Parte Terza: i gruppi strategici

rapporto aziende cucina –

In questa sezione l’analisi delle imprese raggruppate per gruppi strategici omogenei

L'inchiesta esclusiva di Ambiente Cucina prosegue con l'analisi dei dati dei bilanci delle imprese raggruppate per gruppi strategici.




Gruppi strategici: valore della produzione, margini di redditività e propensione all'export

Mettendo a confronto i tre gruppi strategici si nota che, come nell'anno precedente, le aziende del gruppo DQ nel loro complesso riescono ad assorbire, pur con pesanti deterioramenti dei dati economico-finanziari, l'impatto congiunturale.

Il fatturato aggregato scende da € 274 ml a € 240 ml (-12,5%) e l'EBITDA da € 27,5 ml a € 21,5 ml (-11,8%). Molto più marcato e' il calo dell'EBIT, per l'impatto degli ammortamenti che sono un costo fisso e nel breve periodo sostanzialmente indipendente dai volumi di attività. Esso scende da € 16,3 ml a € 9,6 ml (-41%). A livello di risultato netto il gruppo riesce a rimanere in nero con un utile di 1,5 ml a fronte dei 5,7 dell'anno precedente (-74%).

Nell'ambito del gruppo gli andamenti sono piuttosto differenziati. Boffi mostra un'ottima tenuta dei margini, che rimangono sostanzialmente allineati a quelli dell'anno precedente in valore assoluto pur a fronte di una contrazione del fatturato del 16% circa. Lo stesso accade per  Schiffini, che vede un calo del fatturato del 19% e mantiene i suoi margini in valori assoluti allineati a quelli dell'anno recedente. Mantengono un EBITDA soddisfacente sia Poliform che Valcucine, che invece vedono una forte compressione dell'EBIT e dell'utile netto, che rimangono comunque positivi e sostanzialmente, date le circostanze di mercato, soddisfacenti. Arc Linea, che da circa un biennio era riuscita a risollevare una situazione economico-finanziaria pesante, vede il suo EBITDA tornare vicino allo zero e la redditività operativa e netta diventare negative, seppur in termini meno pesanti rispetto al passato.

Di fatto il gruppo DQ - Design e Qualità - torna ai fatturati del 2006 e a margini che rispetto a quell'anno subiscono una contrazione fra il 30 ed il 70% circa, a seconda del livello ai quali vengono misurati.(TABELLA 8)

I risultati del gruppo MP - Marchio e Prodotto - , già in peggioramento da un biennio, calano fortemente anche nel 2009. Il gruppo vede scendere il suo fatturato aggregato del 12% circa, un risultato non tropo dissimile dagli altri due gruppi strategici, ma subisce un tracollo della redditività. L'EBITDA scende del 30% e si attesta al di sotto del 4%, un risultato molto modesto. L'EBIT aggregato cambia di segno, passando da un risultato aggregato di circa 12 ml ad un risultato negativo di un milione. La perdita netta, già presente nell'anno precedente peggiora ulteriormente passando da 7,2 ml a 27,3 ml, pari al 3,3% del fatturato.

Il peggioramento è attribuibile un po' a tutte le aziende del gruppo. Regge relativamente bene Scavolini insieme a Scic e Lube. Snaidero mantiene risultati positivi e non troppo dissimili da quelli dell'anno precedente fino a livello di EBITDA, mentre peggiora fortemente a livello di perdita netta a causa di una serie di voci straordinarie. Le altre aziende del gruppo mostrano tutte peggioramenti di redditività notevoli. Lo scarso dinamismo già mostrato negli anni precedenti dal gruppo unito ai risultati del 2009 lo riporta alla prima metà del decennio in termini di fatturati e di redditività. Il fatturato aggregato e' infatti inferiore del 12% rispetto a quello del 2005. Il confronto fra i margini e' ancora più duro; i buoni margini del 2005 si trasformano in perdita a livello di EBIT e utile netto, mentre l'EBITDA risulta più che dimezzato. L'unica azienda che mostra segni di tenuta complessiva nell'arco del quinquennio e' Scavolini. (TABELLA 9)

Il gruppo PP - Prezzo e Prodotto - , dopo alcuni anni di dinamiche difformi, mostra un andamento non troppo dissimile da quello del gruppo MP.  Il fatturato del gruppo cala del 16% circa. L'EBITDA scende del 33% e si colloca al 6,1% del fatturato. L'EBIT passa dal segno positivo del 2008 (7,7 ml) a quello negativo (-2 ml). L'utile netto, quasi nullo l'anno precedente, diventa una perdita netta di 6,8 ml (2,3% del fatturato).

