Dibattito: l’opinione di Stefano De Colle

interviste –

Chiediamo agli imprenditori, ai designer, ai punti vendita, di partecipare allo scambio di commenti sull’intervento di Gabriele Centazzo. Iniziamo con Stefano De Colle, Amministratore Delegato di Elmar Cucine, Vicepresidente di Assarredo e Consigliere incaricato del Gruppo Cucine

Qual è stata la sua reazione alle dichiarazioni su
Confindustria
di Gabriele Centazzo?
Come imprenditore e come cittadino ho letto con interesse e con piacere
crescente il pensiero di Gabriele Centazzo. Difficile non essere d'accordo con
le sue dichiarazioni, a partire da quelle sugli sprechi e sui tanti carrozzoni
che appesantiscono il nostro Paese più di ogni altro, e dove lo stesso
Quirinale, che giustamente non perde occasione per ricordarci che l'austerità è
necessaria, ha costi superiori di sette volte a quelli della Regina
d'Inghilterra. Una realtà che grava su tutti e che ha generato nei piccoli e
medi imprenditori, e stiamo parlando del 99,7% dell'industria italiana, un
disincanto profondo nei confronti dell'associazionismo. Eppure credo che la
denuncia di Gabriele Centazzo possa essere una nuova opportunità per iniziare
un confronto serio, anche nella nostra Associazione, e conto al prossimo
consiglio direttivo di aprire un dibattito con i colleghi proprio su questi
temi. Il manifesto di Gabriele Centazzo può attivare altre forze e
intelligenze. Può dare vita a discussioni e progetti stimolanti per tutti.

Qual è il suo pensiero sul programma di “Rinascimento
italiano”?

Ammiro la grande chiarezza e semplicità con cui Gabriele Centazzo ha
espresso il suo pensiero e ne condivido sostanzialmente i contenuti. A partire
dalla necessità di internazionalizzare le nostre aziende per poterle salvare e
per poter diffondere nel mondo una cultura della bellezza che ci appartiene. E,
a questo proposito, sottolineo che può essere strategico proprio il ruolo delle
associazioni, perché
oggi competere sui mercati esteri vuol dire maturare
una competenza specifica, che cambia da Paese a Paese, e avere delle risorse
che soprattutto le piccole imprese non hanno nella maggior parte dei casi. Come
associazione è invece possibile avviare anche un dialogo costruttivo con le
università e dedicare risorse per la formazione di figure professionali capaci
di comprendere le logiche commerciali necessarie a presidiare i diversi mercati
esteri. Un'esigenza
sentita soprattutto nel nostro Paese, in cui esiste
una straordinaria creatività, non sempre supportata da un'adeguata attitudine a
«vendere».

Come Consigliere del Gruppo Cucine, quali sono i
programmi
che sta portando avanti e quali le maggiori
difficoltà?

Stiamo lavorando alacremente, davvero affiatato ed efficace il nostro
gruppo di lavoro sul progetto Marchio italiano di qualità ambientale, vitale
sul medio e lungo periodo per rafforzare i valori del design italiano, e siamo
a buon punto anche sul «Progetto credito», che in questo momento di scarsa
liquidità è strategico ed è una delle priorità delle aziende.

L'altro obiettivo del mio mandato è quello di
ascoltare le esigenze degli imprenditori, anche per quanto riguarda il sistema
Cosmit ed Eurocucina. Sentirò tutti ma chiederò anche partecipazione e proposte
concrete. Lo sforzo più importante, e anche la maggiore difficoltà, è proprio
quello di costruire un gruppo di lavoro motivato per mettere insieme
intelligenza e voglia di costruire insieme. Per DNA siamo abituati alla
divisione e per contingenza, come si è già detto, siamo in una fase di
ulteriore chiusura e individualismo. La più grande sfida oggi è riuscire a
rompere questo schema e creare una nuova coesione.

O un nuovo modo di «condividere» per citare ancora
Centazzo, e la sua nonna.

Per darci il vostro parere, scrivete a redazione.living24@ilsole24ore.com inserendo come oggetto della mail “Dibattito Rinascimento italiano”.