Come sta cambiando la cucina e il concetto stesso di cucina? Un tema interpretato a partire dal binomio “Visibile/Invisibile”, titolo del convegno organizzato dalle testate Ambiente Cucina in collaborazione con Area Interior e con l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano, svoltosi il 28 ottobre nel Palazzo della Cultura, sede del Gruppo Techiche Nuove. L’incontro (inserito anche nel circuito della settima edizione di Milano Arch Week) è stato un’occasione unica per riflettere insieme a designer, architetti, brand e visionari del settore su ciò che si cela dietro l’evoluzione di uno spazio complesso e in continua trasformazione, esplorato durante l’evento secondo due piani di lettura: uno più estetico-progettuale con focus sulla tecnologia che scompare o diventa protagonista, su dettagli unici ed elementi nascosti e uno più concettuale, per capire come un arredo fisico sia espressione, rivelazione, di un progetto, di un’idea, di un’anima apparentemente invisibile.
L’evento (introdotto da Ivo Alfonso Nardella, presidente e a.d. di Tecniche Nuove Spa insieme a Davide Cattaneo, coordinatore Area Architettura & Edilizia Gruppo Tecniche Nuove) è stato reso possibile grazie al contributo di Barazza, Doimo Cucine, Grohe, Häfele, Infinity Surfaces e Liebherr.
Lo scenario, tra evoluzione cognitiva e nuovi bisogni

“Iniziamo affacciandoci al mondo della cucina attraverso gli occhi dei consumatori, per capire come lo scenario lavori sull’evoluzione e la trasformazione”: Laura Tarroni, caporedattore di Ambiente Cucina, ha così introdotto Giorgio Di Tullio, ricercatore e designer del cambiamento che nel suo intervento “Per una variabile geografia dell’abitare” ha puntato l’accento sulla trasformazione della casa che è sempre più ibrida, e fluida, di transito in quanto rifugio temporaneo, vissuta più come piattaforma che come nido, in un contesto segnato dalla fuga dalle grandi città e dalla necessità di uno sviluppo urbano più umano. “Il passaggio da un’epoca indicativa a un’epoca confermativa, in cui il primo contatto di ogni persona con l’esterno non è più l’indice ma il pollice - ha sottolineato – più forte e meno sensibile da un punto di vista tattile, va di pari passo con cambiamenti fondamentali dal punto di vista comportamentale, anche per il rapporto con il cibo”. La convivialità è più diffusa, non si esprime solo nei pasti canonici attorno a un tavolo. Servono anzi più superfici e la progettazione dello spazio cucina deve tornare a ragionare sull’orizzontale, così come le imprese, nell’organizzazione dei sistemi di produzione “devono aspirare a diventare larghe, perché è la rete di connessioni il vero valore, così come la cura e la manutenzione delle relazioni a tutti i livelli”.

Per completare lo scenario, Mauro Spinelli, Senior Partner CSIL ha raccontato l’evoluzione del retail indipendente, grazie ai risultati dell’indagine condotta annualmente su oltre 10.000 distributori, attori di un mercato che vale 3,3 miliardi di euro, per circa un milione di cucine prodotte ogni anno, di cui si esporta il 33%, con punte del 60-70% per le fasce di gamma alta. “E’ sempre più diffusa la vendita della cucina combinata con gli elettrodomestici – ha osservato -, a partire dal frigorifero, nel 91% dei casi, il forno nell’87%, la lavastoviglie nell’81%, il piano cottira e la cappa nel 79%, il microonde nel 46%,la cantinetta vino nell’8%. L’efficineza energetica è il fattore prevalente nella scelta dell’elettrodomestico, ma contano anche la facilità di pulizia, il design e la tecnologia smart”.
“In & Out, Open & Close”: il design della cucina in ambito residenziale

