Riccardo Remedi, Managing Director di Faber entra nel dettaglio di come l'azienda marchigiana stia affrontando l'attuale emergenza sanitaria e di come si sentano già pronti per riaprire le unità produttive messe in totale sicurezza secondo i nuovi protocolli ministeriali.
Come avete affrontato l'emergenza?
Faber ha affrontato l’emergenza con grande senso di responsabilità dando priorità assoluta alla salute di tutti i suoi collaboratori: già dai primissimi giorni di marzo, abbiamo messo in massima sicurezza i nostri dipendenti, implementando tutte le procedure richieste dalla normativa. Abbiamo proseguito così fino al 20 marzo, giorno in cui per Decreto, non rientrando Faber nei settori manifatturieri ritenuti di primaria necessità, è iniziato il lockdown. La produzione, che fino a quel giorno era proseguita con tutte le attenzioni e le precauzioni del caso, si è necessariamente fermata ed è tuttora bloccata.
Come sta impattando l'emergenza sul fronte export?
In maniera ridotta abbiamo continuato ad evadere gli ordini prodotti fino al 20 marzo. Purtroppo anche una buona parte dei nostri clienti distribuiti nei vari paesi del mondo, come noi, si sono fermati o hanno rallentato. Questo lockdown globale ha di fatto paralizzato tutti, anche se in modo lentamente scaglionato.
All’interno del nostro gruppo abbiamo però alcune unità produttive che hanno continuato a lavorare, seppure in maniera ridotta, senza subire il fermo totale, nello specifico in Turchia, Svezia, Russia, Messico.
Come è possibile mettere a frutto questa pausa forzata?
Certamente questo periodo ci ha insegnato a lavorare in modo diverso, per cominciare in smart working. Una modalità che ci ha permesso di non bloccare tutte le attività aziendali: anche se siamo un’impresa manifatturiera, abbiamo acquisito confidenza con un sistema di lavoro che ci servirà sicuramente in futuro.
In attesa della ripartenza abbiamo inoltre cercato di mantenere un contatto costante e diretto con i clienti e i fornitori, informandoli in maniera trasparente, su cosa stiamo facendo e su cosa siamo pronti a fare a breve, in attesa della riapertura. L'importanza della comunicazione, sia interna che esterna, è risultata in questa situazione d'emergenza ancora più centrale.
Come si può immaginare la ripartenza?
Stiamo discutendo molto su questo punto, anche perché sentiamo oggettivamente il bisogno di ripartire: se dovessimo restare fermi ancora a lungo, ciò avrebbe un impatto molto negativo, difficile da recuperare. Per questo motivo, ci siamo impegnati per essere pronti sotto ogni aspetto, in tempi rapidi e con tutte le cautele del caso, rivedendo perfino i layout di fabbrica, e organizzando al meglio tutti i distanziamenti e sottoscrivendo un protocollo di sicurezza ancora più stringente rispetto alle disposizioni governative.
Ci vorrà tempo per tornare ai valori che precedevano la pandemia, ma siamo certi che con la nostra solita determinazione riusciremo a ristabilire quegli equilibri che serviranno a ridare fiducia a tutti i nostri collaboratori e agli stakeholder.