L’esperienza di Sabaf

    Per Sabaf la vera sfida è non perdere di efficacia e di efficienza ma cogliere spunti di miglioramento. Nicola Belpietro spiega le misure adottate dall'azienda bresciana in questo lockdown

    I più moderni ed evoluti piani cottura a gas utilizzano in ampia misura bruciatori e rubinetti made in Italy di Sabaf, azienda bresciana tra i principali produttori mondiali di componenti per apparecchi domestici per la cottura a gas. In questo momento di lockdown globale Nicola Belpietro, Executive Regional Sales Director di Sabaf spiega le misure adottate per far fronte all'attuale emergenza.

    Come avete affrontato l'emergenza?
    Il nostro Gruppo si è immediatamente attivato per tutelare la salute dei dipendenti delle diverse unità produttive in Italia e nel mondo, a partire dalla sede cinese. Innanzitutto sono stati ridisegnati gli ingressi in azienda in modo da poter rilevare la temperatura a tutti i dipendenti. Sono state poi definite, anche sulla base dell’esperienza cinese, una serie di misure e procedure per garantire la massima sicurezza: dalla fornitura giornaliera di mascherine, guanti e occhiali, al distanziamento delle postazioni lavorative, alla sanificazione degli ambienti ad ogni fine turno. Inoltre è stato rivisto il layout e le modalità di fruizione degli spogliatoi e della mensa: stabilendo ingresso ed uscita differenziati, distanziando gli armadietti e riducendo a una persona la presenza dei dipendenti per ogni tavolo. Questo sul fronte fabbrica, mentre sul fronte uffici, oltre a quanto già descritto sopra, stiamo anche facendo ricorso al cosiddetto “smart working”: gli impiegati sono stati in grado di lavorare da casa collegandosi ai server aziendali dando continuità al servizio reso ai clienti. Abbiamo inoltre attivato una copertura assicurativa sanitaria aggiuntiva e specifica per questa situazione a favore dei dipendenti.

    Come sta impattando l'emergenza sul fronte export?
    Vi sono paesi che non hanno mai chiuso, come gli USA, e altri che hanno già ripreso, come la Cina. In ogni caso abbiamo continuato a fornire tramite i nostri stabilimenti esteri anche quando gli stabilimenti italiani si sono fermati. L’impatto lo vedremo, e ne capiremo la reale portata, solo tra qualche mese quando sarà chiaro come i consumatori riprenderanno ad acquistare. Nel nostro settore non ci sarà probabilmente il cosiddetto “revenge shopping” ma un dato chiaro è che le persone, in questo periodo di forzata clausura, hanno riscoperto il piacere di cucinare in casa e di utilizzare il forno, un elettrodomestico normalmente meno utilizzato. Questo potrebbe portare alla consapevolezza della necessità di rinnovare alcuni elettrodomestici.

    Come è possibile mettere a frutto questa pausa forzata?
    Abbiamo approfittato della situazione per portare avanti progetti e sviluppi di prodotti che erano già attivi o per riprendere in mano ed aggiornare quelli che erano rimasti nel cassetto. Allo stesso tempo abbiamo attivato, ove possibile, e sollecitato corsi di aggiornamento on line.

    Come si può immaginare la ripartenza?
    Come detto precedentemente il modo di lavorare e di interagire tra persone è cambiato e rimarrà così a lungo. Dovremo quindi ipotizzare di dover ricorrere a queste nuove modalità ancora per alcuni mesi. La sfida è non perdere né di efficacia né di efficienza ma cogliere al contrario spunti di miglioramento per offrire sempre qualcosa di meglio e di più alla nostra clientela. Riteniamo poi essenziale sostenere tutta la filiera. Per questo siamo stati tra i primi ad aderire all’iniziativa #iopagoifornitori dell’AIB (Associazione Industrie Bresciane) che vincola le aziende aderenti su base volontaria a rispettare i termini di pagamento pattuiti con i fornitori senza alterare gli accordi preesistenti.

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