Eurocucina 2014: edizione da record

i saloni –

L’appuntamento milanese ha generato una indubbia carica di energia positiva come testimoniano le nostre video interviste ad alcuni degli imprenditori presenti

Il motore del Salone e
di Eurocucina è stato più brillante del solito. Molto elevate, e qualificate, le
presenze registrate che hanno raggiunto un totale di 357.212 visitatori e hanno
registrato un incremento del 13% rispetto all'edizione 2013. Operatori che non
sono certamente stati delusi nelle loro aspettative dalla proposta degli espositori,
soprattutto per quanto riguarda la cucina. Mai come in questa edizione i
produttori italiani hanno saputo dimostrare la loro capacità di proporre
soluzioni innovative e nello stesso tempo concrete. Visionarie e corrette al
tempo stesso. Un fronte compatto rafforzato anche dalla ritrovata presenza in
fiera di brand famosi come Valcucine o Dada.

Uno sforzo che ha
portato anche a proporre nuovi marchi per affrontare con maggiore rigore di
posizionamento nuove sfide, come hanno fatto ad esempio Aran proponendo il
brand Rastelli più alto di gamma o Lube con Creo per avere una valida proposta
nella fascia più bassa.
In generale, tutte le
sfide sono state vinte, anche le più coraggiose come quella di Boffi che ha affidato alla
straordinaria Patricia Urquiola un progetto fuori schema come Salinas, o di Elmar con lo studio C+S per il progetto @home, o ancora di Scavolini con Ki disegnata dal
grande Nendo. Mentre un'azienda come Febal ha valorizzato cinque giovani designer attraverso il Febal Lab Contest, dando vita al progetto Play Kitchen. Un colpo di reni che fa onore alle aziende, tanto più considerando
il lungo periodo di crisi attraversato dal settore. Proposte che nella maggior
parte dei casi sono state influenzate dal mercato internazionale, e non parliamo
solo di quello russo o americano, ma senza snaturare quella cifra stilistica
che ha sempre contraddistinto il design italiano. Un linguaggio che nella
maggior parte dei casi ha superato la fase del minimalismo estremo e trovato una
dimensione più calda, grazie anche al tanto legno utilizzato, più in sintonia
con quello spirito conviviale, legato al buon cibo, che ci invidiano in tutto
il mondo.

La dimensione
importante che ha assunto il gusto “used” , declinato dal vintage anni cinquanta al più
estremo gusto industrial, è sicuramente un segno di una tendenza a immaginare una cucina più
vissuta, vicina al cuore delle persone, pur essendo assolutamente funzionale e
flessibile
. Ricca di soluzioni sorprendenti ma pensate per poter meglio
gustare, e degustare, i momenti sempre più preziosi trascorsi in cucina.
Attenta alla qualità della vita, quindi, senza esasperazioni tecnologiche. Anche
sul fronte elettrodomestici si è assistito a una maggiore concretezza espressa da una massima
attenzione a soluzioni ergonomiche interessanti, ad ampliare la versatilità
degli apparecchi e le loro prestazioni più legate alla vita quotidiana. Meno telecomandi, in
altre parole, e più serre per coltivare, ad esempio, le erbe aromatiche, o
cantine vino per conservare il vino. E i movimenti, per trasformare un piano in
un tavolo o per far uscire una cappa dal piano ad esempio, sono tutti a “prova
di click”. Un gesto semplice e il mobile si trasforma. Altrettanto semplici le
aperture che ancora vedono il prevalere della gola sulla maniglia classica. Interessante in questo
senso la stretta collaborazione tra l'industria del mobile con quella della subfornitura, con nuove partnership nate proprio per esplorare nuovi meccanismi
“easy tu use”.
Segnaliamo in particolare quello di Stosa con Hafele che ha portato alla concezioni di Ä
Kitchen
: uno dei tanti traguardi che ha contraddistinto la presenza
dell'azienda toscana che compie cinquant'anni d'attività.