Graziano Lazzarotto, Electrolux

la parola a... –

Il direttore commerciale built-in del gruppo Electrolux parla del futuro della cucina a partire da alcune considerazioni sulla crisi e sul fenomeno sociale più evidente che ne è emerso

Il ruolo aziendale consolidato nel tempo in una delle industrie dell'elettrodomestico più importanti e la competenza specifica nell'ambito del built-in hanno permesso a Graziano Lazzarotto di maturare una conoscenza profonda del settore cucina e delle dinamiche che lo contraddistinguono.

La capacità di visione, alimentata dalla iniziale formazione come marketing manager, è riconosciuta all'unanimità dalle aziende produttrici di mobili con cui, da sempre, ha un confronto costruttivo. La sua analisi parte da alcune considerazioni generate dalla crisi e dal fenomeno sociale più evidente che ne è emerso.

Il minor potere d'acquisto delle famiglie italiane, europee ma anche oltre atlantico, le politiche energetiche dei principali paesi del mondo, la fine di un'illusione di crescita continua, costringono tutti a ragionare in un'ottica neo-razionalistica e a riportare anche le aziende sul piano della concretezza e della semplicità. Il generale clima di incertezza verso il futuro, induce il consumatore ad acquistare prodotti più essenziali evitando  gli sprechi e ad essere più consapevoli di quello che si acquista.


Anche per le cucine componibili si tratta, quindi, di ritornare alla forma-funzione, ad una logica orientata agli spazi ed al denaro disponibili e non a quelli idealizzati da stereotipi ormai superati.


La maggior parte della aziende produttrici di mobili per cucina, e lo stesso si può dire per l'elettrodomestico, propone gamme troppo vaste, con una molteplicità di varianti che, nella maggior parte dei casi, non nascono da esigenze reali.


Meno sogni e più concretezza nelle proposte, dunque, ma anche una maggiore semplificazione nei processi. Per il mondo dell'elettrodomestico lo sforzo si traduce nella ricerca di componenti comuni, in fabbriche che cercano di evolvere da regionali in globali, in processi sempre più “lean”. La ricerca di riduzione anche dei costi indiretti come la logistica, avvicina la produzione di alcuni  prodotti ai mercati di sbocco più importanti.  Nessun consumatore accetta ormai di pagare di più per lo stesso prodotto a causa di inefficienze o della produzione in paesi ad alto costo del lavoro e bassa produttività. Anche per questo la razionalizzazione nei processi non deve arrivare all' automazione assoluta, ma deve essere capace di integrarla con interventi manuali di pregio in grado di esprimere valore e personalizzazione”.


In questo contesto, è possibile preservare l'identità del prodotto italiano?


Ricordando l'adagio “nei dettagli si nasconde il diavolo”, si può dire che la cura del dettaglio sia la firma dell'identità italiana. In questo senso le dimensioni piccole della industria del mobile possono essere un vantaggio competitivo. Non stiamo parlando di un eccesso di innovazione, troppo spesso capace di gratificare solo il progettista, ma di una prodotto fatto con cura, in cui emerga una diversificazione di prodotto e di marca. E per avere una coerenza di identità è necessario stringere alleanze con la distribuzione indipendente, in Italia e all'estero, selezionando la più qualificata e organizzata. A sua volta, la distribuzione deve evolvere ulteriormente e trasformarsi in base alle esigenze del consumatore, partendo dalla identificazione del proprio target.  Non si può continuare a guardare da una parte al design e al lusso o dall'altra ad agire come una brutta copia della G.D.O. In ogni caso bisogna fornire  quello che il consumatore chiede sempre di più: prodotti giusti, prezzi giusti, disponibilità, competenza, trasparenza, informazioni chiare e servizi adeguati. Si tratta, anche per il trade di scegliere: prodotti ma anche i fornitori, o meglio partner, più seri, quelli che il consumatore è in grado di apprezzare, anche in prospettiva futura".


E parlando ancora di futuro, Graziano Lazzarotto non ha dubbi. “In qualsiasi parte del mondo non deve mutare l'approccio responsabile di un'azienda, anche se sui nuovi mercati, dove manca ancora la cultura della sostenibilità, può essere un iniziale svantaggio. Tutto questo, però, deve essere regolato da norme e da salvaguardie e se necessario da severe sanzioni. Quello delle normative diventa sempre più una questione chiave a salvaguardia sia del consumatore che delle aziende.


In definitiva, è necessario conciliare aspetti di crescita come la qualità, il rispetto ambientale, la propria quota export, i servizi, con quelli di decrescita richiesti da un comportamento responsabile: meno energia, meno sprechi, meno errori, meno difetti, meno scorte, meno varianti inutili, meno innovazione fine a sé stessa.  


Anche le regole della comunicazione sono cambiate: meno emozione e molta più informazione”.