Alberto Scavolini, come affrontare l’emergenza

Alberto Scavolini, amministratore delegato di Ernestomeda e Consigliere incaricato del Gruppo Cucine di Assarredo, fa il punto sulla situazione di emergenza generata dal Covid-19 per il settore arredo e cucina in particolare.

Come state affrontando l’emergenza?

Tutta la filiera, con la distribuzione in parte chiusa già dal 12 marzo ancora prima delle disposizioni del Governo, si sta domandando quando si potrà effettivamente aprire visto il recente Dpcm che proroga fino al 13 aprile la chiusura anche di tutte le nostre attività. Con i colleghi abbiamo allargato il perimetro di confronto, con video-conferenze settimanali che vertono sulle principali problematiche nate dall’emergenza Covid-19.
Uno scambio di vedute e di consigli preziosi, che ci fa anche sentire meno “soli”, e che sono utili per portare avanti richieste condivise a livello governativo grazie all’attività di FederlegnoAssarredo e del Presidente Orsini. Gli scenari cambiano continuamente ma ci sono in ogni caso delle priorità molto pressanti.

Attualmente il nodo più sentito è quello legato alla liquidità e ai flussi di cassa, che tendono a spostare a monte della filiera i pagamenti. L’invito del Presidente Orsini a onorare gli impegni nei confronti dei nostri fornitori è del tutto condivisibile ma noi, a nostra volta, siano in attesa di capire se saranno rispettate le scadenze da parte dei nostri clienti. E parliamo di scadenze per consegne già effettuate a febbraio e a gennaio, a volta anche a dicembre.

La sostenibilità della situazione dipende, inoltre, dalla solidità dell’azienda ma anche dai provvedimenti che il Governo ha annunciato ai media il 6 aprile e che ad oggi (8 aprile) non sono stati resi definitivi da un decreto. In uno scenario che muta continuamente, è difficile oggi capire le regole del gioco e il costo effettivo di eventuali aiuti.

Come sta impattando l’emergenza sul fronte export?

Ad oggi siamo ancora in una fase in cui l’export pare non essere ancora compromesso ma se il fermo della produzione si protrarrà ancora i nostri partner all’estero potrebbero anche decidere che in questo momento non siamo più le aziende di riferimento e affidabili.

Ancora più delicato il fronte del contract, dove esistono delle penali per la mancata consegna. D’altro canto dobbiamo misurarci anche con paesi in cui i cantieri stanno chiudendo per l’emergenza covid-19.

A proposito di mercati esteri, come si sta muovendo la Cina?

La Cina si sta riprendendo e i partner stanno anche mandandoci segnali di sostegno unici e tangibili. Abbiamo ricevuto spedizioni di dispositivi di sicurezza che dimostrano la loro volontà di essere vicini e partecipi di una emergenza che loro hanno appena superato.

La scelta di rimandare il Salone era inevitabile. Come Ernestomeda lancerete comunque nel 2020 le novità che dovevate presentare a Eurocucina o tutto sarà rimandato al prossimo anno?

Ci siamo confrontati anche su questo tema con i colleghi e nella maggior parte dei casi credo che non si aspetterà il prossimo anno per presentare al mercato le novità perché sarebbe un peccato perdere ulteriore tempo visto gli importanti investimenti che abbiamo già fatto. Comunque credo che saranno scelte individuali e non collettive in attesa del prossimo Salone di aprile 2021.

In questo momento però è prematuro prendere delle decisioni e soprattutto pensare alle modalità e ai tempi di lancio delle novità durante l’anno in corso. Dobbiamo capire quando questa situazione sarà “stabilizzata” e soprattutto le regole a cui tutti dovremmo, giustamente, sottostare durante la “coesistenza” con il virus.   

L’industria come ha accolto la decisione di rimandare il Salone? Come si può immaginare un Salone 2021 con tutti i settori dell’arredo coinvolti?

Con la situazione attuale la decisione di rimandare era la più corretta e su questo c’è stato un accordo unanime. Sull’edizione speciale del 2021, che cade in occasione del 60° del Salone, il progetto è ancora da definire anche perché oggi non è possibile avere una fotografia del settore post emergenza.

L’investimento su una manifestazione come il Salone è sempre importante e solo più avanti le aziende potranno valutare se avranno le risorse per partecipare. Poi vedremo anche come si potrà tornare alla biennalità di Eurocucina, che per il nostro settore è una esigenza concreta e non certo un “capriccio”. 

Come è possibile mettere a frutto questo periodo di pausa forzata?

Dobbiamo immaginare nuovi modelli e cogliere l’opportunità di sfruttare questo tempo per una attività di formazione mirata. Come Ernestomeda, ci siamo attivati già dal 23 marzo con la campagna #IORESTOACASA, “A Distanza ma Insieme” che spinge la consulenza on line. Un servizio che soprattutto vuole coinvolge i nostri partner della distribuzione e che consente al consumatore interessato di avere subito un preventivo da casa sua. La campagna ha coinvolto tutti i nostri canali social e quelli dei nostri clienti e sta già portando a dei risultati.

L’obiettivo è quello di tenere aperto il dialogo con il consumatore e non escludo che questi modelli utilizzati nell’emergenza possano poi consolidarsi anche nella fase di riapertura. Dobbiamo trasformare questo periodo in una opportunità e l’emergenza ci sta forzando ad usare di più le tecnologie disponibili. Un patrimonio di conoscenza che ci aiuterà anche nella fase post emergenza.

 Come si può immaginare la ripartenza?

Personalmente penso che le nostre aziende produttrici avranno una ripartenza tangibile non prima di settembre, se rimane valida la riapertura del 13 aprile, ed è possibile che la domanda sarà più focalizzata sui primi impianti, che sono meno rimandabili come acquisto. Purtroppo, come dopo ogni grande crisi, l’argomento prezzo sarà trainante.

Se penso agli imprenditori della distribuzione, sicuramente, oltre ad operare nel rispetto delle regole di sicurezza che verranno indicate, dovranno essere bravi a comunicarlo in modo più efficace e rassicurante. I negozi di mobili non devono solo applicare la legge, ma devono riuscire a mandare un messaggio forte di totale sicurezza per contrastare la normale diffidenza che ci sarà alla riapertura.

Anche su questo si costruirà un nuovo modello di approccio e vincerà chi si sarà preparato in tempo, pronto a ripartire.