Tra scenografia e discrezione, la cucina oggi è al centro di un nuovo modo di abitare, dove la funzionalità incontra il design. Elena Tomlenova, fondatrice dello studio milanese Archventil, racconta: “Nel nostro spazio abbiamo una cucina visibile, usata per eventi, e una invisibile, dove cuciniamo davvero. Oggi la tendenza è una cucina aperta, minimale, con funzioni nascoste e senza pensili. Blocchi unici che uniscono tavolo, bancone e zona cottura, superfici lucide e vetro retroilluminato interpretano il tema del ‘vedo e non vedo’. Progettiamo tanto ciò che si vede quanto ciò che resta celato”. Per Chiara Tenca e Alberto Bassi di Padiglione B, studio veronese, la cucina è sempre integrata nel progetto d’interni, spesso è il fulcro da cui prende forma l’intero spazio, come nel progetto Miralago, dove materiali continui e pareti attrezzate ne nascondono le funzioni. “Anche nel progetto Spina Dorsale – proseguono - un’armadiatura continua cela il progetto cucina in entrata, salvo poi far riemergere con un forte contrato cromatico dove la partizione a giorno”. L’estrema customizzazione è la chiave per rispondere alle esigenze del cliente, integrando più funzioni in un unico gesto progettuale. Giorgio La Leta (Leta Architettura, Palermo) sottolinea l’equilibrio tra funzione e racconto: “In Casa Daniel la cucina è cuore conviviale e l’isola viene schermata con rivestimento in pietra naturale che non fa percepire lo spazio lavoro; al contrario, nel grande Loft caratterizzato da uno spazio fuoriscala con un arco antico, il cliente ha voluto la visibilità del frigo e dei fuochi, tanto che l’isola diventa anche tavolo e cuore della casa”. In Villa C infine la cucina è separata ma dialoga con il living grazie a materiali comuni. Ogni progetto trova il suo punto d’incontro tra visibilità e discrezione, materia e luce.
“Like a magic box”, quattro sguardi sul futuro del progetto

La cucina contemporanea è sempre meno oggetto funzionale e sempre più spazio narrativo, luogo di emozioni, tecnologia e significati: una “scatola magica”, dunque, dove il design interpreta i mutamenti della vita e dell’abitare. Per Maurizio Meossi (Associate Director, Zaha Hadid Architects) “assistiamo a un cambiamento di paradigma: la funzione è data per scontata, oggi ciò che conta è l’emozione. La cucina diventa un’esperienza sensoriale e visiva, in cui materiali creano scenografie capaci di evocare atmosfere e racconti”. La dimensione cognitiva e il benessere personale sono al centro delle riflessioni e del percorso di designer di Monica Graffeo (founder Studio Monica Graffeo). “Progettare una cucina significa pensare al contenere e all’abitare. Gli spazi influenzano le nostre sensazioni, possono rigenerarci. Mi interessa creare ambienti che stimolino i sensi e favoriscano il benessere, articolando funzioni talvolta visibili, talvolta nascoste”. Per capire le esigenze e le conquiste di oggi non bisogna dimenticare la trasformazione culturale del design come ha raccontato l’architetto e designer Massimo Iosa Ghini (Iosa Ghini Associati). “In un percorso dal funzionalismo al significato, la cucina è diventata simbolo e linguaggio, capace di unire tradizione e innovazione. Il progettista deve saper cogliere il know-how dell’azienda e trasformarlo in valore, senza imporre la propria visione ma interpretando la sua identità”. Per l’architetto e designer Ferruccio Laviani (Studio Laviani), “la cucina è lo spazio più tecnologico della casa, dove convergono materiali evoluti e sistemi intelligenti. Ma resta fondamentale il racconto: un progetto deve far innamorare, trasmettere emozione e continuità tra passato e futuro. Cerco sempre di dare un carattere e una versatilità capaci di rendere quel prodotto diverso dagli altri perché dobbiamo riuscire a colpire le persone”.
“Visibile/Invisibile”: il racconto del produrre

