Il retail del futuro secondo Mauro Mamoli

Mauro Mamoli, presidente di Federmobili ci parla dei bilanci e degli scenari del prossimo futuro del retail.

Arredare il futuro sarà possibile solo con il contributo attivo del retail. Che non può – e non vuole - sottrarsi a essere protagonista del cambiamento. A patto di non essere lasciati soli, a portare i pesi che gravano il settore e il consumo. Come ci spiega Mauro Mamoli, presidente di Federmobili.

Qual è oggi il bilancio del retail del settore arredo e soprattutto quali i maggiori problemi che si trova a dover affrontare?

Credo che il problema più sentito da parte dei distributori tradizionali di arredamento in questo momento sia l'affluenza di potenziali clienti nel punto vendita. La frase ricorrente che mi sento ripetere dai colleghi è: non entra gente in negozio! Se a questa situazione si aggiunge il carico fiscale al quale sono sottoposte le imprese italiane, il quadro generale si complica ulteriormente. Lo sforzo per sensibilizzare gli organi politici e governativi sul tema della tassazione che sta facendo Federmobili, congiuntamente a Confcommercio-Imprese per l'Italia, è notevole e costante. Le tasse sugli immobili, quelle sui rifiuti e la miriade di balzelli ai quali sono sottoposti i negozianti sono insostenibili e i commercianti sono allo stremo. Continueremo a fare la nostra parte, ma solo una politica seria che spinga i consumi e faccia tornare fiducia negli imprenditori e nei consumatori può migliorare le cose. Infine, non ultimo e non meno importante, c'è un problema di erosione della marginalità che la crisi ha, indubbiamente, aggravato.

Quali sono i fronti dell'innovazione e della ripresa su cui deve impegnarsi oggi uno showroom di arredo per guardare al futuro?

La grossa incognita è prevedere come sarà il consumatore post crisi e come saranno cambiate le sue abitudini di acquisto. In un recente convegno ho sentito ribadire il concetto "twenty-twenty, fifty-fifty" che si traduce in un: nel 2020 gli acquisti verranno effettuati al 50% con e-commerce o canali on-line (negozi virtuali) e l'altro 50% presso punti vendita tradizionali (negozi fisici). Ammesso che tale teoria sia veritiera e azzeccata è indubbio che anche il mercato del mobile (industria e commercio) dovrà porsi seriamente il problema. Credo che sempre più i negozi, quindi anche quelli di arredamento, dovranno attrezzarsi per offrire al cliente esperienze multicanale. Si possono immaginare punti vendita che offrono un mix tra negozio reale e negozio virtuale. La tecnologia aiuta questi passaggi. Si potrebbero anche immaginare spazi espositivi completamente diversi, dove i prodotti esposti sono numericamente inferiori e quasi esclusivamente neutri e, grazie a proiezioni e simulazioni, si trasformano nel prodotto scelto dal cliente con colori e finiture che sarebbe impossibile mostrare con prodotti reali. Si potrebbe addirittura consentire al cliente di effettuare l'acquisto on line al produttore nel punto vendita e poi gestire consegna e montaggio. Certo tutto ciò implica una revisione degli accordi commerciali tra industria fornitrice ed azienda distributrice: bisogna riscrivere le regole (forse mai scritte) e rivedere i rapporti commerciali.
Nell'immediato penso che si debba tenere alto il livello del servizio e farlo percepire al cliente non come un "dovuto" ma per il reale valore (anche economico) che questo ha. Come mi è già capitato di dire, la progettazione, se è progettazione vera, ha un valore così come un montaggio qualificato è un costo che dev'essere esposto al cliente. Sarebbe come se un sarto vendesse un capo su misura, facendo pagare solo il costo del tessuto, senza calcolare il grande lavoro che occorre per trasformare uno splendido tessuto in un meraviglioso abito. Il nostro lavoro di "sartoria" è quello di trasformare un mobile in un arredamento esclusivo.
In tal senso aggiungerei che se un punto vendita ha una forte valenza progettuale, in questo momento può riuscire a sfruttare meglio, e di più, il bonus mobili. Il progettista del negozio può proporre piccoli lavori di ristrutturazione o manutenzione straordinaria all'acquirente facendolo accedere ad agevolazioni che non conosceva o non aveva previsto, inducendolo a un acquisto di valore superiore a fronte di un recupero della cifra spesa.

A quali obiettivi futuri punta Federmobili e qual è il ruolo che può assumere l'associazionismo di settore nei prossimi anni?

Da un lato ci sono gli obiettivi "istituzionali" dall'altro quelli "associativi". I primi devono andare nella direzione già intrapresa con il Bonus Mobili: fare proposte politiche che consentano al comparto una ripresa rapida ed efficace. Proposte e richieste che devono essere fatte congiuntamente dai rappresentati della filiera, un'unione di intenti che deve essere comune tra produzione e distribuzione. Al momento sono al vaglio proposte di agevolazioni d'iva, estensione del Bonus Mobili anche a nuove costruzioni o nuovi nuclei familiari (giovani coppie che acquistano un'abitazione) e altre richieste che possano ridare fiducia al sistema e ai cittadini. Mi auguro anche che la collaborazione tra federazioni possa portare soluzioni e proposte anche per gli obiettivi "associativi".
Per ultimo Federmobili, attraverso i corsi Innova.com, continuerà con i percorsi formativi e informativi che ormai da più di un decennio propone ai distributori indipendenti: avere stimoli, informazioni e aggiornamenti è il modo migliore per anticipare le tendenze e non farsi trovare impreparati di fronte ai cambiamenti.
Credo che il nostro ruolo anche nei prossimi anni dovrà essere quello di spingere aggregazioni e proporre convenzioni e idee che portino ad ottimizzazioni e miglioramenti nei costi di gestione, suggerendo formule commerciali e nuovi format espositivi e di assortimento che facciano mantenere alla distribuzione indipendente e tradizionale il ruolo fondamentale che ha sempre avuto per il mercato italiano e aiutarla ad emergere nei mercati internazionali.

Expo 2015, quali opportunità potrebbe offrire? Federmobili ha in cantiere dei progetti specifici?

Penso che Expo 2015 sarà una vetrina dell'Italia (e non solo di Milano) visibile e visitabile da tutto il mondo. Il settore dell'arredamento è una delle eccellenze di questo Paese e si dovrebbe sfruttare questa visibilità per far conoscere all'estero l'immagine dei punti vendita d'eccellenza di arredo dell'Italia (e non solo di Milano). Ci piacerebbe proporre una sorta di guida/percorso attraverso l'Italia per far conoscere e visitare, oltre alle bellezze architettoniche del nostro Paese, anche i punti vendita che hanno permesso, credendoci per primi, al design e all'industria Italiana del Mobile di diventare una delle quattro "A" (Abbigliamento, Alimentare, Arredo, Automazione, ndr) del made in Italy.