Alfredo Zengiaro: riprogettare lo spazio condiviso

Lo scambio diretto tra persone non sostituirà lo smart working adottato nell'attuale momento congiunturale. Che ci darà modo di riscoprire il valore di una casa-rifugio. Questo pensa l'architetto Alfredo Zengiaro che, nell'intervista, ci racconta la sua esperienza di questo periodo e i concept di progetto che sta elaborando per il futuro

"Molti provvedimenti che l’emergenza sanitaria ci ha imposto a breve termine diventeranno parte della nostra quotidianità. E’ nella natura stessa delle emergenze. Accelerano i processi storici. Al rientro e alla ripartenza della mia attività, due saranno i criteri fondamentali che attuerò nei confronti dei miei collaboratori: sorveglianza e responsabilizzazione. Sorveglianza perché sarà nel mio interesse verificare quotidianamente lo stato di salute delle persone al lavoro. Responsabilizzazione perché ognuno dovrà attuare tutte le nuove regole di protezione individuale. E questo non possiamo sapere fino a quando durerà. Forse farà parte delle nuove abitudini che il mondo dopo il Covid-19 ci imporrà."

Così comincia la nostra intervista all'architetto Alfredo Zengiaro, nome noto in ambito internazionale nel design di complementi ed arredi destinati alla produzione industriale, ed in particolare di cucine. Un percorso di carriera denso, quello di Zengiaro, che inizia nel 1984 e che spazia dall’industrial design al graphic design, dalla direzione artistica alla consulenza e all'affiancamento aziendale fino alla progettazione degli spazi espositivi collaborando con i più prestigiosi marchi del mercato internazionale. L'architetto Zengiaro, oltre ad offrire il proprio contributo a note riviste settoriali in qualità di opinionista, sviluppa anche progetti d'arredo destinati all’infanzia, agli ospedali e alle case di riposo per anziani, a sordociechi e pluriminorati. Un occhio attento alle problematiche umane, oltre che alle istanze di stile, quindi, ed un impegno a tutto tondo nel mondo del progetto.

ABBIAMO QUINDI CHIESTO ALL'ARCHITETTO ZENGIARO COME CAMBIERA', A SUO PARERE, IL NOSTRO MODO DI RELAZIONARCI DENTRO CASA E LA NOSTRA PERCEZIONE DELLO SPAZIO DOMESTICO DOPO QUESTA EPIDEMIA GLOBALE

"Paradossalmente il modo migliore di contenere la crisi dovuta al Covid-19 nella società globalizzata è imporre alle persone di chiudersi in casa. Il successo di un’azione di contenimento del virus dipende dalla capacità messa in campo da ogni singolo Governo di dire ai cittadini/consumatori di cambiare atteggiamento e di restare a casa, in altre parole dalla capacità di spaventare la popolazione per convincerla a rispettare le nuove regole. Per contenere la pandemia, la gente deve farsi prendere dal panico e cambiare drasticamente il proprio stile di vita. Ma quanto questo potrà influire come strascico psicologico futuro quando tutto questo finirà? Io penso che ne riporteremo a lungo le conseguenze, non solo economiche ma anche morali e sociali. E forse torneremo a ripensare al concetto di famiglia, al rapporto tra genitori e figli, e soprattutto tra nonni e nipoti, visto l’incidenza della mortalità avuta tra le persone anziane. Il tutto quindi ripensato in un nuovo spazio domestico, non più considerato solo come rifugio obbligato, ma come spazio di nuove relazioni e aggregazioni".

 

COME HA ORGANIZZATO L'ATTIVITÀ DEL SUO STUDIO, IN QUESTO PERIODO?

"Ho deciso di chiudere il mio studio fino all’inizio della Fase 2, in considerazione della salvaguardia della salute dei miei collaboratori, soprattutto per il rischio negli spostamenti con i mezzi pubblici. Devo dire che, all’inizio l’epidemia mi ha colto impreparato non tanto dal punto di vista organizzativo quanto dal punto di vista psicologico. Seguivo costantemente la propagazione del virus in Cina tramite i continui report che ricevevo dai miei clienti della zona del Guangdong e le contromisure che stavano attuando per fronteggiare l’epidemia. Ma mai avrei immaginato la velocità, la violenza e le ripercussioni che l’epidemia ha prodotto nella nostra realtà e nelle nostre vite. Tutti i miei clienti in Italia, Cina, Vietnam, Taiwan, Russia e Pakistan hanno via via deciso la chiusura delle attività e la sospensione quindi dei progetti in corso.

COME STA VIVENDO, QUINDI, IN QUALITÀ DI PROFESSIONISTA, LA RELATIVA PAUSA IMPOSTA DALL'EMERGENZA COVID-19?

