Ambiente Cucina n. 235

Schermata 2017-01-11 alle 18.09.47EDITORIALE. Presentato a settembre dal Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, il piano nazionale Fabbrica 4.0 ha avuto, come promesso, anche una ricaduta nella Legge di Bilancio che prevede importanti detrazioni fiscali e credito di imposta per le aziende che investiranno nella digitalizzazione del processo. L’obiettivo è rendere l’industria italiana, comprese le piccole e medie imprese, più efficiente e competitiva. Per il settore del mobile il nuovo paradigma su cui il Governo ha voluto puntare l’attenzione, e di cui i media stanno parlando molto negli ultimi tempi, non è certo una novità assoluta, perché sono ormai molte le aziende di tutta la filiera che a vari livelli possono qualificarsi come Smart Factory. «Dietro a questo cambio di paradigma ci sono alcune tecnologie che sono già presenti nelle imprese, si pensi ai sistemi di progettazione virtuale piuttosto che alla gestione del magazzino, ma altre innovazioni digitali sono del tutto nuove», ha dichiarato Sergio Terzi, professore del Politecnico di Milano intervenuto al Seminario di Previsione Csil, che si è svolto a Milano il 25 novembre. «Il mondo sta sperimentando molto e anche l’Italia lo sta facendo in modo concreto. Ci sono dei veri campioni che possono testimoniare la validità della nuova gestione industriale, ma ci sono ancora molte aziende che segnano il passo». Per questo, sempre secondo Terzi, oggi il mondo industriale (ma la metafora si può applicare in altri ambiti) si può dividere in “lepri e tartarughe”, tra chi è già protagonista della nuova rivoluzione digitale e chi, invece, non ha la forza o la cultura per implementare il nuovo modello. Una strada che sicuramente ha il vantaggio di essere molto più efficiente e che appare obbligata rispetto alla competizione globale, ma che apre a scenari di difficile interpretazione. Quale sarà veramente l’impatto sul mondo del lavoro di un processo ad alto tasso di automazione? Come e da chi sarà gestita l’enorme quantità di dati, anche di quelli che dovrebbero essere protetti dalla privacy, che ogni giorno vengono alimentati dalle nostre attività connesse e social? Come cambierà il panorama domestico in cui l’Internet of things renderà possibile un nuovo mondo di relazioni tra l’uomo e l’oggetto? Le risposte a queste e ad altre domande sul prossimo futuro sono possibili, perché oggi tutte le tecnologie sono a disposizione. Quello che è difficile da prevedere è il reale impatto sulla vita dell’uomo. Verrebbe da dire che a vincere sarà ancora una volta la velocità e chi saprà adattarsi con tempestività ai nuovi modelli. Eppure, rimanendo nella metafora animale, non bisogna neppure dimenticare i grandi valori della tartaruga, l’animale più longevo del mondo, le cui origini risalgono a più di 200 milioni di anni fa. Un modello che ci riporta tra le mura protette della casa dove, a bilanciare un mondo esterno sempre più complesso e competitivo, ricerchiamo il calore umano delle relazioni, i riti consueti da compiere senza ansie, quell’andamento “lento” che proprio in cucina si trasforma in un piacere sensoriale esteso. Un bisogno di autenticità senza tempo che sta conquistando anche le generazioni più giovani, affascinati dalla tradizione e dalla naturalità come non mai. E la cucina di oggi, e parliamo di design come di gastronomia, si conferma straordinariamente lontana da quelle algide visioni fantascientifiche dello scorso fine millennio dove tutto era automatico, dominato dalla plastica, ridotto in pillole. Evviva le tartarughe, quindi, e lunga vita alla nostra meravigliosa tradizione che continua ad affascinare il mondo. La sfida sarà quella di trovare nella fabbrica 4.0 un’ulteriore capacità di progettare unicità e bellezza. Facendo convivere le due velocità.

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