Rapporto bilanci 2011 Ambiente Cucina

La consueta analisi sui bilanci di alcuni tra i principali produttori di mobili da cucina, relativo all’anno 2011, prende in esame un campione di 15 aziende. L’analisi degli andamenti economico-finanziari e delle strategie delle imprese fotografa in profondità l’andamento del settore e del mercato.

Il gruppo di imprese esaminato offre un quadro sufficientemente attendibile e completo delle imprese di dimensioni medio-grandi, ovvero quelle maggiormente in grado di sostenere processi di innovazione di prodotto e marketing, di investire in efficienza produttiva, di competere su scala nazionale e penetrare con efficacia i mercati internazionali tramite export o presenza diretta. Come ogni anno le aziende sono suddivise in tre gruppi strategici.

  • Design/Qualità: Arclinea, Boffi, Valcucine
  • Marchio/Prodotto: Aran, Arrex 1, Cesar, Lube Over,
    Scavolini, Stosa, Veneta Cucine
    .
  • Prezzo/Prodotto:
    Arredo 3, Ar-Due, Effequattro, Desi
    e Mobilturi

Il valore della produzione totale del campione di queste 15 aziende del settore cucina, di cui sono stati analizzati i bilanci nel 2011, è stato di 1.044 milioni di euro, una cifra che rappresenta all'incirca la metà del mercato italiano calcolato con prezzi alla produzione. Dopo che il 2010 aveva rappresentato un anno di discreta ripresa del fatturato e dei margini, a seguito di un biennio durissimo per tutto il settore, il 2011 vede un riaggravarsi della crisi del mercato a causa di una congiuntura economica molto pesante che ha avuto riflessi particolarmente evidenti sui consumi di beni durevoli. Il calo del mercato riguarda tutte le fasce di prezzo, ma l'impressione è che si confermi lo spostamento delle preferenze dei consumatori verso prodotti o combinazioni di prodotto di prezzo più basso in tutte le fasce di mercato.

La tendenza non è nuova. Già nel triennio precedente era evidente un crescente switch degli acquisti verso modelli di fascia inferiore rispetto a quella che gli acquirenti avrebbero probabilmente scelto solo qualche anno prima o, a parità di fascia di mercato, verso modelli più semplici, con finiture di minor pregio e probabilmente meno ricchi di accessori. I cali di fatturato sono dunque il risultato sia di una diminuzione delle quantità che di un mix di vendita più povero.

La propensione all'export delle aziende esaminate sembra leggermente in aumento rispetto al 2010. Più che un segnale di maggior proiezione sui mercati internazionali questo risultato è da leggere, pur con alcune eccezioni, come una conseguenza del crollo dei consumi interni che hanno fatto aumentare, per differenza, le quote di fatturato realizzate all'estero, di per sé in molti casi statiche rispetto all'anno precedente. Nell'ambito dell'export rimane comunque sempre alta l'attenzione nei confronti dei mercati più dinamici e che mostrano potenziali di crescita di medio-lungo periodo più elevati, in particolare i cosiddetti paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) ed alcune economie in forte sviluppo in Europa, Asia e Sud America. Si tratta di un'attenzione che nel corso del 2011 è rimasta più nei desideri che nelle azioni delle imprese italiane, proprio a causa della necessità di concentrare le risorse sul mantenimento dei mercati esistenti.

In un periodo di crisi, sempre più serrata è la ricerca di una rete di rivenditori di alta qualità e si moltiplicano le iniziative volta a riqualificare e potenziare la rete commerciale e ad allineare la qualità della proposta di marca dei produttori a quella dei servizi commerciali e
dell'esperienza di acquisto offerte dal punto vendita. Alla ricerca di qualità professionale del trade si unisce quella di interlocutori commerciali finanziariamente solidi, a causa della crescita del fenomeno dei ritardati pagamenti e delle insolvenze, che creano forti problemi di redditività e di finanziamento del capitale circolante. Si conferma l'interesse di quasi tutte le imprese di fascia medio-alta al business del contract, in sviluppo e fondamentale per entrare in maniera significativa in alcuni mercati esteri, ad esempio negli Emirati, negli USA o in alcuni segmenti del mercato cinese e di altri paesi del Far East.

Nonostante la crisi, non è evidente un processo di particolare ridimensionamento della struttura produttiva. Ciò probabilmente perché tale processo era stato particolarmente intenso nel biennio 2008-09, periodo in cui molte imprese hanno tarato nuovamente la loro supply chain su livelli di produttività drasticamente più elevati e che difficilmente erano ancora innalzabili tramite ulteriore taglio della manodopera. In questo contesto sembra che le aziende abbiano fatto un forte ricorso a misure di aggiustamento temporaneo dei costi produttivi, in particolare alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria.

Come già accennato in precedenza, pur continuando a manifestarsi lo sforzo di diversi produttori di fascia media, specie quelli più orientati al marketing, di spostare verso l'alto il posizionamento dei loro prodotti, per sfuggire dall'impasse che sembra caratterizzare la fascia media del mercato, si manifesta con una certa evidenza una tendenza ad offrire versioni “di base” dei loro prodotti di punta, ovvero pacchetti di offerta  preconfezionati” a un prezzo fisso e molto competitivo. Anche i produttori attivi su fasce di prezzo più basse cercano, come già fatto negli anni precedenti, di arricchire il contenuto di stile e design dei loro prodotti cercando di non modificare o addirittura diminuire il prezzo finale.

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