Il risultato aggregato è frutto di andamenti aziendali piuttosto diversificati. Arrex 1, Ar-Due e Mobillturi mostrano buoni segni di tenuta a livello di margini. Stosa regge a livello di fatturato, che addirittura sale di poco, e vede una contrazione dei margini che comunque rimangono, soprattutto data la congiuntura, più che accettabili. Forti deterioramenti dei conti invece mostrano sia Aran che Record, quest'ultima in particolare. Per Aran sarebbe interessante stimare l'impatto sui conti dell'attività nel campo dei mobili da ufficio per avere risultati più indicativi. Interessante è la virata strategica di Mobilturi che, pur rimanendo posizionata nel gruppo PP, rinuncia a produzioni poco profittevoli a vantaggio dei margini. Nel complesso si conferma l'abilita' di alcune aziende del gruppo nel far fronte ad un'accresciuta competitività ed alle pressioni di prezzo provenienti dal mercato con una buona capacità di produrre con efficacia ed efficienza e di proporre con rapidità prodotti in linea con le richieste. (TABELLA 10)

Come già osservato negli anni precedenti, la propensione all'export è inversamente proporzionale alla fascia di mercato presidiata. Per la prima volta nel decennio, dopo anni di crescita continua, la percentuale del fatturato realizzata sui mercati esteri non cresce. Il gruppo DQ esporta ben più della metà del suo fatturato (55,7%). La percentuale scende al 34,2% nel caso del gruppo MP e al 25,3% per il gruppo PP.

Nei gruppi DQ e MP ci sono aziende che realizzano più della metà del fatturato sui mercati internazionali: Boffi (74,4%), Poliform (55,1%), e Arc Linea (52,5%) nel gruppo DQ, Snaidero (79,8%). Per la prima volta cio' non succede nel gruppo PP dove Aran scende dal 56,4% al 47,2%. (TABELLA 11)


Gruppi strategici: posizionamento,
redditività degli asset e dei mezzi propri,
tassi di rotazione


Il 2009, come già il triennio precedente mostra una divaricazione nella performance dei tre gruppi strategici nell'ambito della quale ottengono i migliori risultati gli operatori che si muovono nelle due fasce estreme del mercato.

Rispetto ad alcuni anni fa rimane una correlazione polarizzata fra posizionamento e redditività. Fino a circa la metà dello scorso decennio sembravano maggiormente premiate la fascia bassa e quella media, mente la fascia alta si trovava ad essere fortemente penalizzata da elevati costi di struttura che non venivano spalmati su fatturati sufficientemente corposi.

Nell'ultimo quadriennio si afferma invece un fenomeno che è stato riscontrato anche in molti  altri mercati dei beni di consumo durevole, quello della polarizzazione dei consumi verso le due fasce estreme del mercato. Il consumatore sembra orientarsi con decisione verso beni ad alto impatto emotivo e alto status oppure privilegiare un acquisto basato su una assoluta razionalità decisionale che privilegia la scelta di prodotti caratterizzati da un elevato rapporto qualità-prezzo, binomio nell'ambito del quale, dato un livello di qualità minimo accettabile, il prezzo assume una importanza crescente, nell'ultimo periodo addirittura determinante.

Nell'ambito di questa evoluzione delle scelte del consumatore si trovano a soffrire i marchi posizionati nella fascia media del mercato, in particolare quelli che quelli che non dispongono di brand di forte personalità e di alta notorietà.

Nel 2009, pur nel peggioramento generale dei risultati, si fa notare la performance del gruppo DQ. Rispetto agli anni precedenti si attenuano invece, le differenze di performance del gruppo MP e del gruppo PP, soprattutto a livello di EBIT e di risultato netto.

L'EBITDA del gruppo DQ è del 9%, seguito da quello del gruppo PP (6,1%) e ad una notevole distanza da quello del gruppo MP (3,8%). Sensibilmente più alto della media e' anche l'EBIT del gruppo DQ (4%), mentre quelli degli altri due gruppi sono negativi e non molto diversi fra loro (-0,1% MP, -0,7% PP). Le distanze relative si confermano anche a livello di risultato netto, col gruppo DQ assestato allo 0,6%, MP al -3,3% e PP al -2,4%. (TABELLA 12)

Se invece che la redditività del fatturato (da notare che ci sono differenze fra i valori percentuali EBITDA ed EBIT indicati nelle tabelle 12 e 13, dovute alla diversa modalità di calcolo, senza però grandi differenze a livello di ordini di grandezza e caratteristiche del fenomeno) osserviamo la remunerazione del capitale media, si confermano le osservazioni già fatte. La stessa cosa si verifica a livello di tassi di remunerazione degli asset, nettamente superiori a quelli degli altri due gruppi.

