Balcani – mercato dinamico e attrazione per il made in Italy

Seppure con un andamento differenziato, i principali paesi di quest'area sono orientati alla crescita e a uno stile di vita europeo. Nel quale gioca un ruolo essenziale il made in Italy grazie a un già esistente legame di attrazione culturale e di investimenti

Mentre la stagnazione rallenta la ripresa europea, un'area - i Balcani - fa eccezione, sia pure con un andamento differenziato. Croazia, Slovenia, Albania, Kosovo, Macedonia, Serbia, Grecia e Montenegro presentano mercati e trend altalenanti, poiché alcuni (come Albania, Kosovo, Montenegro e Macedonia) crescono, mentre altri hanno già avuto forti incrementi in passato e sono comunque destinati a tornare a crescere. E tutti sono caratterizzati da una popolazione giovane o molto giovane, da una dinamicità notevole e dal fatto che sono Europa-dipendenti, e cioè fortemente orientati a vivere secondo lo stile europeo.
Alcuni di questi Paesi sono particolarmente legati all'Italia come Albania, Montenegro, Slovenia e Serbia. Prima ancora di analizzare in dettaglio i dati economici essenziali, è utile riportare un indice che per qualsiasi business man vale più di altri parametri: l'Ide - Investimenti Diretti Esteri, cioè quante risorse estere un determinato Paese riesce ad attirare. Un Ide elevato è fondamentale per economie così fragili e al tempo stesso reattive come quelle che stiamo considerando e costituisce indubbiamente una preziosa informazione per gli operatori che intendono investire. La media di attrazione dell'Ide nell'area dei Balcani è intorno al 50% ed è in netta crescita; gli investimenti sono per il 70% provenienti dall'Europa e l'Italia è tra le nazioni UE più impegnate, ma solo in alcuni di questi Paesi.
Le aree di investimento: finanza e assicurazioni, immobiliare, turismo, manifattura.

L'Albania guarda all'Italia
Attualmente l'Albania è il più dinamico paese dei Balcani ma mancano dati certificati per definirne con precisione i parametri, anche a causa del fatto che prosperano l'economia sommersa e illecita e quella delle rimesse degli emigranti (intorno al 14-17%). Il nuovo governo, in carica da settembre 2013, ha dichiarato che eliminerà la tassazione per le piccole imprese, ma deve far fronte a un debito pubblico che vale il 60% del Pil. Il 40% delle importazioni proviene dall'Italia che è il Paese di riferimento. «Gli albanesi parlano italiano, guardano all'Italia per la moda, la gastronomia, lo stile di vita, cucinano all'italiana e comprano sempre di più il made in Italy - dichiara Ana Pitaku, albanese residente in Italia, consulente per investimenti in Albania - per esempio, la playlist dei ristoranti più alla moda del Paese vede ai primi sei posti nomi italiani. Arrediamo le nostre case con mobili di gusto italiano. I turchi tradizionalmente attivi nel Paese danno nomi italiani alle loro aziende di arredamento e abbigliamento per riuscire a vendere subito mobili, abiti, oggetti».
L'Iva al 10% e una recente favorevole tassazione degli utili favoriscono gli investimenti stranieri e il Paese si aspetta di attirare sempre di più aziende estere. L'Europa ha bloccato l'entrata dell'Albania nella UE perché deve realizzare alcune riforme strutturali, legalizzando l'economia e correggendo l'elevata percentuale di evasione e corruzione che, da un lato, hanno stimolato il business e da un altro hanno sconvolto ogni regola. Con l'arrivo alla carica di premier del socialista Edi Rama, ex sindaco di Tirana, pittore e scrittore, famoso per avere completamente rinnovato, ripulito e rilanciato la capitale nel 2006, si comincia a intravvedere un programma di riforme, imposto dall'Europa dopo il disastro dell'ex premier Sali Berisha che per otto anni ha perlomeno tollerato traffici di droga e soldi sporchi. Il primo passo di Rama è stata la nomina di una commissione per l'eliminazione degli immobili abusivi. Oltre mezzo lungomare di Valona, totalmente illegale, è già stato abbattuto o in via di abbattimento; entro l'anno saranno 300 gli edifici abusivi "cancellati". Inoltre il governo sta regolarizzando le "incertezze" fiscali e il caos immobiliare per trasformare, come ha dichiarato il premier Rama, «l'Albania in un Paese tranquillo, turistico e visitato per il suo prestigioso passato e la bellezza delle sue coste».

Mobili e immobili
Quanto all'arredamento, Ana Pitaku dichiara che questo è un periodo particolarmente favorevole per il made in Italy, purché si tenga conto che il mercato albanese è diviso nettamente in due fasce: quella di chi ha redditi molto alti e quella di chi è sempre alla ricerca del prezzo basso.
Lungo l'autostrada che unisce Tirana a Durazzo, continuano a sorgere magazzini e showroom del made in Italy, ma a Tirana c'è soltanto un bel negozio di design con le firme italiane di qualità.

