Federmobili si sta impegnando con grande determinazione per garantire alle imprese della distribuzione del settore arredamento una tenuta e una pronta ripresa nel momento in cui rientrerà l’emergenza Covid-19. Mauro Mamoli, presidente dell’Associazione, commenta questa crisi senza precedenti e spiega come e quando si deve intervenire per sostenere le imprese e garantire la tenuta del sistema.
Qual è oggi la priorità per il settore?
Il sistema ha un grande bisogno di liquidità generato dall’interruzione forzata delle attività. Una emergenza che si ripercuote sui pagamenti dei fornitori e sulla possibilità di onorare anche gli eventuali impegni presi in precedenza per chi ha rinnovato le campionature o ha investito nella ristrutturazione dei locali.
Su questi temi ci siamo confrontati con i presidenti di Federlegno e Assarredo e siamo tutti consapevoli che nessuna impresa è nelle condizioni di fare da banca a un’altra.
Il 31 marzo è stato superato, con qualche “pezza”, ma le scadenza del 30 aprile e del 31 maggio possono mettere seriamente in crisi un settore che ha una catena con anelli fragili, la cui mancata tenuta può compromettere la ripartenza. Anche lo Stato si accorgerà di quanto questa crisi impatterà sulle sue casse, dalle scadenze differenziate dell’Iva fino alle mancate accise sui trasporti, sui carburanti e tutto l’indotto che completa il mondo dell’arredo.
Come giudica il Decreto Cura Italia?
Le misure prese finora sono insufficienti. Si è fatto troppo poco e come sempre con un eccesso di burocrazia. Bisogna sostenere il settore e il Paese con una iniezione di liquidità più importante ed accessibile. Per questo il 2 aprile Federmobili ha emesso un comunicato congiunto con le associazioni di riferimento per la filiera dell’edilizia e dell’arredamento - Angaisa, Fedecomated, FME - aderenti a Confcommercio Imprese per l’Italia. Un appello per richiamare l’attenzione su un comparto che genera nel nostro Paese 135 miliardi di fatturato all’anno e dà lavoro ad oltre 1 milione di cittadini italiani.
Ora aspettiamo di leggere l’annunciato Decreto Liquidità – ad oggi 8 Aprile, non abbiamo ancora visto nulla di scritto nero su bianco - per verificare se il governo ha ascoltato gli appelli delle imprese, anche se nonostante le richieste siano arrivate da tutte le organizzazioni di rappresentanza imprenditoriale sembra che chi dovrebbe tradurre queste richieste in decreti operativi stia facendo “orecchio da mercante”.
Nel comunicato si parla del Piano Bridge. Quali sono i punti salienti che lo contraddistinguono?
Il piano Bridge prevede per tutti gli operatori economici non finanziari un credito aggiuntivo (rispetto a quello che le banche metterebbero normalmente a disposizione) pari a massimo 3/12 del fatturato 2019 dell’operatore, a tasso zero, rimborsabile in massimo 100 rate a partire dal 1 gennaio 2022, garantito al 100% dallo Stato a titolo gratuito.
Si tratta di un Piano Ponte che insieme alle altre misure proposte dalla nostra Confederazione consentirebbe a tutti gli operatori di onorare i pagamenti improrogabili e di mantenere l'occupazione, in modo da poter essere pronti a ripartire non appena l'emergenza sarà rientrata. Un ponte per passare dalla sponda dell’incertezza e della sfiducia, alla sponda della sicurezza e della speranza nel futuro, un ponte da costruire adesso per far fronte, velocemente, al dopo: Francia e Svizzera hanno già adottato in tempo reale misure simili. Ritengo sia utile prendere spunto dal loro esempio e sono convinto che possiamo anche fare di meglio, ma bisogna farlo subito con decisione e senza ulteriori tentennamenti.
Come è possibile invece mettere a frutto questo periodo di pausa forzata?
Sicuramente questa è una occasione perché il nostro mondo superi quel ritardo nei confronti delle tecnologie digitali che in generale lo caratterizza e perché si avvicini realmente a quel modello di negozio di cui si è parlato tanto in questi ultimi anni, capace di essere presente su tutti i canali, da quelli virtuali a quelli fisici.
Questo è il momento giusto per utilizzare tutti gli strumenti digitali, dalla messaggistica istantanea alle video conferenze, che consentono di dialogare con i propri clienti e di dare loro con prontezza tutte le risposte. Una modalità di contatto, e anche di contrattazione, a distanza, che potrebbe costituire un nuovo modello da utilizzare anche a emergenza finita.
Anche noi come Federmobili stiamo sperimentando modalità di corsi on line che stanno avendo molto successo, come l’ultimo seminario realizzato interamente sulla piattaforma Zoom. Sul nostro sito, inoltre, sono anche disponibili le registrazioni delle dirette streaming che abbiamo effettuato a partire dallo scorso anno fino a quella dell’ultimo corso dei primi di marzo. Un’altra formula che potrebbe diventare un modello per il futuro.
Come si può immaginare una possibile ripartenza?
Sicuramente la ripartenza sarà graduale, e prima ancora della riapertura avremo una fase in cui le consegne, che sono possibili anche oggi in teoria, saranno effettuate con maggiore serenità. Per ora non ci sono direttive sulla ripartenza, ma credo che bisognerà sanificare i locali e dimostrarlo, e che per un periodo sarà necessario l’utilizzo delle mascherine e guanti. Nei nostri negozi sarà sicuramente più facile gestire le misure di sicurezze e garantire un flusso di persone regolato.
A volere essere ottimisti, ci auguriamo che questa prolungata permanenza a casa possa anche aver fatto nascere il desiderio di renderla ancora più bella e accogliente
In generale, ci auspichiamo che anche in Italia, come è successo in Cina, ci sarà un’euforia da riapertura e che questo inciderà su una ripresa dei consumi. Tutto dipende, però, dalle garanzie sul futuro che darà questo Governo, l’incertezza frenerebbe comunque la ripresa.