Gabriele Centazzo, designer e non solo…

la parola a... –

Creativo, imprenditore, visionario. Tre definizioni lo rendono uno dei guru indiscussi della cucina. Ecco il suo punto di vista a proposito di eco-design

Designer,
imprenditore, visionario. Tre definizioni calzanti che rendono
Gabriele Centazzo uno dei guru indiscussi della cucina che può
vantare, attraverso la storia della sua azienda, “trent'anni di
sostenibilità” e una serie di soluzioni innovative che hanno
modificato profondamente l'ergonomia e la struttura della cucina
contemporanea.

La mission della sostenibilità si è tradotta nel
pieno rispetto dei principi cardine della eco compatibilità
- dematerializzare, riciclare, ridurre le emissioni tossiche,
garantire lunga durata al prodotto - al punto di proporre la garanzia
a vita del prodotto
con il ritiro della cucina usata a fine vita. Ma
per Gabriele Centazzo le sfide continuano.

L'azienda
che guarda al futuro deve pensare a conquistare i mercati dove c'è
crescita, in particolare Cina, India, Brasile. Per fare ciò in
maniera remunerativa deve imparare a decodificare i bisogni inconsci
di queste popolazioni. Dico questo perché decodificare i bisogni
consci è molto semplice e ci porta a realizzare prodotti tutti
uguali che utilizzano come vantaggio competitivo unicamente il
prezzo. Per intuire i
bisogni inconsci

bisogna avere grande creatività, fantasia, genialità. Tutte queste
doti non si sviluppano copiando i prodotti degli altri, ma
alimentando una forte
cultura interna
che
coinvolga anche i giovani

perché saranno loro a garantire il
futuro delle nostre aziende
.
E chiedendo a Gabriele Centazzo quale sia per lui la missione più
importante dal punto di vista del progettista e quale, invece, da
quello dell'imprenditore, la risposta non lascia dubbi: “In
un'azienda non possono coesistere due mission
e se un imprenditore ha un progettista che non segue la
mission
dell'azienda è meglio che cambi progettista”. Per quanto
riguarda Valcucine, non ci sono dubbi, la mission
è quella della sostenibilità
,
ma come si legge sul sito dell'azienda “Sarebbe utopistico, nel
Ventunesimo secolo, auspicare di "fermare il mondo", di
"ritornare indietro", di "non consumare più".
Non è possibile farlo e non è così che si salverà il pianeta.
Facciamo parte di quel 15% del mondo che consuma l'80% delle risorse,
perciò dovremmo preoccuparci della eventuale carenza di materie
prime, nel momento in cui il resto del mondo, ora in via di sviluppo,
potrà permettersi lo stesso benessere di cui abbiamo goduto noi: non
basterebbero sei volte le risorse della Terra. Perciò Valcucine è
alla continua ricerca di tecnologie innovative, che permettano di
produrre de materializzando e  realizzando prodotti che riducano
al minimo la quantità di materia e di energia utilizzata”
. Spesso
l'industria progetta e realizza prodotti che non tengono conto delle
reali necessità dell'uomo
.
Attraverso la comunicazione pubblicitaria, poi, riesce a indurre nei
consumatori bisogni, che in ultima analisi non si rivelano autentici
e prioritari. Valcucine ritiene di attenersi
al principio etico della soddisfazione dei bisogni reali dell'uomo.

Nella progettazione dei suoi prodotti, in particolare, considera
fondamentali e imprescindibili due aspetti: l'attenzione alla
funzionalità e il rispetto della salute. Valcucine ha ricercato e
ricerca costantemente soluzioni per ridurre o abbattere completamente
le emissioni tossiche dei mobili negli ambienti domestici”.

Come
designer qual è il
sogno di Gabriele Centazzo
?
“Un progetto sul quale lavoro da tempo è quello di proporre
una cucina per tutti, con costi accessibili, personalizzabile e a
basso impatto ambientale.
Stiamo
lavorando a una cucina che potrà essere assemblata, in maniera
semplice, direttamente dal consumatore”.
E qual è il suo incubo?
“La morte della creatività e l'incapacità di percepire la
bruttezza che avanza”.