In questi surreali giorni di isolamento ne approfitto per riprendermi spazi e momenti di solitudine e di riflessione all’interno del mio studio. Oltre naturalmente alle quotidiane incombenze burocratiche che purtroppo sono legate alla nostra vita professionale, mi ritrovo ad immaginare gli effetti che avrà la pandemia in termini economici e soprattutto sociali sul lungo periodo la pandemia. La posizione degli storici (e per questo mi piace andare oltre l’aspetto scientifico) è chiara: le epidemie sono eventi e non tendenze. Le epidemie cominciano in un dato momento, si sviluppano in una porzione di tempo e spazio limitata, seguono un percorso fatto di tensioni e rivelazioni crescenti, innescano una crisi collettiva e individuale e poi si avviano alla conclusione. Ma al tempo stesso le epidemie esercitano sulle società colpite una forte pressione, perché rivelano quali sono le priorità e i valori reali della popolazione. E mi piace quindi cercare di tradurre il tutto in prospettiva delle nuove priorità e dei nuovi bisogni all’interno degli spazi abitativi. Vedo quindi un ritorno quindi alla casa come rifugio forte e sicuro, e non solo come luogo di isolamento obbligatorio.

 

Arts&Crafts, progettata da Zengiaro per Pedini, si fonda sul concentto di elementi autoportanti

COME È CAMBIATO IL SUO MODO DI LAVORARE? E IN CHE MODO POTREBBE CAMBIARE IN FUTURO IL RAPPORTO TRA DESIGNER E AZIENDA?

I rapporti tra me e con le aziende con cui collaboro si sono momentaneamente interrotti. I contatti proseguono solo con i miei clienti cinesi, che hanno riaperto in pieno da qualche tempo, ma solo rispetto alla focalizzazione degli obiettivi e di strategia di prodotto. In generale, la crisi del Covid-19 giustifica i timori di chi si oppone alla globalizzazione: gli aeroporti chiusi e l’autoisolamento appaiono ora come il punto zero della globalizzazione. Ma il distanziamento sociale che ci viene e ci verrà chiesto come nuova forma di solidarietà non potrà mai interferire con il mio modo di approcciare il progetto e il suo sviluppo. Ritengo che lo smart working non possa funzionare completamente nell’ambito del design. Per quanto mi riguarda, ho bisogno di verificare costantemente e fianco a fianco con i miei collaboratori lo sviluppo di un progetto in tutte le sue fasi. Il controllo dei dettagli e la ricerca di nuove soluzioni avvengono con uno scambio reciproco di idee e opinioni, in diretta e "a pelle". Sicuramente, per me, una conferenza a distanza mi permette di avere un contatto operativo, ma solo virtuale. Così come ho bisogno di verificare lo sviluppo del progetto in tutte le sue fasi attraverso l’analisi di un prototipo direttamente in azienda. E’ per me fondamentale l’approccio sensoriale con il modello, le sue forme, la sua tridimensionalità, i suoi materiali e colori, e i suoi dettagli anche minimi ma che fanno la differenza. Contatti, viaggi e trasferte continueranno, ma con le dovute precauzioni e le necessarie protezioni individuali".

Pedini: Arts&Crafts
CI PUÒ ANTICIPARE LE TEMATICHE DEI PROGETTI CUCINA CHE HA "IN CANTIERE"?

"L’anno scorso ho iniziato un nuovo rapporto di collaborazione con Meson’s Cucine, storico brand italiano appartenente al Gruppo San Giacomo, che mi aveva permesso agli inizi della mia carriera di potermi esprimere attraverso dei progetti e dei modelli allora considerati innovativi. Nel futuro non vedo più solo una ricerca sui materiali, nella quale abbiamo speso molto ma che ha reso tutta la produzione omologata sulle stesse tematiche. In collaborazione con l’Azienda sto quindi sviluppando un nuovo concept di cucina: trasformare lo spazio delle nostre case, sempre più open, in un concetto di “condivisione” . Attuabile grazie ad una struttura autoportante che permetta di condividere, senza soluzione di continuità, l'area operativa della cucina da una parte, e lo spazio del pranzo/living dall’altra. Il tutto supportato e ancorato ad un’unica struttura, che diventa essa stessa filtro e icona dello spazio abitativo. Questo progetto è in avanzata fase di definizione e di prototipazione. L’obiettivo sarebbe stato quello di una presentazione in anteprima al Salone del Mobile di Milano 2020, purtroppo rinviato. Vedremo quali potranno essere occasioni alternative, che ritengo comunque dovranno essere ricercate nel corso di quest’anno".