Materiali sostenibili, come orientarsi nella ricerca

La parola a Emma Clerici e Manuela Bonaiti, specialiste in CFM design e fondatrici dello studio Baolab, che spiegano principi di scelta e di comunicazione corretta

"La ricerca su materiali a basso impatto ambientale è da sempre un pilastro del nostro studio, attivo da quasi vent’anni, ma l’interesse delle aziende è cresciuto esponenzialmente negli ultimi tempi. Se cinque anni fa solo il 10% delle richieste riguardava materiali sostenibili, oggi questa quota ha raggiunto il 50%". A dichiararlo sono Emma Clerici e Manuela Bonaiti, specialiste in CMF design (Color, Material and Finish) e fondatrici, nel 2007, di Baolab, studio di ricerca e consulenza su materiali e tecnologie avanzate. "È cambiato anche il nostro approccio - continuano - perché è maturata la consapevolezza che i materiali siano parte integrante di un progetto e che, da soli, non bastino a definire "green" un prodotto. Oggi è più semplice reperire materiali sostenibili, ma la vera sfida consiste nel capire come vengono applicati, trasformati e come evolvono nell'intero ciclo di vita del bene. Per questo abbiamo creato un sistema di mappatura basato sull’LCA (Life Cycle Assessment). Questo strumento ci permette di orientarci in uno scenario in continua evoluzione, diviso tra la libera sperimentazione delle startup e le ricerche più lente, ma strutturate, delle aziende consolidate".

Questo panorama alimenta la vasta materioteca di Baolab — curata anche grazie a un collaboratore dedicato — che include sia materiali derivati dal recupero di scarti (upcycling), sia materiali bio-based, generati da componenti organiche. In questo ambito, le fondatrici suggeriscono di preferire componenti self-growing (come i miceli coltivati in laboratorio) rispetto a risorse provenienti da coltivazioni remote. È fondamentale valutare l'origine dei componenti e l'impatto dei processi industriali necessari alla loro trasformazione. "La ricerca sull'upcycling è oggi molto consolidata e i risultati sono raffinati anche dal punto di vista estetico, parametro ancora essenziale per il successo di un'applicazione. Inoltre, meno elementi compongono la miscela di un agglomerato, più facile sarà recuperare il materiale a fine vita". Un esempio virtuoso è Brokis Glass, una lastra realizzata con frammenti di vetro ricavati da scarti di produzione. Il progetto nasce dalla collaborazione tra la storica vetreria Janštejn Glassworks e il brand di illuminazione Brokis, entrambi della Repubblica Ceca: una sinergia che nobilita materiali di scarto in un processo sostenibile.

Alcuni esempi delle lastre in vetro riciclato proposte da Brokis Glass

Brokis Glass è stato uno dei protagonisti della mostra Innovating Beauty [enhanced natural materials], curata da Baolab durante l'ultima Design Week. "In quell'occasione abbiamo messo a confronto ricerche trasversali, dall'automotive alla moda fino all'arredo. Una sintesi del nostro scouting che ci permette di agire come trait d'union tra competenze e campi applicativi differenti".

Proposto da Filippi 1971, VittEr® è un un multistrato di carta compatto ideale per l’outdoor e l’interior design. È stato selezionato da Baolab per la mostra Innovating Beauty

In qualità di consulente strategico, Baolab affianca le imprese anche nella costruzione di una comunicazione corretta. "Bisogna evitare il greenwashing, ma anche la tendenza opposta: l'omissione dei progressi aziendali compiuti per ridurre l'impatto ambientale. Sappiamo che è un percorso complesso e lungo, ma ogni progresso, anche minimo, è meritorio. Il consumatore è gratificato quando compie acquisti che generano benessere per sé e per il pianeta".