Contract internazionale e artigiano industriale

Per le imprese italiane caratterizzate dal saper fare e dal tailor made si spalancano spazi importanti sui mercati mondiali. A patto di superare alcuni limiti, tra cui la scarsa capacità di sfruttare le tecnologie digitali

Lo spazio infinito che il contract internazionale ancora oggi offre può essere il trampolino di lancio per nuove strategie di internazionalizzazione, un immenso spazio per tutte quelle aziende “artigiane-industriali” che non si sono ancora affacciate al di fuori dei confini nazionali. Il contract internazionale è una realtà in continua espansione che coinvolge un’ampia gamma di settori (hospitality, commercio, business, residenziale, navale) e rappresenta un’opportunità di sviluppo per le aziende del sistema casa italiano.

Ma quali sono i temi caldi del contract internazionale?

Dalla vendita ai rapporti con le committenze, dalla promozione dedicata al mondo della progettazione, al marketing pull (attività di marketing digitale finalizzate nel diventare attrattivi verso un preciso target group) per i prescrittori e i cosiddetti influenzatori d’acquisto, transitando da argomenti sensibili quali la ricerca della commessa più aderente al know-how dell’impresa, la gestione della marginalità, la contrattualistica e il sistema di tutele legato ai pagamenti e, non ultimo per importanza strategica, la partecipazione alle reti di impresa. L’importanza del sapersi rapportare con il mondo della progettazione - sempre presente nei tender - è uno dei temi ricorrenti, insieme all’esigenza di valorizzare alcuni aspetti progettuali (in primis l’illuminazione, il design o le finiture) che spesso vengono considerati destinatari di tagli quando i budget non sono adeguati. Altrettanto centrale è risultata l’esigenza di una corretta progettazione fin dalle prime fasi, con un’attenta organizzazione gestionale e attribuzione dei budget.

Quanto l’“artigiano-industriale” costituirà il futuro nel contract internazionale?

L’artigianato è già oggi un processo, più che un prodotto. Il saper fare, la qualità artigianale, sono elementi fondamentali per capire il successo della nostra industria (e non solo quella più piccola) sui mercati internazionali. Il prodotto italiano è apprezzato, oltre che per la bellezza estetica, anche per la cura dei dettagli. Nelle piccole e medie imprese italiane, gli artigiani, con la loro esperienza e la loro passione, riescono a realizzare prodotti unici e di grande qualità, lavorando spesso su misura, in relazione alle richieste dei committenti. Gli attuali punti di debolezza stanno nella scarsa capacità di sfruttare le tecnologie digitali per comunicare e per vendere. Oggi, il fare riguarda tanto la produzione quanto la condivisione dei risultati del proprio lavoro con altri. Da questo punto di vista, la diffusione delle tecnologie digitali e del web 2.0 hanno contribuito in modo decisivo a promuovere questa nuova cultura del fare. Social network, blog, community on line, ecc. sono i luoghi dove le persone possono discutere e confrontarsi, dando un senso alle proprie “produzioni”. Nella rete non ci sono più generici “consumatori”, ma makers (artigiani digitali per settori - applicazioni - discipline ) che vogliono conoscere i dettagli della realizzazione del prodotto e che sono incuriositi dalle scelte produttive (ad esempio, perché un tipo di finitura rispetto ad un altro?). E soprattutto vogliono interagire con l’artigiano per ricostruire quella logica di personalizzazione che è alla base del loro stesso essere makers. Se si inizia a vedere nell’artigianato una risorsa, si ottiene un acceleratore di innovazione di cui non si riesce a immaginare la portata, ma è necessario abbinare le competenze del saper fare al sapere di un ingegnere gestionale e di un esperto di comunicazioni per essere proattivi verso i makers e con pari intensità verso i target degli influenzatori-interior contractor-committenti, unendo servizi e industria. La struttura dell’artigiano-industriale deve padroneggiare le tecnologie digitali del web 2.0 integrate col digital manufacturing e il design innovation per unire saper fare e condivisione. Il sistema è in grado di ottimizzare e gestire un processo di fabbricazione in ambiente virtuale, permette di oltrepassare i limiti dei processi produttivi per prodotti seriali e rende disponibili strumenti per l’artigiano digitale volti a valorizzare la creatività, la personalizzazione e la specializzazione. La cosa più interessante è che questo può anche essere realizzato con una serie di piccoli passi, poco costosi, brevi e con rapido ritorno dell’investimento.
Il designer italiano Ettore Sottsass, in visita alla Nasa, dopo aver visto le componenti delle capsule spaziali, colpito, ha commentato: «Questo posto è pieno di artigiani». L’aneddoto fa capire come persino l’high tech che servì a mandare l’uomo sulla Luna fosse in realtà tutto “fatto su misura”.
Dietro a molta scienza e sperimentazione c’è una capacità di fare che rappresenta una risorsa straordinaria per l’innovazione.

Qual è il primo passo?

Un uso più sistematico delle innovazioni soft dell’organizzazione gestionale per diventare attrattivi agli occhi degli operatori del contract internazionale, utilizzando con giusto mix gli strumenti della comunicazione digitale complementari alla promozione tradizionale per migliorare la competitività dell’impresa, valorizzandone la qualità manifatturiera. La società dei makers non aspetta.