A casa di Francesco Librizzi

Francesco Librizzi, architetto e designer, ha scelto per sé una casa inondata di luce, con una sequenza di finestre sulla Stazione Centrale, uno dei punti cardini della città dove da tempo vive e lavora

Architetto di caratura internazionale, Francesco Librizzi ha scelto la metropoli lombarda come luogo elettivo in cui vivere e lavorare.
Da poco si è trasferito nella sua nuova casa milanese che ha progettato e seguito in prima persona in ogni passaggio, compresa la posa dello straordinario pavimento in seminato che unisce tutta la zona living.

Un’abitazione che lo rappresenta al 100% per cento e di cui si è innamorato a prima vista “perché è un appartamento urbano pieno di luce, con una vista ampia sulla stazione Centrale, uno dei punti cardini della città. La pianta originale era molto difficile ma mi sono lasciato guidare dall’espansione delle finestre e dallo straordinario affaccio. Una visione che abbraccia anche due opere di Giò Ponti. Da una parte il grattacielo Pirelli, un faro che tiene insieme la città, e dall’altra il palazzo Montedoria, edificio caratterizzato dalle piastrelle verdi disegnate dallo stesso Giò Ponti”.

 

Omaggio a Gio Ponti

Un maestro da sempre molto amato da LibrizziDa tempo mi sento parte di un turbine “giopontiano” e non solo perché è un riferimento alto per tutti, come spiego sempre ai miei studenti quando insegno la storia del design. Il suo ingegno si è espresso dalle mattonelle ai palazzi e anche io come professionista non trovo spazio solo su una scala, ma opero in modo trasversale.  E a ribadire il mio legame con lui, dal 2017, sono art director di FontanaArte, il brand fondato proprio da Gio Ponti nel 1932”.

Nella sua nuova casa non poteva, dunque, mancare un omaggio al maestro e Librizzi ha voluto dedicare a lui una delle due quinte che scandiscono la sequenza di ambienti in cui è suddivisa la zona giorno. “Volevo uno spazio fluido e aperto ma volevo anche evidenziare la specificità delle diverse aree. L’obiettivo l’ho raggiunto inserendo due elementi, vere e proprie quinte teatrali, che separano e uniscono al tempo stesso. E per rivestire la parete tra la cucina e il living sono riuscito a trovare gli ultimi sette metri quadri delle piastrelle originali utilizzate per il Palazzo Montedoria”.

Una casa fluida

Così una divisione tecnica (dietro si cela la zona operativa della cucina) si è trasformata in un elemento decorativo e iconico a cui fa da contraltare la quinta opposta che apre sulla zona studio realizzata in ebano fiammato. “Emerge la mia idea teatrale dello spazio con sfondo. Un concetto che ha origini in quel barocco scenografico che troviamo a Palermo, la mia città, e in tutta la Sicilia”.
Gli ambienti sono tutti collegati e, lo sottolinea anche la continuità dello splendido pavimento, e consentono di muoversi nello spazio con libertà di movimento e di sguardo come racconta molto bene Librizzi nel video tour che racconta la sua casa.  Una visione dello spazio che si esprime attraverso le scelte essenziali ma ricche di significato che Librizzi ha fatto per la sua casa. “Ogni elemento scelto ha una grande personalità e la sfida è stata proprio quella di inserirli in un progetto coerente dove tutto avesse il massimo significato e nulla fosse superfluo”.

In cucina tra tecnologia e teatro

Anche la cucina risponde a questi criteri.  Realizzata in alluminio millerighe con piano di lavoro in marmo nero assoluto, ha uno schienale realizzato con uno specchio color champagne, che ancora una volta consente un gioco di riflessi scenografico perché “anche la cucina è teatro”.  Di fronte, nascosto dalla parete “giopontiana”, il blocco a tre colonne total black che integra forno e frigorifero da incasso.

L’integrazione degli elementi tecnologici è stata una delle mie priorità ed è per questo che ho scelto il piano a induzione e il forno coordinato di Siemens della collezione Studio Line. Due proposte di alto livello tecnologico il cui design è pensato per armonizzarsi con tutto il sistema cucina”.
Una scelta ancor più consapevole visto che Francesco Librizzi è ambassador di Siemens dal marzo di quest’anno.
L’assonanza con il brand è stata immediata perché esprime valori, simbolici e funzionali, che condivido in pieno. Siemens ha una tecnologia avanzata ma l’uomo è sempre al centro dell’attenzione. Pur non essendo un cuoco mi sono ritrovato a sperimentare e cucinare con ottimi risultati - penso ad esempio a un branzino cotto perfettamente grazie al sensore - e ho capito che l’intelligenza a bordo degli elettrodomestici Siemens permette a chi li usa di migliorare e personalizzare l’esperienza. In generale, la tecnologia nella sua forma migliore parte sempre da una memoria collettiva di tutti i gesti che migliaia di esseri umani hanno provato a fare e li ottimizza senza essere prevalente e prevaricatrice. Il brand Siemens esprime tutti questi valori. Non celebra il lusso ma ti aiuta a migliorare la tua quotidianità. Per quanto mi riguarda mi ha aiutato anche a vivere la convivialità nella mia nuova casa con molta più passione. Un piacere che abbiamo apprezzato tutti ancor di più dopo il lungo lockdown, il cui unico merito è stato quello di vivere di più la propria casa. Nel mio caso è ancora più grande perché la sento come la mia dimora definitiva, dove ho potuto esprimere finalmente la mia personalità e la mia professionalità”.

Nota biografica 

Nato a Palermo nel 1977, Francesco Librizzi si laurea in architettura nella sua città natale ma fin dall’inizio sceglie Milano come luogo elettivo per lavorare. Nel 2005 fonda l’atelier di progettazione Francesco Librizzi Studio, dove sviluppa progetti di architettura, interni, design e installazioni temporanee. Suoi i progetti di alcuni celebri interni privati, dove si distinguono particolarmente le sue scale, diventate presto famose nel mondo. I  numerosi premi vinti, tra cui “AZ Awards 2015 Best Residential Interior” e “Premio Archmarathon 2015 Private houses” testimoniano ulteriormente la sua crescente importanza nel mondo del progetto.
Oltre al privato, Francesco Librizzi si è dedicato anche ad allestimenti per istituzioni come la Biennale di Venezia, per cui ha firmato il progetto del Padiglione Italia nel 2010 e di quello del Bahrein nel 2012. La mostra monografica “Gino Sarfatti: il design della luce” allestita in Triennale è stata premiata con la Menzione d’Onore al Compasso d’Oro come miglior allestimento.
Lo studio Librizzi è molto attivo anche nel campo del design. Dopo un esordio fortunato con il riconoscimento del Prix Émile Hermès nel 2008, prosegue la sperimentazione nel mondo del prodotto, e dal 2017 l’architetto collabora con FontanaArte, celebre marchio di illuminazione fondato da Gio Ponti nel 1932, disegnando la famiglia di lampade Setareh e diventandone l’attuale Art Director. Dal 2020 è ambassador per il brand Siemens.