Il Rapporto di Previsione di Csil ha aperto la 35a edizione con i dati più positivi dell’ultimo decennio. Il quadro macro-economico tratteggiato da Stefania Tomasini di Prometeia ha subito chiarito come il 2017 sia stato un anno in cui la crescita ha superato le aspettative e come le incertezze politiche (elezioni di Trump e Brexit in testa), che avevano messo il condizionale alle previsioni dello scorso anno, si siano rivelate meno influenti del temuto.
«Nel corso del 2017 si sono concentrati venti a favore che hanno preso forza e che si sono alimentati a vicenda - ha commentato Tomasini - le crescite si sono confermate in tutte le aree mondiali, compresi anche i paesi del Brics, Russia inclusa, accelerando un circolo virtuoso». Il permanere, inoltre, di un basso tasso di inflazione ha mantenuto stabile il potere di acquisto e il risultato è stato una forte crescita del commercio mondiale che, come ha chiarito Sara Colautti di Csil, per il settore arredo si è tradotto in un +4,9%.
Tornando al quadro macro economico, lo scenario di previsione ha evidenziato come saranno ancora i paesi emergenti a trainare con tassi di crescita superiori al 4%, mentre i paesi industrializzati si manterranno in media sotto il 2%. In particolare, dopo la crescita del 2017 superiore alle attese del governo, la sempre più potente Cina mantiene una previsione di rallentamento controllato (da un +6,3% nel 2018 a un +5,5% nel 2020), mentre per l’India, altro paese in corsa, si stima una crescita del Pil a tassi superiori al 7% .
Italia finalmente in positivo
Per il nostro Paese l’anno si dovrebbe chiudere con un incremento del Pil pari all’1,6. Un risultato che non si registrava dal 2011, come ha sottolineato Stefania Tomasini, che ci consente di non essere più il fanalino di coda dei paesi europei. «Da diversi mesi più del 90 per cento dei settori sta crescendo. E non solo nell’ambito della produzione industriale, ma anche in quella dei servizi. Contemporaneamente è cresciuto il tasso di occupazione e questo ha contribuito a sostenere il clima di fiducia del Paese, che è decisamente migliore di quanto ci si aspettava. Guardando al 2018, la ripresa dovrebbe tenere anche in Italia, oltre che nel resto del mondo, nonostante alcune criticità legate all’incertezza politica e al debito pubblico, il vulnus più rilevante del paese».
Se la ridistribuzione delle risorse alle famiglie, lo sterilizzato aumento iva per il 2018 e il 2019 e un’inflazione ancora bassa possono incidere positivamente sulle previsioni dei consumi, il dato più significativo per le imprese è sicuramente la capacità di presidiare i mercati esteri, con un export che ha superato tutti i livelli precedenti. La profittabilità, invece, è ancora inferiore ai livelli pre-crisi ma sta migliorando, mentre gli investimenti risultano ancora deboli, anche se la proroga del piano di incentivi annunciato dal governo potrebbe innescare un aumento di almeno 3 punti nei prossimi due anni.
Guardando ancora al 2018/2019, il dato previsionale sul Pil dell’Italia si traduce, secondo Prometeia, in un +2,8% cumulato.
Una stima che potrebbe anche essere troppo cauta, secondo le conclusioni di Tomasini che ha ipotizzato ulteriori sorprese positive, ma che deve anche tenere conto di fattori di rischio innegabili legati ancora alla Brexit, alle elezioni politiche in Italia e alle difficoltà di creare un governo stabile in Germania. Sul fronte extra Ue, la situazione di tensione con la Corea del Nord, le presidenziali in Russia e le tensioni in Medio Oriente rappresentano elementi che potrebbero mutare o condizionare lo scenario.
Mobili, la sfida è oltre oceano ma anche l'Italia cresce
Come di consueto il rapporto è entrato nel vivo con l’analisi di Sara Colautti di Csil che ha esordito con il dato più eclatante della giornata: il commercio internazionale di mobili nel 2017 è stato complessivamente di 425 miliardi di dollari, pari al +4,9% (grafico 5 e 6).