A livello di tassi di rotazione la situazione vede ancora, come negli anni precedenti, una correlazione inversa fra fascia di mercato e velocità di rotazione anche se con differenze notevolmente attenuate. Il gruppo PP fa ruotare più velocemente degli altri due le attività totali (1,24 contro 1,06 di MP e 1,01 di DQ) mentre a livello di scorte le differenze sono poco marcate (PP 6,25, MP 6,5, DQ 5,35) al contrario di quanto avvenuto negli anni precedenti. Si conferma anche nel 2009 un trade-off, seppur meno lampante, fra capacità di creare valore tramite il posizionamento di prodotto e la necessità di usare efficientemente il capitale, misurata dalle velocità di rotazione delle scorte e delle attività totali. (TABELLA 13)


Gruppi strategici: struttura finanziaria

Nell'anno 2009, come già nel 2008, sono leggermente più attenuate delle medie di decennio le differenze di struttura finanziaria fra gruppi strategici di riferimento. In termini di mezzi propri in rapporto al totale di bilancio le differenze in media non sono enormi. Il gruppo MP si attesta sul 29,9%, seguito dal gruppo PP col 26,6% e dal gruppo DQ col 24,7%.

Anche le differenze in termini di indebitamento finanziario netto, seppur più ampie sembrano subire un'attenuazione. Il gruppo PP si attesta sul 172%, un valore molto alto, specie se paragonato a quello dell'anno precedente (98,5%). Segue il gruppo DQ col 129,8%, una decina di punti in più rispetto all'anno recedente, e dal gruppo MP, che si attesta al 112,2%. Se si isola dal gruppo PP il peso di Record, vediamo come in realtà le aziende che lavorano nelle fasce di mercato meno ricche adottano nella maggior parte dei casi politiche di indebitamento più prudenziali rispetto a quelle di altri gruppi.

Quando si prende in considerazione la percentuale di EBITDA che serve per pagare gli oneri finanziari, vediamo che mediamente il gruppo DQ si attesta sul 55,4%, un valore fortemente influenzato da Arc Linea, senza la quale si scenderebbe abbondantemente sotto al 30%. Piuttosto basso è questo rapporto per il gruppo MP, nell'ambito del quale si attesta al 22% valore distorto da Berloni (che ha sia l'EBIT che l'EBITDA negativi), valore simile da quello del gruppo PP (22,2%).

In termini di liquidità della struttura di bilancio, la struttura finanziaria del gruppo PP si conferma come negli anni precedenti più solida di quella degli altri due, con un rapporto fra attività correnti e debiti pari al 111,1% (contro il 93,3% di MP e l'86,4% di DQ) e un rapporto fra attività correnti al netto delle scorte e debiti pari al 74,0% (contro il 64,5% di MP e il 57% di DQ). Anche in questo caso i valori medi celano posizioni anche molto diversificate all'interno dei singoli gruppi. Come per gli anni precedenti l'esempio più chiaro è quello del gruppo MP, con Scavolini e Snaidero, aziende di dimensioni comparabili. La prima ha mezzi propri superiori al 50% della somma di bilancio e quasi € 70 di liquidità netta per ogni € 100 di mezzi propri. La seconda ha mezzi propri pari al 13% della somma di bilancio e più di € 350 di debiti per ogni € 100 di mezzi propri. La prima riceve interessi attivi pari al 5,5% dell'EBITDA e la seconda ha interessi passivi che assorbono il 61% dell'EBITDA. (TABELLA 14)


Gruppi strategici: produttività

Come sempre, grazie al posizionamento elevato dei prodotti il gruppo DQ è quello in grado di generare il maggior valore aggiunto in rapporto al fatturato, con una media del 31,9%. Gli altri due gruppi presentano invece valori non troppo distanti fra loro (MP 19,8% e PP 18,0%). Il costo del lavoro aumenta la sua incidenza rispetto al 2008 in tutti e tre i gruppi a causa delle contrazioni dei fatturati ma, come già accaduto in tutto il decennio, il maggior valore aggiunto generato dal gruppo DQ viene assorbito da una più elevata incidenza del costo del lavoro (21,5% contro 16,3% di MP e 11,9% di PP). La maggior incidenza del lavoro è spiegabile con un maggior ricorso a lavorazioni manuali in fase manifatturiera e alla necessità di disporre di un numero superiore di risorse umane qualificate, e quindi costose, per quanto riguarda la ricerca e sviluppo, il design, il marketing e le vendite. Il maggior valore aggiunto generato è però in grado di compensare abbondantemente il più alto  costo del lavoro e permette ai produttori DQ di conseguire, come visto, un più alto livello di redditività lorda.

Situazione analoga a quella del costo del lavoro si ha nel ricorso ai servizi esterni, con un maggior ricorso ai fornitori esterni man mano che cresce il posizionamento di mercato dei produttori (DQ 26,1%, MP 23,4%, PP 18,5%). (TABELLA 15)
Nel gruppo DQ e in quello MP l'incidenza dei servizi esterni sul fatturato scende di circa un punto rispetto all'anno precedente, probabilmente a causa dell'accentramento presso le fabbriche dei produttori di lavorazioni che prima venivano affidate a terzisti.