Interessante scoprire la messa a terra di quanto ascoltato in precedenza, ovvero come le aziende interpretano il progetto tra materia, funzione e racconto e quanto contano il visibile e l’invisibile nella costruzione dell’identità di brand. Per Giuseppe Bincoletto (chief marketing officer We.Do Holding, Doimo Cucine), “non esiste una tendenza assoluta: protagonista rimane la persona che abita lo spazio. Se, attraverso i progettisti, riusciamo a mettere insieme le esigenze delle persone e dello spazio, allora costruiamo valore reale”. L’azienda oggi, aggiunge, “deve offrire un sistema più che un prodotto. Con Made to feel abbiamo voluto raccontare proprio questo: l’anima della cucina è intangibile, come quella del progettista”.Nel design della cucina contemporanea, ciò che si vede e ciò che resta nascosto convivono in un equilibrio sottile, in cui il valore del brand si costruisce attraverso esperienze, materiali e relazioni. Anche Chiara Tonello (Responsabile marketing e comunicazione Barazza) interpreta il visibile e l’invisibile come doppia natura del brand:“Siamo un marchio versatile, con prodotti scenici ma anche soluzioni che si fondono nella struttura della cucina. L’acciaio inox è la nostra cifra espressiva anche nel fuori misura: top saldati a lavaggio e aspirazione, ante coordinate, spessori e finiture – dal satinato al vintage – diventano segni distintivi”.Il dialogo tra materia e percezione è centrale anche per Gabriele Garuti (Marketing Manager, Infinity Surfaces): “Il nostro materiale ha una forte componente estetica e tattile. La ricerca serve ad avvicinare sempre di più la superficie alla sua natura originaria. È un modo di reinterpretare il prodotto, ma anche di salvaguardare l’ambiente, ed è un impegno da raccontare al mondo dell’interior, perché essere compliant alle norme è un fattore di differenziazione a livello mondiale, gioca un ruolo culturale importante”. Per Marcella Gioiggi (Direttore Vendite Italia Liebherr), la responsabilità del brand si lega al fatto che il frigorifero è l’elettrodomestico che non può mancare in una casa e che può essere invasivo per dimensioni e funzionalità: “Ecco perché offriamo soluzioni su misura per ogni uso: dai modelli piccoli, adatti all’outdoor alle cantine vino, fino ai frigoriferi integrati con nuove finiture e colorazioni, come il color terra, fino alla sfrontatezza del multidoor. La cura del dettaglio è tutto: luce interna, mensole ripiegabili, scelta tra maniglie interne o esterne”. Paolo Maga (Direttore Business Unit Grohe Blue, Grohe) hasottolineato come il miscelatore sia diventato un protagonista tecnologico: “Filtra, gasa, scalda: è un vero elettrodomestico multifunzione. Anche ciò che non si vede – il sistema interno – è parte del suo valore. È un oggetto che parla di sostenibilità concreta, quella che riduce i consumi e migliora la vita quotidiana”. Emanuele Fontolan (Responsabile Academy, Häfele) lavora invece sull’idea di sparizione: “La nostra sfida è far scomparire la componentistica all’interno del mobile, come l’illuminazione che diventa elemento emozionale. Formiamo l’intera filiera attraverso l’Academy e con Service Plus offriamo soluzioni su misura senza vincoli produttivi, per rendere l’installazione semplice e immediata”.

A conclusione del convegno, Sabino Maria Frassà, fondatore di Cramum, ha offerto un punto di vista che ha riportato il discorso sul terreno più intimo e simbolico del progetto: quello dell’arte. “L’arte contemporanea – ha ricordato – è riuscita a coniugare bellezza e concetto”. Attraverso una carrellata di artisti (da Fulvio Morella, che traduce il braille in costellazioni, a Franco Mazzucchelli, con le sue sculture mobili e leggere, fino a Laura de Santillana, che fa collassare il vetro soffiato per negare la funzione e liberare la forma) Frassà ha mostrato come l’arte renda visibile ciò che normalmente resta invisibile: il pensiero, l’emozione, la materia che si trasforma in esperienza. Dal gesto radicale di H.H. Lim, che affronta il tema dell’incomunicabilità, alla spiritualità grafica di Alberto Di Fabio o ai “ludoscopi” di Paolo Scirpa, nati per rappresentare l’idea stessa di infinito, emerge un messaggio universale: la bellezza non è superficie, ma profondità.



