena un vero e proprio atlante del gusto italiano degli ultimi 50 anni, con uno sguardo proiettato verso il futuro

Si è inaugurata il 25 marzo al Museo del '900 di Mestre la mostra GUSTO! Gli italiani a tavola. 1970-2050. In programma fino al 25 settembre, la mostra è un viaggio nella gastronomia italiana, attraverso oggetti, immagini e attività esperienziali.
Curata da Massimo Montanari e Laura Lazzaroni e allestita su progetto di Gambardellarchitetti e grafica di Camuffolab, la mostra racconta la simbiotica relazione tra gli italiani e il cibo e arricchisce la narrazione con un palinsesto di iniziative collaterali che prevede interventi di chef e divulgatori del gusto attraverso attività didattiche, laboratori di cucina, show cooking ed eventi culturali.

 

 

Un programma ricco così come è generoso il percorso offerto dalla mostra che fa parte di una trilogia di iniziative che vogliono rilanciare questo bellissimo Museo inaugurato nel dicembre 2018 che, unico in Italia, racconta attraverso l'esposizione permanente gli aspetti storici e sociologici che hanno caratterizzato l'Italia nel secolo scorso. Rimasto a lungo chiuso a causa della pandemia, oggi M9 riparte con la sua mostra permanente caratterizzata da una esposizione multimediale e interattiva e con la mostra GUSTO! Gli italiani a tavola. 1970-2050, accompagnata da un volume edito da Marsilio Arte con saggi dei curatori e di esperti.

Le stanze del Gusto

Il filo narrativo collega riti del passato al presente e si spinge oltre proiettandosi nel futuro. Moltissime le tematiche affrontate attraverso le otto stanze del gusto, dall'italianità del cibo racchiusa da una monumentale tavola periodica degli ingredienti- un elenco apparentemente infinito di prodotti che insieme rendono possibile e sempre diversa la cucina italiana con circa 1800 prodotti DOP, DOCG e IGP - al "gusto della casa" inteso come passione per il design della casa.
Uno spazio in cui il piacere del cibo fatto in casa si percepisce attraverso video di italiani a tavola, interviste, immagini e anche cucine esposte – come la Minikitchen di Joe Colombo per Boffi (1964) o la Cucina Long Line di Salvarani (1972) – o ancora la scenografica Iper Cucina, con alcuni elettrodomestici, come il forno di Neff, che diventano il simbolo dell’evoluzione tecnologica che la modernità ha introdotto. Della stessa sezione fa parte anche la rassegna curata da Giulio Iacchetti sugli oggetti iconici che hanno animato, e continuano a farlo, le nostre case: scolapasta, grattugie, oliere e una ricca selezione di caffettiere sono i protagonisti della "tavola del design".

Lo sguardo si sposta sul concetto di "gusto fuori casa" con la stanza dedicata alla ricerca dei grandi chef, al gusto dell'industria, che coniuga tradizione locale con le logiche globali,  a quello del viaggio, attraverso le molteplici contaminazioni tra culture diverse, per arrivare a definire le riflessioni odierne su temi come la nutrizione e la salute e spostare infine lo sguardo al gusto del futuro.
Una stanza che si proietta in scenari possibili partendo da ricerche attualmente in corso, da un lato rivolto verso le innovazioni tecnologiche (spazio e coltivazioni sperimentali anche sulla Terra), dall'altro focalizzato sulla trasformazione delle abitudini alimentari, con una interessante racconto sullo Space Food, dove si incontrano le sperimentazioni che negli anni hanno fatto progredire i menù di bordo delle missioni spaziali e quelle che stanno immaginando il modo in cui produrremo cibo su pianeti lontani. In questo contesto, svetta la "cucina ad albero" realizzata con gli elettrodomestici della linea studioLine di Siemens. Un totem che partendo dal presente ci proietta nella tecnologia del futuro, con le sue innovazioni e il suo mondo connesso.

Chiude la mostra "GUSTO! Gli italiani a tavola. 1970-2050", una domanda aperta sugli spaghetti del futuro: che forma assumerà da qui a trent’anni il piatto preferito degli italiani.