A dominare tra gli esportatori è ancora la Cina, che cresce e raggiunge quota 35% con un giro d’affari pari a 50 miliardi di dollari, seguita dalla Germania in flessione con una quota di 8 punti percentuali, e dall’Italia che a pari merito della Polonia ha una quota del 7%, ambedue in crescita. Per quanto riguarda, viceversa, le importazioni, la parte del leone è ancora degli Stati Uniti, con una quota in crescita pari al 28%, seguita da Germania, Regno Unito, Francia e Canada. Sul fronte del consumo, la prima posizione spetta ancora alla Cina con una quota del 29%. Seguono gli Usa con quota 20%, mentre al terzo posto troviamo la Germania, 6%, seguita dall’India, con una percentuale del 5%.
Spostando lo sguardo sul 2018, la previsione in termini reali è di una crescita del 3,5% distribuita in modo abbastanza omogeneo in tutti i territori. Alcuni paesi sembrano in grado di accelerare rispetto al recente passato, gravato da crisi tuttora in atto o da economie ancora acerbe. In particolare, potrebbero riprendere in modo significativo - se si creassero le condizioni auspicate - i consumi nell’area pacifica del Sud America, in Russia e in alcuni paesi africani, tra cui Kenia, Etiopia, Tanzania.
Il recupero del mercato interno
Dopo l’overview internazionale, Colautti ha puntato i riflettori sull’Italia che dovrebbe chiudere l’anno con una crescita dei consumi di mobili pari all’1,3% in termini reali. Guardando in avanti, allo spazio temporale compreso tra il 2018 e il 2020, l’asticella della ripresa si alza lievemente arrivando a prevedere il +1,6%, in tutti i settori e in tutte le classi dimensionali (grafico 2).
Tornando ancora al 2017, sull’andamento ha influito sicuramente lo strumento del Bonus Mobili, sempre più utilizzato, un ritrovato clima di fiducia, l’inflazione ancora molto contenuta e l’aumento delle compravendite immobiliari nel settore residenziale. Una situazione favorevole da cui hanno tratto profitto tutti i canali, compresa la distribuzione indipendente.
A beneficiare della ripresa, anche il dato sulle importazioni che attualmente in Italia vale il 23% dei consumi di mobili, pari a 2 miliardi. Ancora una volta è la Cina ad essere in pole position con una quota del 26% in crescita, seguita dalla Polonia al 12%. Flessione invece per l’import dalla Romania e dalla Germania, rispettivamente a quota 11 e 10%.
Il rapporto import/export è comunque in netto favore dell’Italia che ha registrato 9 miliardi di esportazioni nel settore del mobile con una ripresa ancora più sostenuta rispetto al 2015 e 2016.
La top ten dei paesi che amano il Made in Italy vede ancora i paesi europei in cima alla lista con la Francia al 16% in crescita, la Germania stabile al 10%, il Regno Unito sempre al 10%, ma le esportazioni crescono maggiormente in percentuale verso i paesi extra Ue. Guardando oltre oceano, infatti, seguono gli Stati Uniti, con una quota pari al 10% e una crescita del 7,4%, mentre per la Cina a quota 4% si registra un + 35%. Russia ancora in calo, ma si spera che il 2018 inverta la tendenza mentre più critica si prospetta la situazione per gli Emirati Arabi.
Per il 2018, in definitiva, ci sono tutte le premesse per un’ulteriore passo avanti dell’Italia che dovrebbe recuperare anche come quote nel panorama del commercio mondiale di mobili, rispetto all’8% odierno.
Il quadro delineato non poteva che riflettersi anche sulla produzione che ha registrato un +1,4%. Sostenuta dalle vendite sia sul mercato interno sia sui mercati esteri, per il 2018 il valore della produzione in termini reali aumenterà di quasi il 2%.
La crescita degli investimenti, che nel terzo trimestre ha segnato un +19,7%, rende il settore più virtuoso di altri ma, come ha evidenziato Massimo Florio, grande regista della giornata Csil, le sfide in campo sono ancora molte e riguardano in particolar modo proprio la lenta digitalizzazione delle imprese.
Un termine, quello della digitalizzazione, che abbraccia sia l’evoluzione verso l’Industria 4.0, tema cui fu dedicato il focus di approfondimento nell‘edizione 2016 del Rapporto Csil, sia la presenza e l’attività omnichannel che per il settore del mobile è ancora prevalentemente da sviluppare e che invece diventerà strategica per dialogare in modo corretto con il mercato, in Italia e nel resto del mondo. Proprio per questo il focus 2017 è stato dedicato interamente a questo tema cruciale, che è stato oggetto di approfondimento anche del numero 241 di Ambiente Cucina.