Con una contrazione importante ma non devastante dei fatturati, il comparto dell’arredamento deve saper chiudere il cerchio, ovvero approfittare delle risorse che si stanno liberando (grazie ai bonus) e dell’attitudine degli italiani, che sembrano inclini a spendere per la propria casa, su cucine e living in primis.
Il messaggio deve essere recepito da tutta la filiera, perché è con il lavoro di squadra che si potrà sperare di andare oltre questo periodo complicato, proponendo progetti chiavi in mano, non solo mobili. Il messaggio è arrivato dalla Convention di Federmobili, tenutasi online lo scorso 26 ottobre.
«Il punto vendita - è il preambolo di Mauro Mamoli, presidente di Federmobili - diventa il riferimento centrale per coordinare le risorse e offrire consulenza a tutto tondo».
Dal lato della domanda
Ma cosa chiedono, oggi, i consumatori? «Con la nostra ricerca CasaDoxa - osserva Paola Caniglia, responsabile della divisione Retail & Living di Doxa - analizziamo ogni anno il rapporto degli italiani con la casa. Il lockdown è stato un forte acceleratore di cambiamenti già in atto: l’insoddisfazione per la propria casa, fruita sempre più in modo sincrono e circolare dai suoi abitanti, è andata aumentando, facendo crescere anche la propensione a investire per migliorarla. Se a giugno il 58% degli intervistati si diceva pronto a effettuare interventi migliorativi e ristrutturazioni, questa percentuale è salita al 61% a settembre».
Elementi imprescindibili sono la tecnologia (connettività e dintorni), ma anche il benessere nella sua accezione di salubrità. «Gli ambienti in cima alla lista delle priorità - prosegue Paola Caniglia - sono living e cucina, rispettivamente con il 29 e il 26% delle preferenze, visto che sono i luoghi dove tutti ci siamo rifugiati e abbiamo svolto la maggior parte della nostra vita nei mesi del lockdown e, con lo smart working, in molti casi anche dopo».
I bonus governativi sono sempre più conosciuti e hanno un ruolo importante come propulsori della scelta che si basa molto sul tema della qualità. «Tra i criteri di scelta dichiarati - conclude Caniglia - è il rapporto qualità/prezzo a svettare, con il 74% delle preferenze, seguito dalla qualità dei materiali e dal prezzo (64%) che precedono di poco altre motivazioni risultate determinanti, come salubrità e sostenibilità dei materiali».
La reazione del mercato
Precisando che si tratta di dati raccolti a settembre 2020, ovvero prima che la seconda ondata della pandemia si scatenasse sul nostro Paese, Mamoli ha esposto le principali evidenze emerse dal questionario sottoposto a 494 punti vendita (in media di 1.028 mq e con 6,5 dipendenti).
«Nel periodo gennaio/agosto 2020 - ha sottolineato il presidente di Federmobili - il fatturato è stato pari a 703.785 euro, con una variazione del -16,88% rispetto all’omologo periodo 2019. Per il 2020 nel suo complesso, la variazione di fatturato prevista è del -11,8%».
C’è da sottolineare però che in questi mesi il processo di acquisto si è velocizzato (molto, nel 13,6% dei casi, leggermente nel 38,40%), così come la percentuale di vendite (molto 12,45% o leggermente 38,15%), con uno scontrino medio che è rimasto invariato (43,95%) o è leggermente aumentato (30,24%).
Sono stati utilizzati i sostegni previsti dal Governo (soprattutto l’indennizzo da 600 euro per il lavoro autonomo, dal 69,87%), giudicati però non sufficienti dal 67% del campione. Ben l’84,54% si è visto costretto a ricorrere alla cassa intregrazione per i dipendenti, il 27,32% è ricorso allo smart working.
L'andamento della filiera
«Il dato da cui partire - ha sottolineato Maria Porro, la neo eletta presidente di AssArredo - è 35, i giorni di fermo totale delle nostre aziende nei mesi scorsi, che ci dà la misura dei dati che andremo ad analizzare».
La filiera del legno arredo, nel periodo gennaio/giugno 2020, ha diminuito del 24,3% i fatturati rispetto all’omologo periodo del 2019 e prevede una chiusura anno a -16%. «Per quanto riguarda l’export - ha puntualizzato Maria Porro - la stima è del -14% per le grandi imprese, -20% per le piccole e -26% per le microimprese. Se guardiamo all’andamento delle vendite gennaio/giugno 2020 del sistema arredamento, la contrazione media è stata del -27,3% rispetto allo stesso periodo del 2019, con una perdita più marcata (-29,7%) per il mercato nazionale, rispetto al -25,7% dell’estero. C’è da sottolineare la confortante ripresa degli ordinativi da marzo a maggio con un riallineamento delle esportazioni e la prontezza di reazione alla riapertura».
Ecco perché le previsioni di fine anno sono un -16,2% in totale, con un -16% per i mercati esteri e un -16,4% per il mercato nazionale.
Un lavoro di squadra
Il futuro si potrà affrontare meglio se il sistema continuerà a fare squadra e a comunicare efficacemente con i diversi attori del settore.
«Sono tre i filoni su cui lavorare insieme e cercare risorse - conclude Mamoli -. Finanziamenti per la sostenibilità, attraverso progetti comuni con cui attingere a fondi europei. Quindi la digitalizzazione, per arrivare a un’ottimizzazione, in modo da rinnovare o addirittura stravolgere l’attuale sistema di vendite e infine il progetto a 360°, perché la forza del made in Italy e del nostro lifestyle è proprio quella di poter curare un progetto di casa dall’inizio alla fine. Il progetto chiavi in mano è un valore aggiunto per tutti noi, sia lato industria che commercio. Solo in questo modo infatti riusciremo ad alzare la qualità, lo scontrino e il ruolo del negozio».