Eppure gli albanesi ricchi sono sempre più alla ricerca del prodotto italiano e sono disposti a spendere.

I punti vendita di arredamento sono, in tutta l'Albania, circa 200, un numero notevole viste le dimensioni del Paese, ma si tratta di piccolissime attività, spesso riservate al prodotto nazionale tradizionale. Una parte considerevole dei produttori di mobili e complementi edilizi lavora come terzista per aziende italiane e austriache.
Quanto alla consistenza del settore, solo nel 2011 è stata costituita l'associazione ufficiale delle aziende che lavorano il legno, Apla, che riunisce oggi circa 70 società, le più importanti delle circa 1.900 che operano in Albania. «Il 60% delle nostre aziende - dichiara Avenida Tase, direttore esecutivo dell' Apla - è costituito da piccole imprese. La produzione nazionale ha un valore di 180-200 milioni di euro e circa 50mila dipendenti, e l'export vale circa 100 milioni da anni in crescita. Importiamo soprattutto materie prime, ma ciò di cui abbiamo necessità assoluta è una formazione per creare tecnici e progettisti che possano adeguare la qualità della nostra produzione agli standard europei. E gli italiani possono insegnarci molto!».
I giovani e gli appartenenti alle classi medio-alte guardano le tv italiane e leggono riviste italiane, anche quelle di arredamento. «Stupisce però che ancora non esista un magazine della casa in lingua albanese - osserva Ana Pitaku - perché la famiglia dedica una notevole parte delle sue spese all'arredamento, e non solo quando si forma un nuovo nucleo. E perché i venditori e produttori del settore non hanno strumenti di marketing per farsi conoscere». Il quadro economico del Paese va completato con alcuni dati: la disoccupazione (ufficiale) è a quota 14% ma occorre considerare una parte consistente di lavoro nero; l'Albania ha un potenziale elettrico enorme (sotto il regime di Oxha esportava energia elettrica) e riserve petrolifere inesplorate; in pochi mesi Edi Rama ha messo sul mercato 21 aziende statali che entro il 2014 saranno vendute.

 

Quanto alla burocrazia, occorrono 2 settimane al massimo per aprire un'attività, 2 giorni se lo si fa on line.

 

La banda larga copre con efficienza il 90%. I prezzi degli immobili sono molto più bassi di quelli italiani e l'eccesso di offerta, con la crisi attuale, hanno reso ancora più convenienti gli acquisti. «Non esiste burocrazia, è vero, ma - come sottolinea Ana Pitaku - la mazzetta è diffusissima e occorre sempre contare su un partner locale di provata onestà per trattare le questioni difficili, spinose».

I ricchi porti del Montenegro
Il reddito pro capite del Montenegro (490 euro) è superiore a quello dell'Albania, del Kosovo e della Macedonia e questo grazie a un'economia concentrata sul turismo e la cantieristica di lusso, favorito da una costa spettacolare dove si trovano baie come quella di Kotar, considerata una delle più belle a livello mondiale. Le maggiori catene alberghiere come Marriott, Hilton, Four Season sono ormai presenti da tempo e altre sono in arrivo, come Kempinski e Aman Resort. Si stanno realizzando ville e hotel adatti a una clientela di ricchi e divi dello spettacolo, in cerca di silenzio, discrezione e servizi di livello altissimo. Colossali investimenti - come il cosiddetto porto di Montenegro - privilegiano questa "fetta" della costa adriatica tanto che l'indice Ide degli investimenti stranieri è il più alto dei Balcani e uno dei più alti d'Europa. L'attività immobiliare è in grande sviluppo, con realizzazioni di ville e resort di fascia elevata, arredati quasi esclusivamente con il made in Italy e con la crescita dell'attività cantieristica che sforna super yacht di lusso.

Macedonia e Kosovo: aspirazioni europee
Il Pil della Macedonia (2 milioni di abitanti) ha raggiunto nel 2013 gli 8,3 miliardi di euro, mentre il Kosovo ha un Pil di poco superiore, anch'esso con 2 milioni di abitanti. Si tratta di economie quasi del tutto dipendenti dalle importazioni ma che hanno, grazie a un'età media molto bassa, un dinamismo e una propensione al business, soprattutto quello dei "traffici" di diversa natura, che li rendono molto simili all'Albania, tanto da poter considerare i mercati di Albania, Kosovo, Montenegro e Macedonia un'unica area economica, che parla le stesse lingue e che intrattiene da sempre intensi rapporti e interscambi in forte crescita.
Pur con dati economici leggermente diversi si presentano con caratteristiche simili: tutti guardano all'Europa e all'Italia come esempi da seguire e da imitare. I giovani e le classi meno povere hanno tutte uno scopo in comune: uscire al più presto dalla recessione, spendere, crescere, comprare prodotti di moda, comportarsi come gli altri europei.

Tratto da Ambiente Cucina n. 222. Puoi sfogliare o scaricare il numero della rivista CLICCANDO QUI